Ma quale “originale”, mettiamo nella piazza di Rimini una copia di Cesare come si deve
9 Luglio 2023 / Giuliano Bonizzato
In merito alla annunciata prossima ‘liberazione’ dalla Caserma di Via Flaminia della statua di Giulio Cesare con riposizionamento ancora da stabilire, osservo che il termine ‘statua originale’ affibbiato al dono di Mussolini, non è corretto.
Quel bronzo, infatti, altro non è che una delle innumerevoli copie del Giulio Cesare in marmo di età Traianea che troneggia al centro di una sala dei Musei Capitolini, regalate dal Duce alle città ‘romane’. E che dunque troviamo innanzitutto a Roma in Via Dei Fori Imperiali e in Via Trieste, e poi a Torino (già Iulia AugustaTaurinorum) accanto alla Porta Palatina, ad Aosta (Augusta Pretoria) in via Conseil de Commis e a Rimini (Ariminum) nella Piazza dove, attraversato il Rubicone, Caio Giulio tenne la sua storica allocuzione ai legionari, prima di essere sepolta nel dopoguerra tra i residuati bellici per essere poi affidata ai bravi Artiglieri che casualmente l’avevano ritrovata, come scritto in un precedente articolo.
Ma non basta. Altra copia dall’originale capitolino è stata posta a guardia del Ponte Romano di Savignano sul Rubicone da Roberto Valducci, lo stesso munifico imprenditore che ci donò gli stupendi bronzi di Tiberio e di Ottaviano Augusto che, dopo vent’anni, stanno finalmente per rivedere la luce. Infine abbiamo in Piazza Tre Martiri, donata dal Rotary di Rimini, copia della copia custodita dagli Artiglieri.
E veniamo al futuro riposizionamento di quest’ultima. Sostituire il monumento pagato di tasca da cittadini Riminesi, col dono di Benito? Ma dài! Nel carosello di copie sparse a pioggia sul nostro territorio (ne ho elencate sette ma potrebbero essere di più) non si comprende davvero la bramosia (ideologica?) di sistemare in piazza quella mussoliniana manco fosse quella in marmo da cui è stata tratta.
D’accordo. Dal punto di vista estetico la copia dall’originale, anche se usurata e col bozzo sul cranio dovuto alla picconata di chi la scoprì, potrebbe (forse!) risultare più gradevole della copia della copia del Rotary invero alquanto scialba. Il fatto è che, rimasta sepolta per mezzo secolo (prima dove si sapeva e poi dove si sperava non fosse ritrovata) finirebbe ben presto stesa per il lungo.
Coraggio! Si mandi finalmente in pensione al Museo e al riparo dalle intemperie, il Cesare acciaccato dal peso degli anni, dalla terra paludosa del Marecchia e dagli sbattimenti subiti su carri e carrette durante i trasporti clandestini. E il Comune (orgogliosamente e a pieno titolo, visto che il famoso motto “iacta est alea” ce l’ha impresso addirittura sul Gonfalone) realizzi (n vista di Rimini capitale della cultura e approfittando dei contributi europei) una perfetta copia dall’originale in marmo.
Si ponga questo scintillante nuovissimo bronzo al centro della piazza. E si posizioni in quel di San Vito, visto il completato restauro dell’antico Ponte Romano, l’attuale copia della copia, così come espressamente richiesto dalla Associazione Aries.
Pronto? C’è qualcuno in linea?
Giuliano Bonizzato