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Finché ci ostineremo a credere stupidamente in questo mito dovremo ancora versare molte lacrime di coccodrillo


«È stato il vostro bravo ragazzo»


19 Novembre 2023 / Lia Celi

«È stato il vostro bravo ragazzo». Questo ha scritto sui social Elena Cecchettin, la meravigliosa sorella maggiore della povera Giulia, riempita di botte, sequestrata e gettata in un dirupo dall’ex fidanzato Filippo Turetta, che continuava a manipolarla con il vittimismo come prima aveva fatto con la gelosia. A chi si rivolgeva Elena, di cui in questi giorni abbiamo imparato a conoscere la pacatezza e la maturità? Ai genitori di Filippo, certo, che nelle interviste dei giorni scorsi continuavano a ripetere che il loro figlio – senza amici, misantropo, ossessionato da Giulia – era un bravo ragazzo e non aveva mai dato un pensiero ai genitori.

Forse Elena lo rinfacciava anche ai media, quel «bravo ragazzo» ripetuto nei telegiornali e nei talk show e che, lei lo sapeva, era una bugia, perché Filippo da tempo stalkerava e ricattava psicologicamente sua sorella. E Giulia, che era davvero una brava ragazza, troppo brava, provava pena per lui e non aveva tagliato tutti i ponti con il «poverino» che minacciava il suicidio.

Ma io credo che il rimprovero fosse anche per tutti quelli che continuano a prendere sul serio il mito del «bravo ragazzo». Dove per tale si intende un maschio caucasico con la faccia pulita, preferibilmente con i capelli corti, senza barba o piercing e possibilmente senza tatuaggi, che non fuma spinelli e studia all’università o ha un lavoro fisso, non si immischia con la politica e si tiene ben lontano da assembramenti sospetti come i rave party o le manifestazioni di piazza.

È il ragazzo che vorremmo come figlio, o il fidanzato che auspichiamo per nostra figlia, vera o immaginaria. Perché uno con quella faccia giovane e glabra non può avere lati oscuri. Perbacco, ha i capelli che non scendono sotto la nuca, una busta paga o un libretto universitario in tasca e beve solo succo di frutta! Va da sé che è una persona affidabile, responsabile e incapace di fare del male o mettersi nei guai e pensa solo allo studio o a farsi una posizione, mica come certi debosciati da centro sociale o da Last Generation.

E pazienza se innumerevoli e sconvolgenti casi di cronaca ci hanno dimostrato cosa possono fare i «bravi ragazzi» alle ragazze, fin dal massacro del Circeo, perpetrato da sbarbatissimi giovanotti delle meglio famiglie romane. Il penultimo «bravo ragazzo» piacione e con un impiego sicuro, che si è trasformato in uno spietato femminicida, si chiamava Alessandro Impagnatiello, ed è quello che ha avvelenato e poi accoltellato la fidanzata incinta, colpevole solo di avere scoperto le sue tresche. Ma nel mezzo ci sono stati i tanti ex «bravi ragazzi», diventati bravi padri «attaccatissimi alla famiglia», che, incapaci di affrontare da uomini problemi di soldi o un licenziamento, hanno preso un martello o un coltello e hanno massacrato moglie e figli.

Con questi chiari di luna la vera garanzia di serenità per la propria figlia è che si fidanzi non con un «bravo ragazzo», ma con una ragazza purchessia. Non è detto che vivranno per sempre felici e contente, ma almeno entrambe allungheranno la loro speranza di vita e proteggeranno la loro incolumità fisica, considerando che tre quarti delle donne vittime di omicidio in Italia vengono uccise da un partner maschio, che poi di solito è anche quello che nella stragrande maggioranza dei casi esercita violenze e abusi fisici e psicologici.

«È stato il vostro “bravo ragazzo”» dice a noi adulti Elena Cecchettin. È stata la nostra cecità, la nostra ipocrisia, il nostro ottuso perbenismo, la nostra incapacità di andare oltre le apparenze, l’attaccamento a pseudovalori che la realtà continua a smentire ogni giorno. Finché ci ostineremo a credere stupidamente nel mito del «bravo ragazzo», invece che dare più ascolto, rispetto e sostegno alle brave ragazze come Giulia, dovremo ancora versare molte lacrime di coccodrillo.

Lia Celi