Home___primopianoL’ex proprietario del Grand’Hotel Danilo Coppola è stato arrestato a Dubai.

Nel 2006 l’immobiliarista acquisì lo storico albergo per 69 milioni


L’ex proprietario del Grand’Hotel Danilo Coppola è stato arrestato a Dubai.


7 Dicembre 2023 / Redazione

Secondo quanto si apprende il provvedimento è la conseguenza di un mandato di arresto emesso in seguito alla condanna in via definitiva per il crac del Gruppo Immobiliare 2004, di Mib Prima e di Porta Vittoria, emessa a luglio del 2022.

L’Ufficio esecuzione della Procura di Milano, coordinato dall’aggiunto Eugenio Fusco e col pm Adriana Blasco, nel settembre 2022 aveva emesso un mandato d’arresto internazionale nei confronti di Coppola, l’ex protagonista della stagione dei “furbetti del quartierino”, condannato in via definitiva a 7 anni per bancarotta, il primo luglio 2022, per il crac del Gruppo Immobiliare 2004, di Mib Prima e di Porta Vittoria, a seguito dell’inchiesta dei pm milanesi Mauro Clerici e Giordano Baggio (ora alla Procura europea) e del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf. Coppola fino ad oggi risultava latitante. Dopo l’ordine di carcerazione, nel quale la pena da scontare era stata calcolata in 6 anni, 2 mesi e 12 giorni (tolto dai 7 anni il cosiddetto ‘pre-sofferto’) e dopo il verbale di “vane ricerche” sul territorio italiano, il pm Adriana Blasco aveva firmato il mandato d’arresto internazionale. Poi è arrivata l’individuazione, da parte degli investigatori, di Coppola a Dubai e oggi l’arresto, a cui segue una richiesta di estradizione verso l’Italia. Prima di andare negli Emirati Arabi Uniti, Coppola si trovava in Svizzera (dove pare sia rientrato anche di recente per un problema di salute) e le autorità elvetiche avevano negato la sua consegna all’Italia in relazione ad un’ordinanza di custodia in carcere per un altro procedimento per tentata estorsione sul caso Prelios. Per mesi, tra l’altro, l’immobiliarista, anche se latitante, ha postato video sui suoi canali social attaccando i magistrati di Roma e Milano che hanno indagato su di lui proclamandosi sempre “innocente”

Danilo Coppola è imputato anche in altri due processi in corso a Milano, uno dei quali andrà a sentenza a gennaio. In particolare, è imputato davanti alla seconda penale (sentenza il 9 gennaio), con altri tre nel processo che vede al centro accuse scaturite dall’inchiesta principale sui crac Gruppo Immobiliare 2004, Mib Prima e Porta Vittoria. Tra i casi di questo procedimento c’è la bancarotta per il fallimento nel 2015 della srl Editori per la finanza, di cui Coppola sarebbe stato “amministratore di fatto”. Inoltre, in un altro processo, assieme ad un’altra persona che ha già patteggiato, è accusato di tentata estorsione ai danni di Prelios, società di gestione del risparmio proprietaria del complesso immobiliare Porta Vittoria, nel capoluogo lombardo. Da mesi ormai Coppola, 56 anni, postava video su Instagram proclamando la sua innocenza in tutti i procedimenti che lo hanno visto coinvolto e attaccando pm romani e milanesi. E aveva rilanciato sui social anche una petizione intitolata “Danilo Coppola libero”.

Danilo Coppola era noto anche a Rimini per avere acquistato il Grand Hotel di Rimini nel 2006 per 69 milioni di  euro e ceduto poi l’anno successivo alla famiglia Batani.  L’immobiliarista romano, a capo di una società quotata in Borsa, era arrivato a Rimini con progetti ambiziosi, mezzi e idee per rilanciare l’albergo. Alla guida del Grand Hotel ci era rimasto all’incirca un anno. Il primo marzo del 2007 Coppola viene arrestato con le accuse di associazione a delinquere, riciclaggio e bancarotta.Gli vengono sequestrati beni per circa 120 milioni. Dopo 104 giorni di isolamento, durante i quali tenta il suicidio e anche l’evasione, gli vengono concessi gli arresti domiciliari dopo che i periti stabiliscono che soffre di claustrofobia. Viene condannato in primo grado a 6 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta: una delle sue società, la Micop, avrebbe distratto all’erario ben 18 milioni di euro. Oltre alla Micop ci sono altre 12 società del suo gruppo finite in bancarotta, con distrazioni complessive, secondo la procura di Roma, di oltre 300 milioni di euro.