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Mentre il Governo fa il gioco sporco sull'alluvione e fa il furbo sulle concessioni delle spiagge


Notte Rosa da rilanciare e non da cancellare


9 Luglio 2023 / Maurizio Melucci

Alluvione: la destra attacca la Regione Emilia-Romagna, il Pd deve fare opposizione dura

Dico subito che non mi piacciono i militari che si occupano di gestire attività civili. Il generale Figliuolo è sicuramente una persona brava e preparata. Ma sono anche convinto che si è fatta anche molta letteratura durante la pandemia sulla distribuzione dei vaccini. Il Generale ha potuto contare su una produzione straordinaria di sieri e in ogni caso i tempi di distribuzione sono stati più lunghi di quelli preventivati. Poi c’era Draghi che copriva tutto. Anche per questa ragione ritengo sbagliata la scelta del Governo di nominare il generale Figliuolo commissario per la ricostruzione. Era normalità nominare il presidente della Regione Stefano Bonaccini. Si è sempre fatto così, da anni, in presenza di gravi calamità naturali. Commissario veniva nominato il presidente della regione colpita o quello della più colpita. Questa volta no. Si sceglie una figura tecnica senza nessuna esperienza di rapporto con gli enti locali e senza che conosca il territorio. Non solo. Tutto lascia intendere che gli obiettivi del governo di destra siano altri. Infatti:

  • Figliuolo ha un mandato che scade fra 11 mesi. Perché?
  • I soldi stanziati, 2,5 miliardi, arrivano in tre anni e per tre regioni. Poche risorse finanziarie e una tempistica troppo lunga per dare ristori ai danni subiti da aziende e privati.
  • Esponenti del Governo che dichiarano che lo stato non è un bancomat (Musumeci) o chi ritiene che i sindaci del Pd non siano affidabili (Bignami).

Evidente che vi è una strategia in corso per indebolire il ruolo della Regione e poterla contendere alle elezioni del 2025. Si ha proprio l’impressione che a questo fine venga strumentalizzata una catastrofe come l’alluvione. Non è fantapolitica pensare che fra un anno Figliuolo possa essere sostituito dal viceministro Bignami. A quel punto anche i finanziamenti aumenterebbero magicamente e ed ecco trovato il candidato naturale per il centrodestra alle elezioni regionali. Fantapolitica? Non credo, purtroppo. Tuttavia è la prima volta che un governo usa una calamità naturale per fini partitici. Per questa ragione il PD e tutte le opposizioni devono abbandonare ogni atteggiamento istituzionale e iniziare una vera propria offensiva politica nei territori per contrastare questo pericolosissimo disegno della destra.

Stefano Bonaccini con il generale Francesco Paolo Figliuolo

La Notte Rosa compie 18 anni. Futuro o decadenza?

La Notte Rosa compie 18 anni. È diventata adulta. Mai una manifestazione ha resistito tanto sulla costa. Ricordo quando fu decisa nel lontano 2005 a novembre. La convention annuale organizzata da albergatori e Confcommercio per discutere insieme rappresentanti delle istituzioni e delle categorie economiche del futuro della riviera viene fatta a Santo Domingo. Ho partecipato come vicesindaco di Rimini. Quella fu l’occasione per discutere, decidere e far decollare due importanti eventi (l’altro fu Rimini Wellness). Nel dopo cena nell’albergo di Santo Domingo ci si ritrovava e si iniziava a discutere, in totale libertà, sul come trovare un’iniziativa, importante, che lanciasse la stagione turistica nella prima settimana di luglio.

Si trattava di inventare un’iniziativa che coinvolgesse tutto il territorio della costa romagnola e non solo la spiaggia. L’idea era quella di mutuare l’esperienza delle “Notti Bianche” nelle grandi città italiane ed europee. Proprio per questa ragione non si poteva chiamare “Notte Bianca”. A Santo Domingo si decise di chiamarla “Notte Rosa”. In sostanza, lo sdoganamento della notte, che “deve tornare a essere una risorsa vera, forte, una qualità da vivere in modo dolce”. Questo l’obiettivo che venne deciso, in una notte di Santo Domingo. L’organizzazione fu affidata alla provincia e all’assessore Andrea Gnassi, anche lui presente.

