HomeAmbienteGioconda Valmarecchia: “Eolico e fotovoltaico vadano nella aree industriali”

"La biodiversità vale quanto la transizione energetica"


Gioconda Valmarecchia: “Eolico e fotovoltaico vadano nella aree industriali”


5 Settembre 2023 / Redazione

Clima e biodiversità sono parti dello stesso problema e non possiamo considerarle separatamente, la mitigazione del clima non può andare a incidere sulla integrità biologica, la soluzione può essere solo in una visione integrata. Oggi purtroppo – scrive in una nota Gioconda Valmarecchia – le soluzioni proposte per la mitigazione del clima con progetti di nuovi impianti industriali in aree agricole e montane sta invece confliggendo con la tutela della biodiversità che è un altro fondamentale obiettivo per la salvezza del pianeta.

I ritardi nell’affrontare il passaggio ad una economia sostenibile non possono più essere liquidati con semplici slogan e parole quali l’economia circolare, la transizione energetica, lo sviluppo sostenibile, che si riducono a strategie di marketing, per nascondere i problemi ed anestetizzare l’opinione pubblica, senza una vera assunzione di responsabilità. In un momento  – prosegue la nota – in cui gli habitat naturali sono così preziosi non possiamo più permetterci di continuare ad invaderli, perseverando in un modello che le depaupera, ma occorre in primo luogo mettere al centro la riduzione dei consumi di beni e risorse ambientali. Solo a partire da una reale pianificazione si può progettare il futuro sostenibile.

Non sono i costi ad essere insostenibili – continua la nota di Gioconda Valmarecchia – nella transizione energetica, (anche perché quelli li abbiamo già pagati tutti noi sulle bollette con il risultato di aver devastato il Sud Italia con migliaia di pale eoliche ferme o scarsamente produttive) insostenibile è il voler utilizzare ancora una volta le risorse naturali, e continuare a sfruttare le aree fragili. La transizione deve investire le città e le industrie. Queste devono riutilizzare i loro ambienti già degradati, non è pensabile investire con una nuova cementificazione le aree naturali del paese continuando a consumare suolo, foreste e aree naturali che già servono a trasformare anidride carbonica in ossigeno, perché altrimenti i costi sarebbero troppo elevati.

Dietro a parole come transizione energetica, parchi eolici, sviluppo sostenibile, semplificazione amministrativa, si stanno giocando partite speculative senza precedenti, oppure se vogliamo come tutti gli altri precedenti. Non c’è nessuna transizione, ma sempre la vecchia solita storia di sfruttamento.

Prendiamo per esempio l’eolico in Toscana: si parla di raddoppiare la potenza eolica.

A fronte dei 138,5 MW già realizzati, altri 66 MW sono già stati autorizzati e quindi ne servirebbero solo ulteriori 70 MW, quindi perché in Toscana sono arrivati nuovi progetti per 426 MW di cui 236 solo nel comune di Badia Tedalda? https://it.wikipedia.org/wiki/Parchi_eolici_in_Toscana

Lo stesso discorso può essere fatto per molte altre Regioni in primo luogo per la Sardegna, investita da una raffica di oltre 200 progetti di mega Impianti per oltre 50 GW quando alla Regione ne servirebbe solo 1,5 GW di energia.

Su questo problema abnorme bisogna che i nostri amministratori siano netti, il Ministro dell’ Ambiente, i Presidenti di Regione e i loro Assessori all’Ambiente devono essere coerenti, affinché la nuova marea di pale eoliche non invada il nostro paese, ma si arrivi ad una pianificazione in linea con gli obiettivi di tutela a cui sono chiamati. Non possono continuare a concedere autorizzazioni per nuovi metanodotti e contemporaneamente ad Impianti industriali eolici e solari senza una valutazione a monte delle aree idonee e mai neppur lontanamente accennare alla necessità di una riduzione e razionalizzazione delle risorse e dei consumi. Oggi – conclude la nota di Gioconda Valmarecchia – consumiamo il 40% in più di 30 anni fa, calcolando che la popolazione è diminuita e le industrie pure, le nostre esigenze sono decisamente elefantiache, mentre il mondo brucia, noi buttiamo benzina sul fuoco”.

(Immagine di Silvia Ciucchi tratta dal reportage “Il paesaggio è volato via”)