Home___primopianoLa cattedrale di San Leo ha 850 anni, sabato la festa

Il monumento sorge su un sito sacro fin dalla preistoria e molto probabilmente il primo Duomo fu eretto molto prima dell'anno Mille


La cattedrale di San Leo ha 850 anni, sabato la festa


13 Settembre 2023 / Redazione

Sabato prossimo, 16 settembre, si celebra l’anniversario della Cattedrale intitolata a San Leone che compie ottocentocinquant’anni.

Lo racconta un’unica iscrizione incisa nella curva del pilastro destro sul transetto, fra due testine si legge “+ anni/ domini nostri/ ab incar/natione. MCLXXIII”.

E’ la cattedrale onoraria della Diocesi di Montefeltro, denominata dal 1977: “Diocesi di San Marino-Montefeltro”.

1173, la Cattedrale di San Leo
La Cattedrale di San Leo è sicuramente il monumento più bello ed importante dell’architettura medievale nel Montefeltro, nonché una delle opere pregevoli dello stile romanico italiano. Così le caratteristiche sue peculiari ne fanno un esempio quasi paradigmatico di quello stile: la muratura composta di conci regolari d’arenaria (di colore ocra all’esterno, grigiastra all’interno), come se la chiesa fosse scolpita/intagliata in un unico blocco di pietra. Quindi la scansione delle pareti in semicolonne intervallate da un cornicione ad archetti pensili.

La bifora con le colonnine annodate nella facciata del transetto, e le monofore rigorosamente strombate. Quindi la pianta a tre navate, transetto appena pronunciato e tre absidi semicircolari. Così composta che il tetto più alto descrive una grande croce. L’interno poi, con la scansione dei pilastri cruciformi, le colonne e i capitelli ‘romani’ di recupero, i capitelli a cubo smussato cosparsi di figure e simboli scolpiti. Le arcate a doppia ghiera, con gli archi rotondi nel presbiterio e spezzati nelle navate, le arcate possenti sotto le volte e così via … tutte caratteristiche presenti nel romanico europeo, forse con qualche accezione che un tempo si definiva ‘lombarda’, certamente con inedite soluzioni architettoniche di marca monastica forse cistercense.

Oggi la Cattedrale intitolata a San Leone compie ottocentocinquant’anni. Lo racconta un’unica iscrizione incisa nella curva del pilastro destro sul transetto. Fra due testine oggi illeggibili nei caratteri somatici: “+ anni/ domini nostri/ ab incar/natione. MCLXXIII” .

La cripta

Si potrà discutere se la pietra sia stata scolpita ed incisa ad un medesimo tempo, precedente la messa in opera, a metà altezza -quasi- del pilastro. Oppure se si sia atteso il momento preciso della conclusione dell’intera opera -la costruzione dell’edificio- e quindi incisa in sede salendo una scala. Fatto sta che la presenza della croce ad introduzione dovrebbe esser letta come un indice prettamente religioso e celebrativo dunque della consacrazione della chiesa. Riguardo poi le maestranze qui impiegate, e assai difficile stabilirne la provenienza, è però assai probabile fossero coordinate da esperti capimastri e muratori di origine lombarda, come in altri casi documentati nel territorio feretrano.

La facciata della cattedrale

La committenza invece fu forse locale e c’è chi la indirizza verso la famiglia Montefeltro, ma non abbiamo certezze documentarie che ci confortino in proposito. Se non altro perchè a quella data tale famiglia, che si dice derivata dai Carpegna, pare non avesse affatto già la sua individualità: le sue prime tracce non risalgono oltre la metà del tredicesimo secolo. Al contrario, dal 1154 i feudatari del luogo riconosciuti dall’imperatore Federico Barbarssa erano proprio i Conti di Carpegna e prima ancora gli stessi vescovi del Montefeltro, che forse già intorno al Mille vi avevano la loro cittadella fortificata chiamata “Il Vescovado”, precedente alla rocca eretta sulla sommità del monte, dove si ritiene che tutt’al più esistessero una o più torri d’avvistamento senza cerchia murata. Facevano parte della cittadella vescovile il palazzo del presule, la sede dei canonici, le foresterie, un ospedale, sacrestia e molto probabilmente un battistero.

Quanto al Duomo, sorge su di una protuberanza di arenaria adibito a culti sacri fn dalla preistoria. Poco a valle, presso l’attuale piazza Buscarini, gli scavi più recenti condotti da Ad’arte hanno individuato una muraglia appartenente probailmente a una forificazione che è stata datata all’Età del Bronzo. Le fonti antiche attribuiscono il Mons Feretri agli “Umbri”; per l’età romana si parla di un tempio dedicato a Giove Fereterio, senza spiegarne la singolarità: fosse così, sarebbe stato l’unico con questa dedicazione fuori di Roma, dove fu il primo tempio eretto dallo stesso Romolo: sul Campidoglio, dopo aver ucciso in duello Acrone re dei Ceninensiù nel 752-751 a.C.

La leggenda fa risalire al III secolo l’insediamento di Leone sul monte che viene detto anche “Feliciano”: lo scalpellino dalmata giunto dall’isola di Arbe (Rab) insieme a Marino sarebbe stato ordinato sacerdote e poi vescovo dopo aver scelto questo luogo per il suo romitaggio. Nel V secolo vi esiste un castron presidiato dalle truppe imperiali ravennati, dove vengono temporaneamente custodite le spoglie di San Severino nella loro traslatio dal Norico a Napoli. Il castron viene citato da Procopio di Cesarea nella sua storia delle guerre gotiche ancora con il nome grecizzato di Mons Feretron, senza far cenno a San Leo o ad una diocesi.

Sant’Igne

L’edificazione del primo duomo altomedievale si fa risalire al VII secolo, quando l’antica Mons Feretri divenne sede di diocesi. I resti della prima chiesa sono inglobati nell’attuale struttura; ne rimangono anche numerosi frammenti scultorei, quali i resti del ciborio di San Leone, capitelli con motivi fitomorfici e i leoni alati del protiro, che sostengono una colonna della navata. La fortezza naturale per due anni è l’estremo rifugio di Berengario d’Ivrea, “L’ultimo re d’Italia”, che nel 963 si deve arrendere all’imperatore Ottone I.

Secondo la tradizione, l’8 Maggio 1213 giunge a San Leo Francesco d’Assisi in occasione dell’investitura a Cavaliere di un Conte di Montefeltro alla quale era presente, fra gli altri, anche il Conte Orlando Cattani da Chiusi. Dopo aver pernottato presso Sant’Igne riscaldato da un fuoco miracoloso, durante i tornei dei festeggiamenti il Conte donò a Francesco il monte della Verna, dove avrebbe poi ricevuto le stimmate.