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Da Rufo Spina "allibito e sconcertato" per gli auguri al gigante buono Mamadou a Frisoni "sconcertato e indignato" dai "pochi tifosi diciamo… allegrotti"


Sovranismo e cattivismo alla riminese


28 Dicembre 2023 / Nando Piccari

Fino a poco tempo fa, nel Centro Storico di Rimini era quasi impossibile non incrociare la colorita presenza, pressoché quotidiana, di Franco (Franchino) e Mamadou, due appartenenti al “mondo degli ultimi”.

Fin dal 2005 Franchino è vissuto tra Piazza Tre Martiri e Piazza Cavour, “infagottato” in quei suoi panni logori, ogni giorno più sovrabbondanti per l’incessante procedere della magrezza. Con l’aria diffidente di chi pareva voler difendere la sua solitudine dalle altrui attenzioni, non chiedeva né accettava elemosina (unica eccezione le sigarette), come pure lo infastidivano le apprensioni verso la sua salute.

Quello di tanti riminesi nei suoi confronti era dunque un “volergli bene a distanza”, sfociato in un triste presagio allorché s’è cominciato a non vederlo più girare in città.

Il che ha così reso ancora più grande la gioia di quando si è invece saputo che Franchino, finalmente uscito dallo stato di abbandono, è ora in buona salute e quest’anno ha trascorso il suo primo Natale davanti all’albero in bella compagnia, come ci ha raccontato l’Assessore Cristian Gianfreda, uno di coloro che se ne sonopresi cura: «Franchino ha cominciato una nuova vita, avvolto dal calore della sua nuova casa e famiglia: la Capanna di Betlemme, dove è stato accolto con premura, cercando non solo di dargli un tetto e un posto dove ripararsi, ma di farlo sentire il più possibile a suo agio. Vederlo così, circondato dall’amore e dall’affetto degli operatori della Capanna di Betlemme è una carezza al cuore, che riassume l’instancabile lavoro delle associazioni, degli operatori e dei volontari del terzo settore, delle assistenti sociali e degli operatori sanitari che, con la loro dedizione e professionalità, dimostrano come la cura verso l’altro possa davvero cambiare l’orizzonte e la vita di tanti».

Del tutto opposta l’attitudine di Mamadou a rapportarsi con i tanti Riminesi disposti a mostrare una meritata simpatia per quel “gigante buono”, immigrato dal Senegal e da tanti anni riminese di adozione, che interpreta il non facile ruolo di “ambulante…per sopravvivere” con garbo e gentilezza, sconfinando nella giocosità verso i bambini.

Anche Mamadou da qualche tempo non si vede più in Centro, ma nel suo caso non vi è motivo di preoccupazione, poiché lo si sa tornato nel suo Paese, a ricongiungersi alla famiglia da cui era rimasto lontano per tanto tempo.

Non è però dato conoscere se si tratti di un’assenza definitiva, o solo temporanea come auspicano quanti a Rimini gli vogliono bene.
Fra questi il Sindaco Jamil Sadegholvaad, che alcuni giorni fa gli ha dedicato un affettuoso pensiero: «A Rimini tutti conosciamo Mamadou, un ‘gigante’ gentile e anche rassicurante a cui molti di noi sono affezionati. Mamadou è partito per il Senegal, suo Paese natale, per raggiungere la famiglia. Spero non sia un addio, ma un arrivederci, anche perché Rimini resterà sempre casa sua. A presto!».

Non l’avesse mai fatto! Tanto è infatti bastato perché il Consigliere Comunale meloniano Rufo Spina, «allibito e sconfortato, ma per niente stupito», gliene dicesse quattro, avendo trovato «avvilente e totalmente fuori luogo» che il Sindaco abbia rivolto quelle parole ad un “negro” che non pochi “sovranisti riminesi” continuano a chiamare sprezzantemente “vu cumprà”.

