L’amore e la politica nella Rimini del dopoguerra nelle 800 lettere di Alfredo e Riri – 1
22 Novembre 2023 / Paolo Zaghini
Poco più di un anno fa, l’1 novembre 2022, moriva a 93 anni Alfredo Arcangeli. Storico leader comunista del sindacato riminese, la CGIL, di cui fu segretario generale dal settembre 1968 al 1980.
Da Alfredo, nel corso degli anni, avevo avuto occasione di farmi raccontare tanti passaggi politici da lui vissuti (quelli sindacali mi interessavano di meno), mi aveva concesso di riprodurre centinaia di sue foto di manifestazioni, congressi, incontri. Una quindicina di anni fa, quando vendette la casa di Torriana, mi chiamò dicendo che mi regalava tutti i libri che lì erano contenuti, che lui non sapeva dove mettere. Li andai a prendere con il camion del Comune di Coriano e i suoi libri vennero donati alla Biblioteca Comunale “Battarra” di Coriano. Ed in più occasioni mi parlò di un ricco carteggio intercorso fra lui e la sua futura moglie, Cesarina Martinini per tutti Riri (nata l’1 maggio 1931 e morta il 4 febbraio 2020) nel corso dei 15 mesi del servizio militare negli anni 1951 e 1952, dicendo che forse valeva la pena riprenderlo per le tante storie lì contenute. Poi, ad un certo punto, questo carteggio lo perse: una sera mi fece una telefonata per chiedermi se sapessi che fine avesse fatto, se per caso lo avesse dato a me. Ma così non era.
Pochi giorni dopo la sua morte il figlio Fabio mi chiamò per chiedermi se i libri di Alfredo, che ancora aveva a casa, potessero interessarmi. La risposta fu positiva: nei mesi successivi una parte venne collocata presso l’Istituto Storico della Resistenza, gli altri presso la Biblioteca “Del Monte” di Taverna a Montescudo-Monte Colombo. In occasione del prelievo dei libri parlai a Fabio del carteggio fra i suoi genitori, se ne sapesse qualcosa. Fabio mi disse che i contenitori delle lettere li aveva presi lui, nella paura che Alfredo li buttasse o li perdesse.
Fabio me li diede chiedendomi di dargli un’occhiata, per capire se i contenuti delle lettere fossero interessanti o meno. Con calma, nel corso dell’estate 2023, incominciai ad ordinare, in maniera cronologica, queste centinaia e centinaia di lettere tra Alfredo e la Riri. E la risposta la diedi a ottobre a Fabio: si valeva la pena conservare questo carteggio per le tante informazioni contenute nelle quasi 800 lettere (399 di Alfredo a Riri e 392 di Riri ad Alfredo). Più alcune altre decine di lettere inviate dai familiari (dalla mamma Augusta, dal fratello Guglielmo e dalla cognata Silvana Morelli, dal fratello Gino e dalla cognata Nilde Pecci) e da dirigenti del PCI riminese al militare Alfredo (Ilario Tabarri “Pietro”, Silvano Doghieri, i compagni della Sezione di San Giuliano). Da qui la decisione di Fabio di donare questo carteggio all’Istituto Storico della Resistenza di Rimini, con l’indicazione che esso dovrà essere conservato all’interno dell’Archivio del PCI riminese, gestito dall’Istituto Storico.
Il carteggio contiene lettere fra due giovani ventenni, entrambi impegnati in politica (Cesarina fra l’altro da marzo a luglio 1951 scrive ad Alfredo dalla Scuola del Partito Comunista di Faggeto Lario, in provincia di Como, dove partecipava ad un corso di formazione politica di cinque mesi), non ancora sposati (si sposeranno un anno dopo il ritorno di Alfredo dal militare il 5 febbraio 1953).
Per raccontare questa storia devo però necessariamente partire dal luogo di nascita dei due protagonisti. I tre fratelli Arcangeli nascono a la Castellaccia, in dialetto la “Castlaza”. E’ il ghetto di case fra il Corso d’Augusto, il vecchio Ospedale, Via dei Mille e il fiume Marecchia. Dall’altra parte del fiume, il Borgo San Giuliano. Un rione malfamato, noto per le sue cinque “case chiuse” in Via Clodia, per le sue bettole animate, per il dormitorio comunale rifugio di una umanità derelitta. Ma qui era anche l’Ospedale (oggi sede dei Musei Comunali), ricavato da un vecchio convento. Qui viveva fra i suoi abitanti una forte tradizione antifascista, che portò numerosi suoi giovani ad essere combattenti partigiani contro i nazi-fascisti.
