Home___primopianoLuciano Lugli, il pugile più amato dai riminesi

La carriera del boxeur di Bellariva, un campione schivo e generoso


Luciano Lugli, il pugile più amato dai riminesi


23 Ottobre 2023 / Enzo Pirroni

Sempre di più m’accorgo che la memoria è impotente a riconquistare entusiasmi passati, a ricreare le forti, stordenti emozioni che le riunioni pugilistiche degli anni sessanta mi sapevano donare.

L’implacabile durezza di certi combattimenti, i volti segnati dei vecchi boxeurs, il pittoresco, infiammato linguaggio degli aficionados, la voce di Sergio Gaddi che, attraverso il microfono sapeva creare un transfert con l’imponderabilità della mitologia, le atmosfere fumose, la tautologia dell’oggettistica, il cerimoniale rigido ed ingenuo, li leggo esclusivamente come elementi familiari della mia giovinezza, per rivivere la felicità dei quali, nessuna medicina, purtroppo, si rivela efficace.

Della numerosissima stirpe di pugili che Rimini ha prodotto, partendo da Edelweiss Rodriguez per arrivare ai fratelli Stecca, Luciano Lugli, è stato certamente il campione più schivo, il più restio a concedersi, il più abile nel dileguarsi, il più attento ad innalzare argini a protezione del proprio spazio esistenziale. Pur di salvaguardare la naturale riservatezza, a Luciano Lugli, non importava di venire considerato, scostante, orso, selvatico.

Valeva per questo ex atleta il motto che Leonardo da Vinci s’era creato a proprio uso e consumo: “Salvatico è quel che si salva“. Il luogo comune, duro a morire, che vuole il vecchio pugilista ilare, sprovveduto, garrulo, viene con Luciano Lugli completamente contraddetto. Il riserbo silenzioso di Luciano nell’orgia di retorica e di violenza verbale che ci avvolge, forniva una solida lezione circa la precaria condizione dell’uomo contemporaneo: “Sentire con triste meraviglia/ Com’è tutta la vita e il suo travaglio/ In questo seguitare una muraglia/ Che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia“.

Era difficile, pertanto, convincere l’ex boxeur di Bellariva, ad aprire la cassaforte dei ricordi, toglierlo dalla riservatezza, dissipare la nube di saturnina malinconia che lo pervadeva, persuaderlo ad inoltrarsi nella sfavillante atmosfera del tempo in cui tutta Rimini sportiva lo applaudiva, seguiva ansiosa la di lui carriera rischiando di strangolarlo nell’abbraccio ingenuo, sincero ed entusiasta.

6 Gennaio 1967: Duran-Lugli. Testimonianza reale di cosa fosse la boxe italiana!

Per Luciano Lugli, nato a Rimini il 15 Aprile 1938, valeva la stessa vicenda, la stessa trafila intrapresa da tanti giovani della sua generazione. Lasciamo perdere tutto quello che da sempre si dice e che ormai fa parte della iconografia di questo sport. Nel caso specifico: miseria, fame, voglia di riscatto sociale, emarginazione non c’entrano per nulla. I tempi della prima adolescenza del nostro uomo erano quelli in cui Ray Sugar Robinson, Floyd Patterson, Archie Moore, Giancarlo Garbelli, Duilio Loi, con le loro gesta sportive, abbagliavano gli aficionados del pugilato e, nello stesso tempo, infiammavano le fantasie ed i cuori di qualsiasi giovane che fosse in buona salute, che possedesse coraggio e che avesse il gusto del combattimento.

