Home___primopianoFlavio Marchetti da Misano: “Il fotografo de Fnìl che ha girato il mondo”.

Pubblicati "I diari della memoria" in 6 volumi


Flavio Marchetti da Misano: “Il fotografo de Fnìl che ha girato il mondo”.


11 Settembre 2023 / Paolo Zaghini

Flavio Marchetti
“I diari della memoria” (6 volumi)
Silver Books Edizioni

Flavio Marchetti, misanese, classe 1951, si occupa di fotografia dal 1972. Ha collaborato con agenzie e riviste italiane e straniere. Ha viaggiato in oltre settanta paesi del mondo, collaborando con i più noti tour operator italiani, europei e del medio ed estremo Oriente. Negli ultimi vent’anni alla fotografia sociale e pubblicitaria ha affiancato quella di ricerca creativa unendo alle tradizionali tecniche analogiche, altre modalità legate al trattamento dei materiali digitali. Ha pubblicato una ventina di libri di fotografie. I suoi lavori sono stati esposti e pubblicati in Italia, Europa, Stati Uniti e Medio Oriente.
Nel 1990 ha fondato la Silver Books Edizioni che si occupa prevalentemente di pubblicazioni d’arte contemporanea.

Nel 2008, per la sua casa editrice, ha editato i 3 volumi su “Misano Adriatico. Per non dimenticare com’eravamo (1900-1970)”: sua la ricerca fotografica, mentre i testi e didascalie sono di Claudio Baschetti. Nel 1° volume le cartoline, nel 2° volume le fotografie, nel 3° cartoline e foto sul turismo (1920-1970).

Nel 2011 mostra e catalogo “Alcuni di noi”, 100 immagini di personaggi riminesi, più o meno illustri. Il primo scatto è a Giorgio Conti, il 18 agosto del 2007. Il 18 agosto 2011 chiude il percorso dei cento Davide “Eron” Salvadei. Chi c’è e chi manca: la selezione operata da Marchetti suscitò un vivace dibattito a Rimini.

Ed ora questi sei volumi intitolati “I diari della memoria” usciti ad inizio anno, editi dalla Silver Books Edizioni. Sotto questo titolo unificante, in realtà sono ricompresi libri assai diversi tra loro: i primi due, con il sottotitolo “Gente di terra e di sudore”, Marchetti in dialetto romagnolo racconta personaggi, avvenimenti e luoghi misanesi. Scrive Fabio Bruschi nella Presentazione “Memorie de’ Fnìl” (“può apparire singolare che proprio la parte costiera, Misano mare, abbia in dialetto un nome che non rimanda al mare ma alla campagna: lo chiamavano ‘E’ Fnìl’, il fienile, e Marchetti lo chiama sempre così, la parola Misano in questi scritti non compare”): “A proposito della Romagna Tonino Guerra ebbe a dire che, nonostante la sua lunga costa, da Gabicce ai fiumi ravennati, la nostra non è una regione marinara ma piuttosto una campagna che si affaccia direttamente sul mare. In pochi luoghi questo è più vero che a Misano”. I protagonisti dei testi dialettali di Marchetti sono “ortolani di costa, poveri mezzadri che, tra miseria, prepotenze e malattie, cercano di nascondere all’occhio di un padrone odiato senza remore i pomodori per poterci pagare i debiti e tirare su i figli”.

Scrive Marchetti: “Essendo nato in una famiglia che in quegli anni [cinquanta] parlava solo il dialetto, non potevo raccontare quel periodo della mia infanzia in un’altra lingua che non fosse quella del dialetto romagnolo”.
Sulle sue rime dialettali Bruschi prosegue: “La sua è una voce singolare e inconsueta, lontanissima da smancerie simil-poetiche e nostalgie di un bel tempo passato e mai esistito: è una voce cruda, ruvida, a volte brutale e spietata o meglio eco e riflesso di una spietatezza che è nelle cose, nella cruda realtà di una vita dura, senza sconti, tra ‘miseria, guerra e padroni’”. Bruschi definisce Flavio Marchetti: “il fotografo de Fnìl che ha girato il mondo”.

