“A Rimini si sta bene quindi fa gola a criminalità”: tra le prime province per interdittive antimafia
15 Novembre 2023 / Stefano Cicchetti
Sviluppare sensibilità nei confronti dei tema della legalità e della sicurezza urbana a partire dai giovani. È l’obiettivo che si pone l’Osservatorio sulla criminalità organizzata della provincia di Rimini, coordinato dal Comune di Bellaria-Igea Marina, che oggi presenta, in Università a Rimini nell’ambito del festival Anticorpi, il quarto volume pubblicato.
Dopo quelli sulla percezione della criminalità organizzata sul territorio, su sicurezza e legalità, sull’altra faccia del benessere, ecco il focus sulla cooperazione interistituzionale che si concretizza nella sottoscrizione di protocolli.
“In 10 anni, con quattro prefetti, tanti comandanti delle Forze di polizia, sindaci e questori, abbiamo costruito una comunità che sa dialogare e con i protocolli è possibile fare rete”, mette in luce il sindaco di Bellaria-Igea Marina Filippo Giorgetti. Ribadendo la necessità di “diffondere gli anticorpi della cultura della legalità per prevenire le infiltrazioni di criminalità organizzata e per azioni su larga scala in tema di sicurezza urbana da parte degli Enti locali”.
Dello stesso avviso l’assessore alla Legalità del Comune di Rimini Francesco Bragagni: “Lo sviluppo della cultura della legalità è importante per le nuove generazioni”. Perché “non è vero che sono tese al disimpegno, c’è un interesse vivace” e lo conferma il crescente coinvolgimento per una ricorrenza come quella del 23 maggio della strage di Capaci, che fino a qualche anno fa “non era avvertita come in Sicilia”. La cooperazione tra istituzioni, aggiunge la sindaca di Riccione Daniela Angelini, è “fondamentale per affrontare il tema della legalità. Se 10 anni ci fosse stata maggiore coscienza saremmo un passo più avanti”, comunque “ora la consapevolezza è maturata”.
Per la collega di Cattolica Franca Foronchi serve “una forte consapevolezza, c’è qualità della vita dove ci sono sicurezza e attenzione”. Purtroppo sul territorio, segnala la vice segretario generale vicario della Camera di commercio della Romagna, Maria Giovanna Briganti, la dispersione scolastica è “importante e i ragazzi che si perdono sono cibo per la criminalità”. L’Ente è impegnato a “insegnare loro a fare squadra”, così come è vicino alle aziende. Sul fronte dati, sottolinea, “il registro dei titolari effettivi ha buone potenzialità ma si poteva fare meglio”, a livello provinciale coinvolge 2.500 soggetti, e la “sfida è che non resti un adempimento amministrativo”.
Della partita è ovviamente l’Università perché è “importante” trasmettere ai giovani “un nuovo modello per affrontare la società”, osserva Anna Cicchetti del dipartimento Scienze giuridiche dell’Alma Mater.
La provincia di Rimini è “tra le prime per interdittive antimafia e ricorsi vinti al Tar”, in particolare per via del suo distretto turistico appetibile da parte della criminalità organizzata per “riciclaggio e reinvestimento di capitali illeciti”. Il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, Alessandro Coscarelli (nell’immagine in apertura), è tra i protagonisti del volume “La cooperazione interistituzionale in materia di sicurezza e legalità” dell’Osservatorio provinciale sulla criminalità organizzata presentato questa mattina in Università a Rimini. Per le attività di prevenzione e indagine, prosegue il colonnello, “il flusso dati è notevole” e grazie al sistema Molecola inventato da “due marescialli smanettoni” è possibile incrociarli e sono “circa 10.000 i nominativi elaborati ogni mese”. Di certo, “l’investigazione resta ancora fondamentale”, chiosa. In provincia, sottolinea, “si sta bene, i servizi funzionano, ci sono lavoro e scuole. In Sicilia sulla criminalità organizzata c’è un martellamento continuo, qua se ne parla a malapena ed è l’aspetto più pericoloso su cui riflettere”. Per esempio sui quasi 700 milioni di euro di risorse Pnrr per la provincia per 824 progetti dai 10.000 euro a svariati milioni “si deve intervenire, prevenire, e banche dati e analisi danno una grande mano”.
Il professor Alessandro Bondi, tra i fondatori dell’Osservatorio, mette in luce come ci si debba interrogare su quali fenomeni, dai flussi migratori alle sostanze stupefacenti, hanno a che fare con la la sicurezza. E come “la politica bussi alla porta, curi l’idea di sicurezza e senso di paura, proponendo soluzioni”. Nelle Marche rispetto all’Emilia-Romagna, ragiona ancora Bondi, “c’è meno pressione e conoscenza sul tema legalità, ma non può essere il fiume Tavollo che le separa la causa”.
Invece, l’Emilia-Romagna è un “punto di riferimento su cooperazione tra istituzioni e sicurezza urbana”. Il fenomeno dei protocolli tra Comuni e Prefetture è esploso dopo il decreto Minniti che garantisce risorse per la videosorveglianza e sono oltre 6.700, fa notare Marco Sorrentino del Forum nazionale per la sicurezza urbana. Ma “la maggior parte sono meri atti formali per ottenere i finanziamenti”.
In provincia di Rimini, continua, esistono forme di cooperazione standardizzate, però con “un elemento peculiare e di grande rilevanza, c’è una stagione molto lunga in cui i protocolli hanno due caratteristiche sui generis: un orientamento che si fonda sulla declinazione delle problematiche, lo sforzo per integrare la cooperazione con gli attori sociali e istituzionali”, per esempio con il protocollo sulla qualità degli appalti, e per fare dunque prevenzione. Manca ancora all’appello, conclude, un rapporto di monitoraggio che racconti come è andata la stagione dei protocolli di collaborazione.
(Agenzia DIRE)