C’è chi lo fa ricorrendo al “sovranismo grugnente” e chi invece, come Rufo, lasciandosi andare ad un “sovranismo fighetto” con la puzza sotto il naso, che ricorda l’irresistibile gag di Fiorello, quando imitava la spocchia di Carla Bruni in Sárközy pronunciando con aria schifata “quelle vulgarité!”.

Ma a Rimini, per non farci mancare niente, abbiamo anche il “semi-sovranismo” o “sovranismo part time” che dir si voglia.
Il suo massimo esponente è tale Davide Frisoni, che pur premiato con la carica di vice responsabile di Forza Italia, non ha ancora superato il trauma psicologico per essere “politicamente nato” a sinistra.

Un inconscio senso di colpa lo porta così a prodursi in farraginosi “pugnettoni”, che se letti dalla prima all’ultima parola non ne cogli del tutto il senso, mentre se poi li rileggi dall’ultima alla prima qualcosa in più ti sembra di capirci.

Nel suo ultimo tormentone, Frisoni ci tiene ad apparirci in doppia veste. La prima è quella dello studioso di urbanistica «sconcertato e indignato dalle dure e oserei dire assurde parole dei capigruppo di maggioranza aizzati dalla giunta a prendere posizioni di assoggettamento» contro l’illuminante trovata degli attuali padroni della “mancata Questura” di via Ugo Bassi: un supermercatino di 1500 metri con annessi altri 4500, perché è sempre meglio stare dalla parte del sicuro.

«I residenti – giura invece Frisoni – sono ben felici di questi progetti di rigenerazione e riqualificazione di tutta l’area, compresa l’idea di un supermercato alternativo al monopolio». Perché qui sì che c’è un interesse pubblico, mica come nell’idea dell’Amministrazione di adeguare ai tempi lo stadio Romeo Neri.

Al che l’Assessore allo Sport, Moreno Maresi, s’è sentito di dover dire qualcosa: «Leggo la nota del vice coordinatore di Forza Italia Davide Frisoni che in sostanza afferma come un nuovo supermercato lungo via Roma sia di interesse pubblico, mentre il nuovo stadio ‘Romeo Neri’ non rivesta alcun interesse pubblico. Ergo, porte aperte alla grande area commerciale perché opera di interesse pubblico e porte sbattute in faccia a Rimini Calcio, tifosi e mondo dello sport, perché lo stadio è meglio non farlo».

Apriti cielo! Tanto è bastato perché Frisoni aggiungesse a quella di esimio urbanista anche una seconda qualifica: «Sono uno sportivo da sempre. Sono per lo sport e l’attività fisica. Il Rimini Calcio merita di più». Traduzione: un secondo stadio in campagna, mentre «l’attuale diventerebbe lo “Stadio degli Sportivi”».

Anche sul Basket («sport che adoro») Frisoni ha avuto da fare rimostranze, ancor più inacidite dall’essere stato Maresi un fondatore di Rinascita Basket Rimini, nonché vicepresidente della Società: «La RBR merita di più. L’RDS Stadium è nato per questo e oggi viene riprogettato per la scuola di danza sportiva anziché diventare la grande casa del Basket (ma Frisoni, che adora il basket, dovrebbe sapere che è RBR stessa a chiedere di giocare al Flaminio)».

Ma «tutto questo a Maresi non interessa. Lui è incaricato senza voti». E non perché abbia scelto di concorrere a far vincere Jamil pur non accettando la candidatura propostagli. O perché – cosa che evidentemente Frisoni non ha capito nei cinque anni passati a scaldare un banco in Consiglio – qualora fosse anche stato eletto, a fare l’assessore avrebbe comunque dovuto chiamarlo il Sindaco, previe dimissioni da Consigliere. Ma solo perché a Maresi non servivano i voti, sapendo che avrebbe dovuto soltanto far contenti «pochi tifosi diciamo… allegrotti».

«Caro Assessore – conclude pertanto Frisoni – alle prossime elezioni scenda in campo e si prenda pure i voti dei quattro tifosi spesso violenti, noi prendiamo quelli dei residenti… c’è anche la rima».

Eh sì, ci voleva una rima baciata a concludere… una mezza stronzata .

Nando Piccari