Home___primopianoFine del contenzioso tra Comune di Rimini e la società Rema: durava dal 1948

Riguardava la titolarità di alcune aree sul lungomare nella zona di Marina Centro


Fine del contenzioso tra Comune di Rimini e la società Rema: durava dal 1948


12 Ottobre 2023 / Redazione

La Giunta comunale nell’ultima seduta ha deliberato la definizione in via definitiva e risolutiva del contenzioso pendente presso la Corte di Cassazione e Consiglio di Stato tra il Comune di Rimini e la società Rema (Ricostruzione Edilizia Marina Adriatica srl), riguardante la titolarità di alcune aree poste in fregio al lungomare nella zona di Marina Centro.

Con l’accordo tra le parti di rinuncia reciproca al contenzioso va dunque a chiudersi una vicenda che ha le sue radici nel 1948, anno in cui quelle aree furono trasferite alla società REMA e oggetto di una prima controversia già nel 1951. Una vicenda tornata poi al centro di contenzioso nel 2003 fino all’attuale definizione della vertenza.

Alla fine le edificazioni della R.E.M.A. con l’Impresa di Costruzione Guffanti & C. di Milano si ridussero all’edificio porticato sul lungomare (nell’immagine in apertura) detto “Reseda” all’angolo con la via Sceicco Bianco, che comprende appartamenti e numerosi esercizi commerciali. Doveva essdere molto più ampio e comprendere anche un hotel di lusso, ma nel 1948 il piano fu accantonato. Oggetto del contenzioso  restò la titolarità del Comune di Rimini sulle aree verdi tra Piazzale Fellini e Piazzale Kennedy, che sono inserite nel programma di valorizzazione del Parco del Mare (tratto 1).

La vicenda fu legata al piano di ricostruzione promosso dalla Cassa di Risparmio di Rimini nel febbraio del 1947, a firma degli architetti Vaccaro-Bega. Giuseppe Vaccaro (1896-1970), docente universitario, realizzò fra l’altro la celebre colonia AGIP di Cesenatico (1938); Melchiorre Bega (1898-1976), condirettore della rivista Domus sino al 1944, progettò anche gli interni del “Diana”, panfilo personale di Mussolini. Del loro piano urbanistico, che era stato adottato dalla giunta comunale di allora, faceva parte anche la distruzione del Kursaal, checchè voci di propaganda fuori dal tempo e fuori dalla verità continuino ad attribuire quella demolizione ai “comunisti” che avrebbero voluto cancellare un “simbolo della borghesia” e allo stesso tempo dar lavoro a tanti disoccupati per via clientelare.