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Sono gli scafisti a provocare l'immigrazione? Se si indica la luna, lo sciocco guarda il dito


Invasioni climatiche


22 Settembre 2023 / Oreste Delucca

Le “invasioni barbariche” del terzo, quarto e quinto secolo dopo Cristo, che hanno causato fra l’altro la caduta dell’Impero Romano, portarono i popoli dell’area continentale euro-asiatica ad invadere le regioni europee centro-meridionali.
Il gran parlare che se ne è fatto, però non ha messo nella dovuta evidenza come la causa fondamentale di questo fenomeno andasse ricercata nel peggioramento climatico verificatosi in quei secoli (la cosiddetta “piccola età glaciale”). Non a caso le invasioni si sono dirette costantemente da nord verso sud, cioè verso regioni più calde. Se estendiamo l’analisi storica ad altri casi di migrazioni significative, ci rendiamo conto che si sono sempre verificate nelle fasi di variazioni climatiche.

Appare dunque strano che le problematiche odierne legate alla “fuga” dai paesi africani verso quelli europei non vengano inquadrate in una visione politica di più ampio respiro. Il passato colonialismo ha prodotto un vero e proprio saccheggio di quei paesi. Le loro originarie economie agricole di sussistenza sono state sovvertite, sostituendole con monocolture funzionali ad un sistematico sfruttamento. Il riscaldamento climatico in atto (provocato da quelle stesse nazioni che finora li hanno sfruttati) li coglie indifesi e sta mettendoli in ginocchio. Quelle genti fuggono in direzione di aree più temperate, capaci di offrire qualche garanzia di sussistenza, anche a costo di rischi e sacrifici enormi. La variazione del clima (oggi tendente al caldo) è ancora una volta alla base della migrazione che sta crescendo e ancor più tenderà a crescere negli anni e nei decenni futuri, recando conseguenze assai gravi.

Una matura riflessione non rende inverosimile l’ipotesi che ci troviamo alla vigilia di una novella “invasione”, diretta questa volta verso settentrione; un movimento dalle dimensioni e dai caratteri davvero preoccupanti. Non più sparuti gruppi di infelici che attraversano il Mediterraneo coi loro miseri barchini, ma il rischio che interi eserciti di popoli vengano a riprendersi le risorse loro sottratte dalle politiche colonialiste: la “collera dei poveri”, dunque, stanchi d’essere sfruttati, decisi a recuperare il maltolto.

Occorre una visione politica adeguata e la capacità di produrre tempestivamente (siamo ancora in tempo?) azioni concrete, inevitabilmente assai onerose, destinate ad aggredire le cause vere, facendo in modo che l’invasione incombente sia la meno tragica possibile (anche per noi). Le semplici barriere giuridiche o materiali, tentate da alcune nazioni, potrebbero essere travolte in breve tempo e naufragare nel ridicolo.

A tale riguardo è patetico constatare come quella mezza calzetta di Giorgia Meloni abbia individuato la causa preminente dei problemi nella figura degli scafisti. Viene in mente il tizio che mostra la luna indicandola con il dito, mentre lo sciocco si ferma ad osservare il dito.

Oreste Delucca