Home___aperturaE’ un insediamento dell’Età del Rame quello scoperto presso l’ospedale di Rimini

L'abitato risalirebbe a oltre 4mila anni fa ma lo scavo potrebbe riservare altre sorprese


E’ un insediamento dell’Età del Rame quello scoperto presso l’ospedale di Rimini


24 Agosto 2023 / Stefano Cicchetti

E’ un insediamento dell’Età del Rame quello scoperto presso l’ospedale Infermi di Rimini durante i sondaggi preventivi del cantiere che dovrà realizzare una Casa della Salute di Ausl Romagna. Mentre delle presunte palafitte finora non c’è prova. Tantissimi invece i piccoli oggetti che come tessere di un puzzle stanno permettendo di farsi un’idea su un ritrovamento senza dubbio di grande importanza. Un sito abitato ai margini della falesia antica, a brevissima distanza dal mare in un’area di lagune e acquitrini.

Filtrano le prime certezze su quello che appare un nucleo abitato importante, la cui datazione apparterebbe dunque ad almeno il terzo millennio a. C., più di 4mila anni fa. Ma lo scavo è appena agli inizi e potrebbe riservare altre sorprese. Quello che finora si può dire è che si tratterebbe del sito preistorico stabile più vicino all’attuale città di Rimini fra quelli fin qui individuati. Ma non l’unico: altri villaggi eneolitici e neolitici erano già stati scoperti a Miramare in località Casalecchio, S. Salvatore, S. Martino Monte l’Abate, S. Lorenzo in Correggiano e ancora a Riccione e Misano.

Poco prima di ferragosto a Cesena duranti i lavori per costruire un asilo comunale a ridosso della parrocchia dell’Osservanza, era spuntata la traccia di una capanna e due grandi circoli funerari, datati tra l’Età del Rame e del Bronzo antico, oltre a un edifico tardo antico o alto medievale. Inoltre, come si legge nella presentazione del  Museo Archeologico di Forlimpopoli “Tobia Aldini”, “il villaggio di Provezza nel Comune di Cesena conservava ancora le tracce delle capanne e delle arature dei campi, mentre nella necropoli di Celletta dei Passeri, a Forlì, parte dei corredi comprendevano asce e pugnali di rame. Il profondo pozzo ligneo della Panighina di Bertinoro, rinvenuto nel 1870, testimonia l’esistenza di forme di spiritualità legate al culto delle acque salutari. Numerosi siti, come a Forlì via Decio Raggi,  mostrano l’esistenza di importanti contatti sia con il mondo padano che con i territori dell’Italia centrale, evidente sia nelle caratteristiche ceramiche con la superficie decorata a linee incise e a squame, sia nella tipologia delle armi. A Forlimpopoli, rinvenimenti sporadici di età eneolitica sono stati identificati verso est, lungo la via Emilia, nella stazione Esso e presso l’ex Podere Rocchi. Asce a martello forate provengono dal Podere Fantini e dal Podere Corsini in località Casticciano, che ha restituito anche punte di freccia e un frammento di fondo di vaso di ceramica d’impasto. Nella medesima località, a Cà Bordi, è stata rinvenuta un’accetta di pietra verde attribuita da Tobia Aldini all’età del Rame. L’unico sito rilevato e indagato stratigraficamente relativo all’eneolitico, con buche di palo e probabili strutture accessorie, si trova, invece, in via Canalazzo”.

L’Eneolitico, o età del Rame, ha inizio intorno alla metà del IV millennio. Si definisce convenzionalmente così la fase in cui l’uomo inizia la lavorazione del metallo per la produzione di nuovi strumenti e di armi, imparara a coltivare, a usare la ruota e l’aratro a trazione animale. Anche in Romagna, culture e/o popolazioni che secoli prima avevano inziato il loro cammino in Anatolia, prendono a disboscare e colonizzare nuove terre. senza però rinunciare ad allevamento, caccia e raccolta, che restano fondamentali per la sopravvivenza delle comunità. Queste però da nomadi che erano diventano stanziali, dovendo occuparsi delle primitive coltivazioni.

