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Il libro di Angelo Turchini «Per l’inventario dell’Archivio storico diocesano di Rimini "card. Giuseppe Garampi"»


La mappa per navigare nella storia di Rimini custodita nell’abbazia di Scolca


25 Settembre 2023 / Paolo Zaghini

Angelo Turchini
«Per l’inventario dell’Archivio storico diocesano di Rimini “card. Giuseppe Garampi”»
Il Ponte Vecchio

Che cos’è un archivio? I dizionari dicono che per archivio si deve intendere una raccolta organizzata e sistematica di informazioni fissate su un supporto (cartaceo, digitale o altro). In secondo luogo, per estensione, con il termine archivio si designa anche l’ente che ha il compito istituzionale di tutelare e valorizzare un insieme di documenti e i locali destinati alla loro conservazione.

Per un ricercatore avere accesso agli archivi è fondamentale. Tanto meglio se questi sono organizzati, hanno personale in grado di aiutarti, e tu possiedi le competenze per ricercare quello che ti serve.

Il mestiere dell’archivista è basato non solo su una formazione scientifica concernente la conoscenza dei fondi a lui affidati e della specifica legislazione in materia di beni archivistici, ma anche su una comprovata competenza nella gestione dell’archivio. Tra i suoi principali compiti vi sono quelli di: raccogliere i documenti, selezionare i documenti (non tutto quello che viene prodotto deve essere conservato a lungo termine; si deve fare una cernita), conservare i documenti (è la volontà primaria dell’archivista), rendere accessibili i fondi (vuol dire non soltanto aprire l’archivio ma anche creare degli inventari, degli strumenti di ricerca).

Angelo Turchini, classe 1948, già professore di Storia moderna all’Università Cattolica di Milano e di Archivistica all’Università di Bologna sino al 2020, autore di oltre 90 volumi, si è “fatto le ossa” sugli archivi ecclesiastici riminesi. Nei primi anni ’70 ha provveduto alla concentrazione di questi archivi presso il Seminario diocesano: nel giugno 1971 questo è stato inaugurato e nel maggio 1972 ha presentato il primo catalogo degli archivi ecclesiastici riminesi. E’ stato il direttore di questo archivio (e della Biblioteca diocesana) fino alle sue dimissioni nel 1977. Ha poi contribuito alla fondazione dell’Istituto di scienze religiose “Marvelli”, dove ha insegnato per oltre un decennio sino ad inizio 2000. In tale ambito ha scritto per gli allievi, in forma di dispensa uscite fra il 1989 e il 1993, “Invito alla storia della Chiesa che vive in Rimini”, usando tanti documenti dell’Archivio.

Ha inoltre approfondito i temi dell’organizzazione degli archivi ecclesiastici in due volumi: il primo “Archivistica ecclesiastica. Introduzione allo studio” edito da Civita editoriale nel 2006; il secondo “Archivi della Chiesa e archivistica” edito da La scuola nel 2011.

Il Vescovo Francesco Lambiasi nella Prefazione a questo voluminoso volume (ca. 400 pagine in grande formato) scrive: “Strumento utile. E prezioso. Molto prezioso” e prosegue immaginando “la fatica che deve essere costata all’illustre storico la diligente stesura di un’opera tanto impegnativa e imponente”. “L’intento di un’opera del genere è quella di tracciare dei sentieri di ricerca, al fine di permettere una esplorazione del passato che approdi a una visione documentata e accuratamente verificata”. “Lo immagino come uno scrigno che contenga e segnali quelle ‘perle’ di notevole pregio che l’Archivio contiene e gelosamente conserva”.

Gli archivi ecclesiastici presenti sul suolo italiano sono gestiti contemporaneamente dalla Santa Sede che dallo Stato Italiano come stabilito dagli “Accordo di Villa Madama” del 1984, cui seguirono altre modifiche fino a giungere all’intesa del 18 aprile 2000 tra il cardinale Camillo Ruini, allora presidente della C.E.I., e la ministra Giovanna Melandri (con cui si decisero le modalità di consultazione del materiale archivistico e il luogo della conservazione del medesimo). Con l’entrata in vigore del Codice dei beni culturali nel 2004, gli archivi ecclesiastici figurano nella tipologia dei beni privati e sono sottoposti al controllo sia della Diocesi di riferimento, che della Soprintendenza archivistica e bibliografica competente.

Fu grazie al Vescovo Emilio Biancheri e al rettore del Seminario don Aldo Amati che nel gennaio 1970 prese l’avvio la costituzione dell’Archivio diocesano presso i locali del Seminario, ai piedi del colle di Covignano. Nel 2007 l’intero complesso documentario venne trasferito nella nuova sede nell’antica abbazia olivetana di Santa Maria di Scolca, in cima al colle di Covignano.

L’Abbazia di Santa Maria Annunziata Nuova di Scolca, parrocchia di San Fortunato

Il catalogo redatto da Turchini ricomprende l’elenco dei documenti contenuti nell’archivio del Capitolo della Cattedrale di Rimini, nell’archivio della Fabbriceria e della Parrocchia Cattedrale, nell’archivio Vescovile, nell’archivio del Seminario, negli archivi parrocchiali depositati, istituzionali e personali. Registra purtroppo anche i numerosi danni provocati dalla guerra e, ancor prima, di quelli dell’età napoleonica.

Fra i documenti conservati nell’archivio Vescovile “l’attenzione degli studiosi nel tempo si è rivolta soprattutto ad alcune serie, come quella delle visite pastorali, che costituiscono una fonte preziosissima, da cui è possibile ricavare un’infinità di notizie e di problemi, è possibile ricostruire momento per momento, quasi tutta la storia religiosa, economica, sociale, popolare della diocesi riminese fra ‘500 e ‘700”.

L’origine dell’archivio del Seminario coincide con quella del Seminario stesso, che fu fondato dal Vescovo Giulio Parisani nel 1568 in ottemperanza ai decreti del concilio di Trento.

Turchini elenca gli storici riminesi che nel corso dei secoli hanno usufruito per i loro studi di queste carte: nel ‘600 Clementini e Villani; nel ‘700 Garampi e Battaglini; nell’800 Nardi e Tonini; nel ‘900 Campana, Curradi, Delucca, Matteini, Pasini, Vasina; negli anni duemila i numerosi autori dei quattro volumi della “Storia della Chiesa Riminese” (per i tipi di Pazzini e Guaraldi). La bibliografia finale del volume è molto ricca ed interessante.

Come afferma Turchini questa opera “per la memoria religiosa e civile della realtà della diocesi riminese, del suo territorio e delle sue istituzioni, è un servizio utile sia per quanto riguarda la natura e la storia dei materiali, sia per aiutare consultatori e ricercatori, per i quali si mette a disposizione uno strumento di consultazione prezioso per l’esplorazione della vita comunitaria del passato”.
Un libro per gli addetti ai lavori, ma che ringraziano Turchini per il prezioso repertorio messo a loro disposizione.

Paolo Zaghini