Che lo si voglia o no, la boxe, in quegli anni ha rappresentato un fenomeno sociale di eccezionale portata. Nessun altro sport è riuscito a mobilitare gli animi in pari misura. Si potrebbe, volendo, risalire alla preistoria, e ricordare che il 2 Luglio 1921, in occasione del celebre incontro tra Jack Dempsey e Georges Carpentier, negli States, nell’area recintata di “Boyle’s 30 Acres” di Jersey City, dove il combattimento ebbe luogo, si riversò una folla al di là di ogni previsione: 80.183 furono i paganti, che apportarono alle casse di Tex Richard, il re dei re degli impresari, 1.789.238 dollari, una autentica montagna d’oro nell’epoca. Ma anche il combattimento tra Tiberio Mitri e Charles Humez, valevole per il titolo europeo dei pesi medi, svoltosi al Palazzo dello Sport di Milano il 13 Novembre 1954, o quello tra Garbelli e Scortichini nel 1958, o il match che vedeva Loi opposto a Marconi, nell’Aprile del 1959, al Vigorelli di Milano, per il titolo europeo, fecero registrare il tutto esaurito e gli spettatori non ebbero a rimpiangere i soldi spesi per i biglietti.

Alla fine degli anni cinquanta, quando le riunioni pugilistiche pullulavano, quando il miglior pugile del Testaccio affrontava il campioncino di Trastevere, Rimini aveva una palestra ricca di atleti: Morri, Rossi, Tosi, Filippini, Tentoni, Lucchi, Ghelfi, Pivi, Neri, Lugli si affidavano alla scienza trasmessa da quegli inarrivabile maestri che furono Aroldo Montanari, Angelo Angelini e Guido Fabbri, il caloroso incitamento della cittadinanza appassionata seguiva ovunque codesti giovani boxeurs che interpretavano la noble art con puro spirito dilettantistico.

Nel 1956, Luciano Lugli aveva allora diciotto anni, prese parte ai Campionati Emiliani Novizi. La Romagna pugilistica assisteva agli ultimi bagliori di Widmer Milandri, alle geniali esibizioni di Bruno Ravaglia, ed alle prove, sempre dignitose, offerte dall’imolese Vincenzo Dall’Osso.

Ripercorrendo la carriera dilettantistica di Luciano Lugli che è stata oltremodo lusinghiera, ci imbattiamo in prestigiosi successi come quello ottenuto sul campione marchigiano Princic, sul forte Ferrari, su Carbonari ma ovunque, combattendo con la “canottiera” il peso medio riminese si fece onore arrivando, tra l’altro, a cingere la corona di Campione Militare Italiano per due anni consecutivi. Nel 1962, l’anno che vide Enrico Mattei, presidente dell ENI, precipitare con il proprio aereo, l’anno in cui Marilyn Monroe fu trovata morta nella sua abitazione di Hollywood, avvenne il suo passaggio al professionismo. Il 1962 lo vide salire tra le dodici corde per ben undici volte. Undici matches vittoriosi, otto dei quali vinti prima del limite. Ricordiamo i nomi dei pugili sconfitti Odelli, Benini, Mattei, Serenus, Valentin, Breullier, Bartaloni, Burchi, Della Corte, Gagligliardi, Sala. Poi, il 25 gennaio del 1963, a Bologna, Luciano Lugli si trovò di fronte al romano Marcello Verziera.

Era costui un fortissimo, implacabile colpitore che alternava alla pratica del ring le apparizioni cinematografiche, quale generico a Cinecittà. Vinse il romano per k.o al primo round. Luciano Lugli seppe riprendersi. Dopo l’infortunio occorsogli nel capoluogo emiliano, inanellò una serie di dodici vittorie: sconfisse per ben due volte consecutive Fiordelmondo, vinse per k.o.t. con il francese Pigeon, battè, sempre prima del limite, Mousri e Rumori. A queste vittorie fecero seguito quelle su Boselli, Desforneaux, Canu, Emanuello, Belkacem (a Rimini il 2-5-64, per k.o) ed a Pesaro con Ruelet. L’11 luglio 1964, Luciano Lugli si misurò, sul ring di casa, con il tedesco Niederau.

