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Il dialogo tra sordi sull'ex questura. Primarie sì primarie no


La nuova spiaggia di Rimini tra aspettative e molti problemi


17 Dicembre 2023 / Maurizio Melucci

Piano spiaggia che verrà

Il Comune di Rimini, è notizia di qualche giorno fa, ha adottato il piano spiaggia in Giunta e si è impegnato ad emanare i bandi per le concessioni demaniali entro il 2024. Due belle notizie, anche se entrambe nascondono problemi.

Sul piano dell’arenile, anche se non ho avuto modo di approfondirlo per mancanza di tempo e lo farò nei prossimi giorni ho già notato aspetti problematici. Il primo su cui non concordo è la parte che riguarda i maxi-stabilimenti o maxi-aggregazioni. Secondo il piano adottato: “La macro-aggregazione è consentita alle seguenti condizioni: le macro-aggregazioni dovranno avere almeno una estensione di fronte spiaggia superiore a 300 ml.”

In questo caso ho due obiezioni. La dimensione minima del fronte di 300 metri è esagerata, il doppio del progetto pilota presente nel precedente piano dell’arenile. Ma soprattutto è un grave errore non mettere un limite alla dimensione massima del fronte. Vero che neanche nel precedente piano dell’arenile non vi erano limiti per l’estensione, ma allora, nel 2005, non erano all’ordine del giorno i bandi per le concessioni. Viceversa questo è il piano spiaggia che porterà ai bandi. Per questa ragione non possiamo permettere che vi siano imprenditori che possano presentare un progetto su chilometri di spiaggia. In questo caso scompare la caratteristica della gestione delle nostre spiagge fatte da micro e mini-imprese. Si può fare innovazione senza snaturare le caratteristiche imprenditoriali delle gestioni che conosciamo. Per questo occorre ridurre il fronte minimo e mettere un vincolo a quello massimo. Non possiamo permettere, con estensioni così rilevanti, posizioni anche di monopolio nella gestione rispetto agli hotel o ai privati residenti.

In secondo luogo la quota di spiaggia libera è troppo bassa. Vi è una sensibilità nei turisti e residenti diversa del passato. Dobbiamo essere una riviera per tutti i turismi, compresi coloro che preferiscono le spiagge libere. Attualmente Rimini è al 7% di spiagge libere, ben al di sotto del 20% previsto dalla legge regionale. L’11% previsto dal nuovo piano dell’arenile adottato è troppo modesto rispetto ad un riequilibrio necessario.

I bandi nel 2024 sono inevitabilmente un obbligo. Proprio il 15 dicembre una sentenza del Tar di Roma ribadisce i principi del Consiglio di Stato: non vi sono proroghe, le concessioni scadono il 31 dicembre 2023. Ma come fare i bandi senza una legge quadro nazionale? Non è semplice, per non dire impossibile. Ad esempio, cosa viene messo a bando? Lo stabilimento nel suo insieme (comprese le cabine e il chiosco bar) oppure solo la concessione nuda (solo l’arenile libero da manufatti)? Senza un intervento del parlamento, il bando deve prevedere che la spiaggia sia libera da manufatti. Un problema non da poco.

Un’ultima chiosa. Nella relazione generale si parla di un piano partecipato. Forse sono stato disattento, ma non mi è capitato mai di poter discutere nel merito con la documentazione adeguata. Ho l’impressione che sia stato discusso molto con i bagnini. Troppo poco, molto poco.

Una risposta ad Asi: forse i sordi sono più di uno

Concordo “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”. Evidentemente è un problema di punti di vista. Per rispetto all’interlocutore replico alla chiosa che ha fatto domenica scorsa Marco Da Dalto responsabile progetto Rimini Life dell’ex questura ad una delle mie pillole. Non ritorno su argomenti su cui ho già risposto. Sto al merito.

