Rimini: 80 anni dopo le bombe Palazzo Lettimi non lo vuole nessuno
24 Novembre 2023 / Redazione
Il futuro di Palazzo Lettimi è ancora tutto da scrivere. A quasi 80 anni dai bombardamenti che l’hanno ridotto in rovina, tutti i progetti per recuperare qualcosa di quella che fu la più splendida residenza nobiliare della città sono sfumati.
“La prossima settimana effettueremo dei sopralluoghi all’edificio e al cortile di Palazzo Lettimi, per verificare le condizioni dello stabile e capire come procedere per l’utilizzo dell’area esterna. L’obiettivo è quello di poter ospitare iniziative di carattere culturale, nel solco dell’esperienza di qualche anno fa con Le Città Visibili”. Ad annunciarlo l’assessore ai lavori pubblici Mattia Morolli in risposta ad una interrogazione del consigliere Gioenzo Renzi capogruppo di Fratelli d’Italia rispetto al progetto di riapertura al pubblico del giardino del palazzo del centro storico, attualmente inaccessibile.
“Faremo prima di tutto delle valutazioni rispetto all’accessibilità e alla sicurezza degli spazi, in relazione con la Soprintendenza in quanto si tratta di beni oggetto di vincolo – spiega l’assessore Morolli – Sulla base degli esiti dei sopralluoghi valuteremo come procedere. L’idea è quella di proporre lo spazio esterno del Palazzo Lettimi come luogo per accogliere appuntamenti musicali, teatrali, in armonia e nel rispetto del particolare contesto in cui il palazzo si colloca per un pubblico numericamente contingentato”.
Il progetto consentirebbe di valorizzare uno spazio che è parte di un bene di pregio del patrimonio comunale, su cui da anni si lavora per il recupero definitivo. “In un primo momento il recupero filologico dell’immobile aveva registrato l’interessamento da parte dell’Università di Bologna per la realizzazione di un complesso integrato di alloggi e servizi allo studio. Progetto a cui però non si è potuto dare seguito a fronte del parere non favorevole del Ministero per i Beni e le attività culturali – ricorda l’assessore Morolli – Sarebbe stata un’occasione importante alla luce della necessità di avere più alloggi e più spazi a servizi degli studenti per un polo universitario in crescita come quello riminese. Si era poi manifestato l’interesse dell’Agenzia delle Dogane al recupero dell’immobile individuato quale nuova sede dell’ente, oggetto di un accordo di collaborazione a cui però l’agenzia non è più stato dato seguito. In attesa di capire come poter arrivare ad un recupero completo del complesso, lavoriamo in collaborazione nel breve per ridare valore e dignità al giardino per la stagione primaverile ed estiva, in rapporto e seguendo le indicazioni della Soprintendenza”.
Costruito agli inizi del Cinquecento da Carlo Maschi, uomo di governo insignito di varie cariche pubbliche, il palazzo, di quattro piani, passò in eredità alla famiglia Marcheselli. Fu Carlo che commissionò la decorazione del salone del piano nobile, affidata nel 1570 al faentino Marco Marchetti, noto per aver lavorato a Palazzo Vecchio di Firenze. Tema delle pitture erano le gesta di Scipione l’Africano ai tempi della seconda guerra punica: alcune delle tavole a soffitto, salvate dai disastri della guerra, sono ora al Museo della Città.
L’edificio, che aveva ospitato i regnanti inglesi e Cristina di Svezia, entrò in possesso, nel 1770, della famiglia Lettimi. Andrea, il nuovo proprietario, restaurò la costruzione e la innalzò di un piano, collegandola all’attigua residenza. Dal 1902 diventò, per lascito testamentario, di proprietà comunale, con il vincolo che il Liceo musicale fosse intitolato a Giovanni Lettimi.
Il Palazzo fu centrato dalle bombe durante l’incursione del 28 dicembre 1943, la più grave per il centro città e per i beni artistici. Furono praticamente distrutti anche il prospiciente palazzo Diotallevi e il Vescovado settecentesco; il primo fu recuperato con una ricostruzione non filologica, mentre quanto restava del secondo, e non era poco, fu raso al suolo nei primi anni Sessanta per costruirvi l’odierno Palazzo Fabbri. In entrambe le occasioni durante i lavori emersero splendidi mosaici di domus romane.
Anche il sottosuolo di palazzo Lettimi conserva importantissimi resti di epoca romana: si tratta del Teatro, di cui alcuni reperti in muratura emergono anche dal terreno. Nel dopoguerra nel cortile del palazzo installò il suo laboratorio lo scultore Elio Morri, mentre in seguito lo spazio fu utilizzato come giardino interno dal ristorante Pic-nic.
Del palazzo cinquecentesco si conserva il portale che, nelle formelle a bugna, unisce i simboli araldici della rosa quadripetala malatestiana ed il diamante dei Bentivoglio, in ricordo forse di un’unione matrimoniale fra le due famiglie vicine a Carlo Maschi. Cinquecenteschi anche il caratteristico muro a scarpa, raccordato alla parete da un cordolo in pietra, e le finestre, corniciate in pietra, sormontate dallo stemma della famiglia Maschi e da una coppia di delfini.