Le sue donne sono donne libere, che amano il sesso e il prendere in giro i maschi. “Cal done un po’ scàlpistrede, un po’ bigòte / e un po’ pasiunele, l’è al mi done: / la mi nòna, la mi mà, la mi ẓia, / o al mi vicine. L’è al done ‘d chi cuntadèin. / Agli è purète e inzunzlide, / mo anche lore, per furtùna agli è vujose.” (Quelle donne un po’ scapestrate, un po’ bigotte / e un po’ passionali, sono le mie donne: / la mia nonna, la mia mamma, la mia zia, / o le mie vicine. Sono le donne dei contadini. / Sono povere e sporche, / ma anche loro, per fortuna, sono vogliose.).

“La mi cușeina sal gambe pr’aria la sfarfuglièva: / ‘A m’arcmànd [Mengo] nù bùta dreinta. Dai ancora … / dai ancora un’ènta bòta bona cùm si dèv … / Os-cia, nù smèt … fa prest … mo nù chèvle / bròt spurcacòn ch’ta n si èlt …’ / Pansè che un mès dòp la s’ è spusè sa Gisto” (Mia cugina a gambe all’aria mugugnava: / ‘Mi raccomando [Mario] al momento giusto tiralo indietro. Dagli ancora .. dai ancora un’altra botta buona come si deve … / Dai, non smettere … fai presto … no, non toglierlo, / brutto sporcaccione che non sei altro …’ / E pensare che un mese dopo si è sposata con Alessandro.).

Le sue poesie sono spesso dedicate ad un personaggio, indicato sol soprannome dialettale: Gig ad Boga, Rangiùl, Canapa e Psaròl, Luisòn, Lumagòt, Pitràc de’ Mont, Pepo ‘d Pantòsa, Ciciàch, Cudìn, Bigò d’ Marchitòn, Pinèl, Gvanèl dla Menga, la Pirulèina, Gerbòn.

Nella Premessa al secondo volume Marchetti scrive: “Parlare il proprio dialetto significava e significa essere in possesso di una grande eredità della nostra storia. Impossibile scriverlo in modo semplice e corretto, perché non esiste un solo dialetto, bensì ogni paese o città, ogni famiglia, ogni persona ha il suo modo di parlare e di pronunciare le parole nella differenza degli accenti e degli apostrofi. Ogni dialetto ha una sua grammatica e si può esprimere quasi tutto in questa lingua, dal carattere forte, per rinnovare un intenso elemento identitario”.

Il 3° e il 4° volume sono “Appunti di viaggio” del Marchetti viaggiatore per il mondo, scritti fra il 1971 e il 2015: “Esplorare nuove culture e popoli diversi con lo sguardo del viaggiatore aiuta ad ampliare gli orizzonti e quindi a mettere in discussione anche il proprio mondo osservandolo dal di fuori”.
Il 5° volume, “Un anno in Egitto”, è stato scritto durante un soggiorno di dodici mesi sulle rive del Mar Rosso, tra Hurghada e Marsa Alan, fra l’agosto del 2003 e il luglio del 2004.
Il 6° volume, “Tra il buio e il colore”, è una raccolta di poesie in italiano.

In questi sei libri Marchetti ha voluto privilegiare le parole, fossero esse in dialetto o in italiano, piuttosto che le sue amate fotografie. In queste tante pagine foto non ce ne sono.

“La vita è un viaggio. / Siamo passeggeri di un treno / chiamato vita, / e viviamo in un momento / chiamato adesso. / Il viaggio della vita è così bello / da non aver bisogno / di una destinazione. / La vita è ciò che facciamo di essa. / I viaggi sono i viaggiatori. / Ciò che vediamo / non è ciò che vediamo, / ma ciò che siamo”. La retrocopertina del 6° volume contiene questa splendida poesia del poeta/scrittore portoghese Fernando Pessoa (1888-1935). Mi piace immaginare che Marchetti l’abbia scelta come sintesi finale perfetta del suo viaggiare e scrivere.

Paolo Zaghini