Risale all’Età del Rame la costruzione di megaliti, come quelli di Carnac in Bretagna, Stonehenge in Inghilterra), in Svizzera e Bugaria; le statue stele e le stele antropomorfe nelle regioni mediterranea e alpina (Francia meridionale, Corsica, Sardegna, Lunigiana, Aosta e Sion in Svizzera, Arco in Trentino); lle incisioni rupestri nelle Alpi Retiche (Valtellina, Val Camonica, Alto Adige) e Marittime (Monte Bego). Apparteùiene a questa epoca anche la celeberrima “mummia del Similaun”, successivamente battezzata “Ötzi”, trovata nel 1991 al confine tra Italia e Austria: tra gli oggetti rinvenuti  ssieme al corpo, datato al 3.330 a.C., c’era anche un’ascia in rame. Significativa anche la produzione di selci e di ceramica, che solitamente aiutano a datare i ritrovamenti. Caratteristiche dell’eneolitico le ceramiche con la superficie decorata a linee incise e a squame, che in questa area è classificata dagli studiosi come “ceramica impressa adriatica”.

Nel riassumere quanto da lui scoperto fra 1978 e ’88, Oreste Delucca (“Insediamenti neolitici ed eneolitici di Miramare-Rimini”) annota: “Anche nel periodo eneolitico continua per la Romagna questa funzione di tramite fra Pianura Padana e realtà peninsulare. È infatti attraverso direttrici adriatiche che la ceramica a squame, la cui origine sembra ritrovabile negli ambienti peninsulari meridionali di Gaudo e Laterza (BAGOLINI, 1981), si diffonde verso Nord, ove ha la sua più consistente attestazione nel Gruppo di Spilamberto (MO) del quale caratterizza le ceramiche domestiche di facies sepolcrale e degli abitati. In cronologia non calibrata l’area padana viene raggiunta da questo particolare aspetto ceramico nell’ultimo quarto del III millennio a.C.: disponiamo infatti per Spilamberto della data radiocarbonica di 2245 ± 95 B.C.”

E ancora: “Nell’eneolitico la Romagna riafferma il suo ruolo di tramite tra area padana e realtà peninsulari. Questa fase crono-culturale è caratterizzata da facies con ceramiche a «squame», le cui origini sono da ricercare nell’estremo sud della Penisola. Negli ultimi secoli del millennio ceramiche a squame si affermano a sud del Po e caratterizzano il Gruppo di Spilamberto. Di questo momento culturale Miramare ha restituito una chiara documentazione, che conferma la vastità del fenomeno legato probabilmente non solo a processi di assimilazione culturale ma anche a fatti di colonizzazione ad opera di gruppi peninsulari”. Questa caratteristica ceramica era comparsa per la prima volta in Italia mille anni prima in Salento, dove era giunta dall’Asia minore, non sappiamo se attraverso migrazioni di popoli o graduale trasmissione a catena e apprendimento di quelli fra loro vicini.

Lo scavo nel cantiere della Casa della Salute di Rimini

I ritrovamenti di Delucca avevano anche consentito di capire di cosa si nutrivano quegli uomini. La caccia, soprattutto a cervi ma anche a camosci, aveva ancora grande importanza, affiancata all’allevamento di bovini e di suini; rare invece le tracce di ovini. E poi i prodoti dell’agricoltura, di cui erano i pionieri e che rese necessaria la produzione di contenitori in ceramica sempre più elaborati. Ora la scoperta nel cantiere della Casa della Salute presso le “casette” di via Ovidio permetterà forse di fare nuova luce su questa importantissima epoca in cui i nostri progenitori compirono passi decisivi per la civiltà.

Stefano Cicchetti

(In apertura: immagine della mostra “L’Età del Rame” a Brescia nel 2012)