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Oggi in Arabia Saudita è stato riconosciuto il valore delle Aree carsiche e gessose emiliano romagnole di cui fanno parte i due siti in provincia di Rimini


Le grotte di Onferno e San Leo proclamate patrimonio mondiale Unesco


19 Settembre 2023 / Redazione

Oggi mercoledi 20 settembre  diventa una data storica per Gemmano e San Leo. E’ il giorno in cui 21 diplomatici di ogni parte del mondo si sono pronunciati a Riyad (capitale dell’Arabia Saudita) sul riconoscimento alle Grotte di Onferno di Patrimonio mondiale Unesco. Onferno fa parte del sistema delle Aree carsiche e gessose emiliano romagnole, candidate al prestigioso titolo, insieme ad altri siti della provincia di Rimini come alcune grotte presso San Leo.

Sono sette infatti i siti interessati nelle province di Reggio Emilia, Bologna, Rimini e Ravenna: Alta Valle Secchia, Bassa Collina Reggiana, Gessi di Zola Predosa, Gessi Bolognesi, Vena del Gesso Romagnola, Evaporiti di San Leo, Gessi della Romagna Orientale. Sono le “aree carsiche gessose”, un fenomeno, unico, di straordinario valore non solo geologico, ma anche biologico, archeologico, storico e culturale, ora  riconosciuto “Patrimonio mondiale ambientale dell’umanità Unesco”.

Dalla preistoria ai giorni nostri, testimonianza suggestiva dell’antica presenza del mare, là dove oggi si erge la catena appenninica. Luoghi già ora ampiamente riconosciuti e protetti anche dal punto di vista ambientale: un’area dall’estensione di 3.680 ettari (che diventano 8.348 considerando anche le fasce “tampone”) che è tutelata da leggi regionali, nazionali e internazionali. Ma dal cui riconoscimento come bene Patrimonio mondiale dell’Umanità potrà derivare un’ulteriore, importante opportunità di valorizzazione.

In particolare oltre il 96% del territorio “cuore” della proposta rientra nella Rete europea Natura 2000 e il 71% è incluso in cinque aree protette: il Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano, il Parco Regionale Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa, il Parco Regionale Vena del Gesso romagnola, il Paesaggio protetto Collina Reggiana e la Riserva Regionale di Onferno istituita nel 1991.

L’assessora Lori durante la seduta a Riyad

La decisione è stata presa dai 21 membri (Argentina, Belgio, Bulgaria, Egitto, Etiopia, Grecia, India, Italia, Giappone, Mali, Messico, Nigeria, Oman, Qatar, Federazione Russa, Ruanda, Saint Vincent e Grenadine, Arabia Saudita, Sudafrica, Thailandia, Zambia) del Comitato del Patrimonio Mondiale riuniti fino al 25 settembre a Riyadh, in Arabia Saudita. La delegazione italiana era composta da Barbara Lori, assessora alla Programmazione territoriale e parchi dell’Emilia-Romagna, da Massimiliano Costa, direttore Ente di gestione per i parchi e la biodiversità – Delta del Po, da Stefano Lugli, professore associato Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e da Fausto Giovanelli, direttore Parco Nazionale Appennino Tosco Emiliano, oltre ad alcuni tecnici.

Tutte le aree del sito sono accomunate dalla presenza di rocce che si sono formate in seguito all’evaporazione delle acque marine che ricoprivano queste zone e alla concomitante deposizione dei sali minerali, tra cui appunto il Gesso. L’iscrizione nella lista è stata proposta ai sensi del criterio (VIII) tra i 10 criteri definiti dalle linee guida operative Unesco secondo cui il bene deve: “Costituire una testimonianza straordinaria dei principali periodi dell’evoluzione della terra, comprese testimonianze di vita, di processi geologici in atto nello sviluppo delle caratteristiche fisiche della superficie terrestre o di caratteristiche geomorfiche o fisiografiche significative.” Il sito seriale include, infatti, al suo interno oltre il 90% delle rocce evaporitiche affioranti sul territorio della Regione Emilia-Romagna e ospita, grazie al particolare contesto geologico e climatico, una densità di forme carsiche superficiali, grotte, sorgenti saline, minerali, speleotemi e contenuti paleontologici che non ha eguali nel mondo. Per la loro accessibilità e vicinanza, in questi luoghi i fenomeni sono stati studiati fin dal XVI secolo e qui sono nate molte delle moderne teorie scientifiche sul carsismo evaporitico. Un insieme di straordinario valore, non solo geologico e geomorfologico, ma anche paleontologico, biologico, archeologico e per la storia dell’arte.

“Questo importante riconoscimento da parte dell’Unesco ci offre l’opportunità di valorizzare e proteggere questo patrimonio ambientale unico al mondo e, contemporaneamente, offrire ai territori una straordinaria leva di promozione culturale e socio-economica – esulta l’assessora alla Programmazione territoriale e parchi, Barbara Lori, presenta a Ryad– si conclude nel migliore dei modi un’esperienza emozionante per cui voglio ringraziare il Comitato Scientifico Regionale, i Comuni e il Ministero; insieme a loro, con il presidente Bonaccini e la Giunta, continueremo a lavorare affinché questo nuovo sito possa arricchire ulteriormente il territorio dell’Emilia-Romagna. Un grazie particolare all’ambasciatore italiano all’Unesco, Liborio Stellino, che ha guidato la nostra delegazione nel lavoro di condivisione con gli altri Paesi”.

L’iscrizione arriva dopo sette anni di impegno da parte della Regione, dei 19 Comuni, dei 4 Enti di gestione dei Parchi, delle Università di Modena e Reggio Emilia e di Bologna, della Soprintendenza, della Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna, con il coordinamento e la collaborazione del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Si tratta del sesto sito naturale italiano riconosciuto da Unesco e del secondo per l’Emilia-Romagna, dopo le Faggete vetuste delle Foreste Casentinesi. Ma complessivamente salgono a 16 i luoghi che in Emilia-Romagna– a vario titolo – possono fregiarsi a vario titolo della prestigiosa attribuzione.

Le caratteristiche del sito

Nei gessi dell’Emilia-Romagna si trovano la grotta epigenica più lunga al mondo (oltre 11 km), quella più profonda (265 metri), la più grande sorgente salata d’Europa e una varietà straordinaria di minerali e forme carsiche studiate già a partire dal 16^ secolo, che sono riferimenti internazionali per lo studio del carsismo nelle evaporiti.

Le rocce evaporitiche, con cui si aprono le grotte, testimoniano due momenti importanti della storia della Terra: la rottura del supercontinente Pangea (200 milioni di anni fa, in cui si formarono i Gessi Triassici) e la crisi di salinità messiniana, quando il Mediterraneo si trasformò in un enorme lago salato (6 milioni di anni fa, in cui si formarono i Gessi Messiniani). Le grotte visitabili di questo nuovo Patrimonio dell’Umanità sono quelle della Spipola (Gessi Bolognesi), la Tanaccia e la Re Tiberio (Vena del Gesso Romagnola) e Onferno.

Il dossier sulla candidatura UNESCO si trova nel sito web della Regione Emilia-Romagna:

https://mappegis.regione.emilia-romagna.it/gstatico/documenti/EKCNA/EKCNA-B_Nomination-Dossier_2022_web.pdf