Home___primopianoZanza sì, Zanza no, Zanza chi

E quale qualifica bisognerebbe dargli nella targa dell'intitolazione?


Zanza sì, Zanza no, Zanza chi


29 Agosto 2023 / Nando Piccari

Premetto che se qualcuno mi desse del perbenista, o peggio ancora del moralista, gli risponderei per le rime.
Dopodiché aggiungo di aver letto, a poca distanza di tempo l’uno dall’altro, i due articoli usciti domenica in riferimento all’eventuale intitolazione di una via a Zanza.

Uno è di Bonfiglio Mariotti, che sul Carlino ha espresso un convinto diniego; mentre Gibo Bonizzato, su questa testata, si è invece mostrato ampiamente possibilista.
Per una di quelle impreviste sorprese che ogni tanto capitano nella vita, devo dire che sono pienamente d’accordo con Mariotti, che pure dei due mi è il più distante culturalmente.

Come dicono a Napoli,“Ogne scarrafone è bell’a mamma soja”. Dunque comprensione e rispetto per l’uscita con cui la madre di Zanza ha chiesto quell’intitolazione al figlio, di cui continua inevitabilmente a soffrire la perdita.

Certo, la cosa fa discutere, anche se non si trova alcun riscontro dei “racconti giornalistici” sulla «Rimini che si divide», o sul «dibattito infuocato che si è scatenato sulla proposta di intitolare a Zanza una via o una rotonda».

Anche perché, diciamo la verità: se oggi partisse un sondaggio con la domanda “Vuoi tu intitolare una via o una rotonda a Zanza?” il risultato, numero più numero meno, darebbe un 10% di “sì”, un 30% di “no” e un 60% di “non so chi sia”.

L’argomento forte dei “zanziani” che invocano l’intitolazione sarebbe che «attraverso le sue conquiste femminili lui ha dato un contributo fondamentale al nostro turismo».

Non c’è bisogno di essere particolarmente “svegli” per capire che si tratta di una “baggianata” in libertà, poiché è vero esattamente il contrario. È stato cioè il turismo riminese a dare un contributo fondamentale alle sue conquiste femminili. Vuoi vedere che se Zanza fosse vissuto Busto Arzizio la sua collezione di “chiodi battuti” sarebbe risultata enormemente più scarsa?

Ma anche volendo a tutti i costi tributargli quel riconoscimento, subentrerebbe un imbarazzo di non poco conto.
Come si sa, per l’intitolazione a un personaggio di chiara fama, bastano e avanzano nome e cognome: Piazza Giuseppe Garibaldi, Teatro Giacomo Puccini, Biblioteca Alessandro Manzoni, e così via.

Quando si tratti invece di qualcuno non conosciuto da tutti, occorre che nella tabella indicatoria venga aggiunta la qualifica che gli è valsa l’intitolazione: Tizio-avvocato; Sempronio-amministratore pubblico; Caio-insegnante. Nel nostro caso, come si fa a scrivere “scopatore seriale”? Bisognerebbe perciò coniare un neologismo. Per esempio:

Stando al Treccani, passeremmo così dalla toponomastica alla… topanomastica.

Nando PIccari