HomeSaluteAlla sezione di Rimini il Premio Mario Boni della Federazione Italiana Medici di Famiglia

Attribuito a medici che si sono particolarmente distinti per merito, coraggio, abnegazione e sacrificio


Alla sezione di Rimini il Premio Mario Boni della Federazione Italiana Medici di Famiglia


3 Ottobre 2023 / Redazione

La prima giornata del Congresso Nazionale FIMMG in corso a Villasimius è segnata da un appuntamento ormai consueto, la consegna del Premio Mario Boni, dedicato al medico simbolo della Fimmg scomparso prematuramente nel 1995.

Il premio, attribuito a medici che si sono particolarmente distinti per merito, coraggio, abnegazione e sacrificio nello svolgere la propria attività, è stato consegnato quest’anno alla Sezione Provinciale di Rimini composta da un’alta percentuale di giovani e donne.

Infatti su 15 componenti del consiglio direttivo, ben 10 hanno un’età pari o inferiore a 50 anni e 10 sono donne.

Nel consegnare il premio, il Segretario Scotti ha ricordato il ruolo fondamentale che possono giocare i colleghi uomini nel processo di solidarietà e uguaglianza tra generi.

Il Segretario Provinciale FIMMG di Rimini Dott.ssa Giulia Grossi ha ritirato il premio in rappresentanza della sezione, esprimendo gratitudine sia per sé che per tutto il consiglio direttivo. Ha sottolineato che questo riconoscimento costituisce un auspicio per il futuro, in cui si spera di vedere sempre più donne attive non solo nella pratica medica, ma anche nei ruoli di rappresentanza e leadership

“Come Segretario Provinciale FIMMG di Rimini – ha detto – ho ritirato il premio ringraziando a nome mio e di tutto il consiglio direttivo ricordando che questo riconoscimento per noi rappresenta un auspicio per il futuro, sempre più costituito da colleghe attive non solo nella professione ma anche nella rappresentanza. Infatti le donne medico in età lavorativa nel 2023, secondo i dati FNOMCeO, hanno superato la quota maschile anche se ancora sono in minor parte rappresentative nei ruoli apicali. Ho riflettuto nel discorso di accompagnamento al premio rispetto al futuro prossimo nel quale è fondamentale che la nostra professione venga rivista con un’ottica che più che di parità di genere forse dovrebbe essere definita di equità di genere. L’equità di genere, rispetto alla parità mi fa pensare ad una professione ridisegnata per accogliere femminile e maschile valorizzando le differenze, nei ritmi lavorativi, nelle esigenze di conciliare il lavoro con la vita privata, una professione che pensa più al concetto di genitorialità piuttosto che solo a quello femminile di maternità, una professione nella quale diventerà ordinario anche per il genere femminile dedicarsi all’impegno sindacale, ordinistico e nelle società scientifiche”.