Home___primopianoE’ morto il 60enne massacrato di botte per aver tentato di sedare una rissa a Rimini

Il senegalese era ricoverato a Cesena dal 23 luglio, ora per il connazionale che lo pestò l'accusa è di omicidio


E’ morto il 60enne massacrato di botte per aver tentato di sedare una rissa a Rimini


11 Agosto 2023 / Redazione

E’ morto oggi all’ospedale Bufalini di Cesena Ndyaie Babacar, ferocemente pestato per aver tentato di mettere pace in una rissa scaturita dal tentato furto di un cellulare. Era stato icoverato il 23 luglio scorso nel nosocomio cesenate con gravissime lesioni interne.

La zuffa era scoppiata  verso l’ora di pranzo fra un gruppo di senegalesi senza fissa dimora che stazionavano nel parco Murri. Secondo quanto ricostruito dalla Polizia di Stato nelle indagini coordnate dal PM Davide Ercolani, un africano di 35 anni stava riposando sotto uno degli alberi del parco cercando refrifgerio dall’arsura, quando si è reso conto che dal suo zaino mancavano il telefono e pochi euro.

Subito l’uomo si è scagliato contro un connazionale di 25 anni accusadolo del furto, spaccando due bottiglie di vetro contro un cassonetto dei rifiuti e usando i cocci come arma. Nella rissa che ne è seguita sono rimasti feriti in tre: il presunto ladro, un altro senegalese di 24 anni e il sessantenne che a quanto pare aveva tentato di fare da paciere.

E proprio l’uomo più anziano ha avuto la peggio. Mentre gli altri due nonostante i tagli e il sangue perduto, non corrono pericolo di vita, il sessantenne è stato colpito da violentissimi calci all’addome gli hanno provocato serissime lesioni interne. Quando sono giunti i sanitari del 118, lo hanno trovato rantolante mentre si nascondeva in un cespuglio presso il bagno 96. Per gli due, invece, ferite lacero contuse all’addome e alla coscia giudicate guaribili in 10 giorni.

Gli agenti della Squadra Mobile dopo aver sentito alcuni testimoni sono riusciti a individuare un giovane che rispondeva alle descrizioni dell’aggressore. Nel suo zaino hanno trovato una maglietta sporca di sangue, verde come quella indicata da chi aveva visto la zuffa.

Il 35enne era finito in carcere con l’accusa di lesioni personali aggravate, ma ora l’accusa è di omicidio. La Procura sta valutando se il reato si configuri come volontario o preterintenzionale. Il  senegalese è difeso dall’avvocato Massimiliano Orrù.