Home___primopianoL’incomprensibile discriminazione di Amazon: tutto Mussolini e niente Hitler

Perchè Bezos non consente ai neonazisti di scambiarsi a Natale paccottiglia del Führer ma offre ai neofascisti un campionario sterminato?


L’incomprensibile discriminazione di Amazon: tutto Mussolini e niente Hitler


10 Dicembre 2023 / Lia Celi

Com’è tenero lo spot natalizio di Amazon, con le tre vecchiette che si vedono recapitare gli slittini e, alla faccia dell’osteoporosi, volano giù per il pendio innevato sulle note di In My Life di John Lennon! Quanto è buono e premuroso Jack Bezos, il multimiliardario che permette di collocare sotto l’albero tutto ciò che può rendere felici i nostri cari, e senza bisogno di letterine, basta un clic!

Certo però che stavolta la sua benintenzionata smania di accontentare proprio qualunque capriccio è andata un po’ troppo in là, sconfinando in regioni storico-politiche da cui sia Babbo Natale che la Befana si sono sempre accuratamente tenuti alla larga. Sarebbe pericoloso infatti domandare ai due tradizionali portatori di doni di infilare nella calza un busto di Mussolini, una maglietta con scritto DUX o una spilletta col fascio littorio: basta la richiesta per fargli girare le scatole e indurli a riempire le calze dei postulanti di carbone.

C’è una ragione se Babbo Natale ha la barba alla Marx veste di rosso e il look della Befana rimanda all’anziana rivoluzionaria russa protagonista de La madre di Pudovkin: possono sembrare servi del consumismo capitalista, ma in realtà sono vecchie querce di sinistra e la pensano come il loggionista che alla prima della Scala ha gridato «viva l’Italia antifascista».

Figurarsi se nella notte più santa dell’anno, quando tutto dovrebbe ispirare pace, buona volontà e amore universale, se ne svolazzano in giro a distribuire gadget inneggianti a un dittatore che straparlava di “otto milioni di baionette” e di “spezzare le reni” agli altri popoli, e che ha attivamente collaborato al genocidio degli ebrei e consumato massacri in Libia e in Africa orientale, in Grecia e Jugoslavia, per non dire della sua Italia. Perfino le renne si impunterebbero e farebbero sciopero, e la scopa della Befana si rifiuterebbe di decollare. Insomma, a Babbo Natale e alla Befana chiedetegli l’ennesima friggitrice ad aria, l’ultimo modello di sex-toy, o perfino il libro del generale Vannacci, che finora si è coperto più di ridicolo che di gloria, ma non quella robaccia là, e pazienza se il cugino iscritto a Fratelli d’Italia o lo zio nostalgico rimarranno delusi.

Bezos invece si è commosso e ci ha messo una pezza lui. Sul sito italiano di Amazon, come ha denunciato ieri l’Anpi su X, è in libera vendita un’intera collezione di paccottiglia fascista, dal calendario alla tazza istoriata, in cui presumibilmente bere autarchico surrogato, non certo caffè o tè demogiudoplutocratici.

La cosa bizzarra, fa notare l’Anpi, è che non Amazon non mostra altrettanta comprensione per i fan di Hitler, che a Natale dovranno restare a bocca asciutta o ritenersi appagati con ponderosi saggi sulla Seconda guerra mondiale. Provate a mettere “nazismo gadget” nella barra della ricerca e l’articolo più nazista che vi propone Amazon è una moneta tedesca del 1935, mentre con “Mussolini gadget” vi sciorina un assortimento che manco il rigattiere di Predappio.

Mister Bezos, perché questa disparità di trattamento? Come mai il suo sito offre il Capoccione in tutte le salse, e nemmeno una svastichina o un paio di baffetti adesivi per gli ammiratori del pittore fallito? Dovranno andare a cercarsi le camicie brune su Vinted, sperando che Galeazzo Bignami, il viceministro che andava agli addii al nubilato vestito da SS, abbia messo in vendita la contestata divisa? È più probabile che la tenga ancora nell’armadio, visto che in Europa, purtroppo, sta tornando di moda.

Lia Celi