Fu un incontro sfortunato e la vittoria andò al tedesco. Inutili e spiacevoli gli strascichi polemici che seguirono. Ma si sa. Rimini è una città di provincia per cui è facile cadere in sospetti infondati, cogliere il sentore di solerti, sfuggenti cospiratori che braccheggiano e manipolano uomini e risultati. Il 14 Agosto dello stesso anno, ad appena un mese di distanza, Luciano ritornò sotto le luci del “magico quadrato” e sconfisse ai punti Wieczorek. Altre due vittorie chiusero l’anno. Gli sconfitti furono Daupmann e Borzoskwky. Il 6 Gennaio 1965, a Rimini alla Sala Mostre, nella stessa riunione che vedeva impegnato Efrem Donati nella sfida con Piero Brandi, titolo italiano in palio, riunione in cui Ezio Raggini faceva il suo debutto tra i professionisti, sconfiggendo, dopo un duro combattimento il forte Munzone, in cui Edo Petrucci disputò il più bel match della sua vita vincendo ai punti con il classico Ziino, in cui Alpi si impose sul coriaceo Romano, Luciano Lugli, contrapposto al roccioso Leullier, fu costretto ad abbandonare al quinto tempo. Il pugile riminese si prese la rivincita, in un secondo incontro, che si disputò sempre a Rimini nel mese di marzo.

Ci fu poi la vittoria su Da Silva il 7-7-1965 che servì da preludio al match per il titolo italiano che lo vide oppposto al detentore Santini. Lugli, nella Arena Lungomare, il 16 Settembre 1965, tra gli incitamenti del suo pubblico, dimostrò coraggio, carattere, e grande cuore. Al termine delle infuocate dodici riprese, l’arbitro Sambucari, alzò il braccio di Santini. Sicuramente fu un’ingiustizia sportiva. Quella sera Luciano Lugli non aveva certamente perso. Il pugilato, sport giansenista, fondato sulla dimostrazione di una supremazia, non possiede purtroppo parametri docimologici assoluti, e la sconfitta immeritata, nulla tolse alla popolarità giustamente goduta dal nostro atleta il quale, continuò a salire sul ring battendosi vittoriosamente il 27-11-1965 con Costance e con Truppi nel Santo Stefano pugilistico dello stesso anno, riproponendosi come sfidante al titolo italiano. L’occasione per impossessarsi della corona tricolore gli si presentò il 6 Gennaio 1967.

L’avversario era Juan Carlos Duran, un argentino di solida classe, tecnico e scaltro che da poco tempo aveva ottenuto la nazionalità italiana. Un pugile che, nella sua carriera di zingaro del ring, aveva incrociato i guantoni con tutti i migliori pesi medi del mondo tra cui Garbelli, Teddy Wright, Griffith, Benvenuti, Di Benedetto, Jupp Elze. L’ex argentino, nelle vene del quale, scorreva una buona dose di sangue indio, riuscì fin dal quinto round a mettere in seria difficoltà il riminese. Alla nona ripresa l’arbitro, interruppe il combattimento e decretò la sconfitta di Luciano Lugli. Ancora una volta il sogno non si era avverato.

Juan Carlos Duran

Malinconicamente, il generoso combattente, l’eroe di tante battaglie uscì dalle dodici corde. La delusione ardeva annegrendo la naturale malinconia del suo animo. Secondo Sergio Gaddi, il più tecnico ed esperto conoscitore di pugilato che io conosca, Luciano Lugli fu un buon boxeur, dotato di notevole tecnica, di straordinario tempismo, ed in possesso di un pugno che, allorché arrivava a segno, faceva veramente male.

Sergio Gaddi vuole anche sottolinere un aspetto caratteriale del forte atleta di Bellariva: “Luciano – dice – è sempre stato un generoso. Un ragazzo buono e disponibile il quale non provò invidia nei confronti dei colleghi. Senza dubbio è stato il boxeur, insieme a Pierangelo Pira, che gli sportivi riminesi hanno amato di più“. Gli sono stato amico.

Enzo Pirroni

(nell’immagile in apertura: 28 novembre 1964. Luciano Lugli batte Horst Borzokowsky)