  • Ho commentato perché vi è una nuova proposta progettuale: “non si fa più il progetto Rimini Life presentato ma un supermercato di 1500mq e 4500mq di superfici accessorie, totale 6mila mq”. Non spetta al sottoscritto dire se va bene oppure no. Valuterà l’amministrazione comunale. Rilevo nella risposta di Da Dalto due aspetti interessanti.
  • Per la prima volta (ma forse sono stato di nuovo disattento) si parla di furgoncini che portano la spesa a casa: “abbiamo dato disponibilità a regolamentare – sottoponendoci ad ulteriori vincoli e crediamo che nella storia questo non sia mai accaduto – l’uscita dei furgoncini per la consegna a casa (dichiarazione di Da Dalto il 10 dicembre 2023). Nel passato era stata sostenuta la necessità della superfice accessoria dei 4.500 mq in altro modo: “..Il resto sono aree di servizio, a supporto della vendita. Di certo non si tratta di una piattaforma logistica e su questo c’è un lay out di funzionamento ben chiaro” (comunicato 21 aprile 2023). Ma va bene così. La chiarezza serve sempre per poi giungere ad una soluzione.
  • Sono rimasto colpito da un altro aspetto. A mia richiesta di rendere esplicito il nome dell’insegna che si vuole insediare in quell’area invece di parlarne solo nei corridoi, Marco Da Dalto mi risponde:” Quale sarà il marchio lo deciderà la società a cui abbiamo ceduto il diritto di proporla, sulla base di una nostra richiesta che sia di ‘primo livello”. Quindi se non ho capito male Rimini Life sta progettando un supermercato e relativi servizi senza conoscere e sapere cosa pensa l’insegna che ci andrà. Nella mia piccola esperienza di amministratore, mai vista una situazione simile. Ho sempre discusso con le insegne che si volevano insediare.
  • Marco Da Dalto sostiene che l’atteggiamento del Comune di Rimini sta favorendo l’attuale monopolista, che mi pare di capire sia l’insegna Conad. Ora che Conad abbia una posizione di mercato sul territorio riminese di primaria importanza è fuori dubbio. Il numero dei negozi e supermercati sono la testimonianza. Forse sarebbe anche interessante capirne i motivi, che hanno radici nella storia dell’associazionismo e cooperazione del nostro territorio. Ma non è questa la sede. Mi preme mettere in evidenza un aspetto. A Rimini e provincia ci sono tutte le insegne dell’alimentare presenti in Italia (interessate al nostro mercato). Ne manca una e importante: Esselunga. Ma poteva tranquillamente aprire (se interessata), come hanno fatto recentemente molte altre con supermercati di 1.500mq di superficie di vendita.

Poi concordo che una soluzione per l’ex questura vada trovata senza attendere il PUG. Ma mi pare che le condizioni minime per un accordo siano lontane per tante ragioni, ad iniziare dai ricorsi nei tribunali. Gli accordi di programma non si fanno nelle aule della giustizia e neanche dicendo al sindaco cosa deve fare. Il Ceis in quel luogo non ha senso. Chi lo propone non conosce la storia del Ceis.

Pd: primarie sì, primarie no

La mia pillola di domenica scorsa sulle primarie ha provocato delle reazioni. Vi è chi sostiene che le primarie sono un punto fondamentale per l’identità e forma partito del Pd. Viceversa vi è chi sostiene (io tra questi) che le primarie sono uno strumento da utilizzare quando serve. Sicuramente appartengo ad una generazione di dirigenti del Pd che hanno una esperienza diversa. Rimango tuttavia convinto che il ruolo di un partito non possa essere sostituito con le primarie. Le funzioni essenziali di una forza politica sono la determinazione della linea politica e la selezione della classe dirigente. Con le primarie entrambi questi aspetti vengono esternalizzati in misura rilevante con conseguente ulteriore frustrazione del significato dell’adesione stabile e della partecipazione al dibattito interno. Uno dei problemi maggiori della società politica italiana contemporanea è quella della disintermediazione tra società e attori istituzionali. La “forma partito” del PD ha dato un contributo di non poco conto in quella direzione. Un partito che non discute al proprio interno di nulla. Mai un confronto serio sulle politiche nazionali, ma un dibattito serio sulle politiche di governo locale. Viene richiesta solo adesione acritica e propaganda. Purtroppo nella realtà non funziona così. Tanti gli elettori che non ci votano o si astengono dal partecipare al voto. Siamo lontano dalle loro esigenze, dalle loro aspettative. L’eliminazione dei quartieri ha fatto un danno enorme e un grande favore alla destra.

Per invertire questa situazione è fondamentale ripristinare i luoghi della discussione sia nel partito che nelle istituzioni. Mi aspetto che l’istituzione dei quartieri nella nostra città (uno degli obiettivi del programma del centrosinistra) si realizzi rapidamente. Siamo già in ritardo. Poi se vi è qualcuno che ritiene che basti votare alle primarie ogni 5 anni per fare del Pd un partito Democratico, aperto al confronto, che discute su tutti i punti programmatici nazionali e locali, non credo meriti particolari risposte.

Maurizio Melucci