Negli anni si affermò come iniziativa di sistema, che andava oltre i confini di una provincia. Da Cattolica a Comacchio, coinvolgendo anche le realtà dell’entroterra.

Ora quella spinta si è attenuata, colpa anche la pandemia che ha fatto perdere il ritmo. Non vi è il pienone degli anni migliori. È diminuito in modo sensibile il coinvolgimento degli operatori nel brandizzare di rosa le loro attività. Nelle altre realtà costiere (fuori da Rimini) ci si limita all’indispensabile delle iniziative principali. Non ci sono più le decine e decine di eventi sparsi per tutta la costa.

Penso che a conclusione di questa edizione una riflessione vada fatta. Non sono per cancellarla, ma per rilanciarla, ritornando dove possibile alle origini superando la stanchezza di questa edizione.

Concessioni demaniali. Siamo al ridicolo

Nei giorni scorsi si è riunito a Roma il tavolo tecnico sulla riforma delle concessioni convocato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con i rappresentanti dei ministeri competenti e le categorie economiche. L’oggetto è la ricognizione di quante spiagge sono in concessione e quante sono libere. Il tutto per dimostrare (per alcune associazioni di bagnini) che il bene della spiaggia non è scarso e quindi non è necessario mettere a bando le concessioni esistenti.

In realtà il tavolo tecnico del ministero è solo una “furbata” per prendere tempo. Sono anni che si conoscono i dati sull’uso delle spiagge in Italia. Colpiscono le dichiarazioni dei rappresentanti dei bagnini che credono si possa costruire il percorso per stabilire la “non scarsità” della risorsa. Io non so in quale paese vivano questi signori. Sta di fatto che sulla costa Romagnola le spiagge sono tutte in concessione, a parte le pochissime (sotto lo standard regionale) spiagge libere. Ma il medesimo film va in onda in Veneto e nelle Marche, in Toscana come sul litorale laziale. Non capisco di cosa parlino questi operatori di spiaggia. Dopo la propagandata ed irrealizzabile uscita dalla Bolkestein ora ci provano con questa nuova teoria. Semplicemente ridicoli, anche se possono contare sulla sponda del governo.

Spiaggia con ombrelloni

Riccione. La Lega non vuole che il centrosinistra faccia ricorso al Consiglio di Stato

Il centrosinistra di Riccione fa ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar che ha cancellato le elezioni del 2022, provocando il commissariamento del Comune. Le argomentazioni portate dagli avvocati chiamati a redigere il ricorso mi sembrano solide e meritevoli di essere valutate dal Consiglio di Stato. Ma non voglio parlare di questo. Sono rimasto colpito dall’intervento di Elena Raffaelli, referente della Lega a Riccione. Scrive l’ex deputata della Lega: “Stanno infatti travisando (il centrosinistra NdR) i contenuti della sentenza del Tar e i verbali della Prefettura che certificano senza ombra di dubbio la mancata corrispondenza tra i verbali e le schede contate in ben 12 seggi dei 22 verificati. E questo è innegabile visto che lo certifica anche la loro memoria difensiva. Di conseguenza si prospetta il meccanismo della ‘scheda ballerina’ che per Angelini è così difficile da comprendere”.  Ed Elena Raffaelli prosegue arrivando alla conclusione che la sentenza del Tar è corretta e va rispettata. Ora, sinceramente è alquanto curioso che chi ha prodotto il ricorso al Tar ora critichi il centrosinistra che fa ricorso al Consiglio di Stato. Non risulta che Raffaelli abbia particolare esperienza giuridico-legali essendo laureata in scienze della mediazione linguistica e culturale. E come attività principale è l’essere titolare di due stabilimenti balneari a Rimini. La invito a stare serena ed attendere il pronunciamento della magistratura amministrativa. In effetti l’ex onorevole della Lega lascia trasparire troppo nervosismo riguardo l’iniziativa del centrosinistra.

Maurizio Melucci

Elena Raffaelli