Una umanità fatta di tantissimi piccoli artigiani e ambulanti commercianti. Ma anche di laboratori di falegnameria, con artigiani di valore.
Guglielmo (nato nel 1924), Gino (nato nel 1926) (vedi “Gino Arcangeli il pugile-falegname assessore nella Rimini del boom”) e Alfredo (nato nel 1929) erano i figli di Salvatore (1897-1971) e Augusta Violani (1895-1981). Il padre, ex carabiniere, svolse poi mansioni presso la pesa comunale e il dormitorio. Accanito frequentatore delle osterie il padre, la crescita dei figli la si deve soprattutto alla madre, donna profondamente religiosa. Essa si preoccupò di far frequentare la scuola ai ragazzi sino alla quinta elementare e poi via verso l’apprendistato al lavoro. Guglielmo presso un idraulico, Gino e Alfredo presso i falegnami.
Alfredo, neanche quindicenne, tentò di raggiungere il fratello Gino, partigiano, nell’estate del 1944 in Valconca. Non ci riuscì, ma per un paio di mesi svolse attività di staffetta partigiana. Quando finalmente incontrò il fratello Gino, questi lo rimandò a casa.
Finita la guerra Alfredo si impegnò nell’organizzazione giovanile “Fronte della Gioventù” e, al momento del suo scioglimento nel 1948, fu indicato come primo coordinatore per la costituzione della Federazione Giovanile Comunista Riminese (FGCI). Incarico che poi passò a Giancarlo Zanuccoli (vedi “5 marzo 1950. Nasce la FGCI di Rimini”).
Il Partito, alla nascita del Comitato di Zona il 18 novembre 1948, che doveva preparare il 1° Congresso della Federazione Comunista Riminese (che si tenne dal 29 al 30 aprile 1949), lo chiamò nell’apparato dei funzionari come responsabile dell’organizzazione del Partito nel comune di Rimini, tanto che entrando nel primo Comitato Federale eletto al Congresso, nell’elenco dei membri c’è scritto Alfredo Arcangeli, 21 anni, funzionario (vedi “Il primo Congresso del PCI riminese”).
E poi l’arrivo della cartolina di chiamata alla leva: partenza i primi giorni di febbraio 1951 per il CAR presso la Caserma di Bari nel 1° Battaglione, 3.a Compagnia.
Riri nasce in una famiglia popolare allargata (lei è figlia di una madre single, Alba Martinini, sarta e titolare di un negozio di confezioni) alla “Barafonda” (San Giuliano Mare). Molto presente lo zio Adolfo. Sia lo zio che la Riri sono due attivisti della sezione, ma la Riri è impegnata anche con i giovani comunisti.
La loro storia d’amore nasce a maggio 1948: lui ha 19 anni, lei 17. Per un anno e mezzo si scrissero praticamente tutti i giorni. Riri fungeva da bollettino quotidiano sulle notizie del partito a Rimini, Alfredo invece le raccontava la vita militare (finito il CAR riesce ad entrare in fureria e a svolgere compiti amministrativi), ma anche i progressi negli studi e nelle letture che va compiendo. Più volte si sofferma sulla necessità di migliorare il proprio italiano, di conoscere la grammatica e la sintassi, di leggere sì i testi politici ma anche la grande letteratura (in particolare autori francesi e russi), fra cui le poesie del Leopardi. Per fare politica serve cultura, lo ripete all’infinito.
Nel corso delle prossime settimane proverò a raccontarvi, estrapolando dalle tante lettere, storie d’amore e di politica all’inizio degli anni ’50 a Rimini.
(1- continua)
Paolo Zaghini
(in apertura: 1949. Al laboratorio da falegname al Canevone veneziano. Da sin. Alfredo Arcangeli, Puccio Tosi, Bianchini, Gino Arcangeli, Pinein)