HomeLA LETTERA“Con Mina Welby e il rispetto delle libertà individuali dei malati terminali”

Manuela Fabbri dopo il caso del voto sul fine vita in Veneto e la spaccatura nel PD


“Con Mina Welby e il rispetto delle libertà individuali dei malati terminali”


27 Gennaio 2024 / Redazione

Con Mina Welby e il rispetto delle libertà individuali dei malati terminali.

Sul fine-vita e l’astensione in regione Veneto della consigliera del Pd e le prese di posizione della componente cattolica ex Margherita nella fondazione del Partito Democratico, val la pena di capire bene cosa è successo. Si votava la proposta di legge di iniziativa popolare dell’Associazione Luca Coscioni per i tempi certi nell’attuazione della sentenza “Cappato-Dj Fabo” della Corte costituzionale sul fine-vita, del Comitato Promotore Veneto di “Liberi Subito”. Nel concreto: corrispondere rapidamente alle richieste di persone che per legge hanno la possibilità di accedere a questa forma di suicidio assistito, coi farmaci necessari non in tempi biblici (come purtroppo invece è). Da sempre laico sull’argomento, il leghista Zaia, tra i primi Presidenti di Ragione, ha autorizzato il voto del Consiglio regionale del Veneto.

Il voto di Anna Maria Bigon (eletta consigliera regionale nel Pd, il padre la voleva suora) è stato decisivo, anziché uscire dall’aula, sarebbe bastato per rimarcare la propria estraneità da una pratica che non condivide, si è astenuta. E l’astensione è equiparata al voto contrario. Le prese di posizione della componente cattolica in difesa del suo dissenso, per una questione di regolamentazione sanitaria su una legge nazionale, a noi riminesi laici, con memoria storica, ci ricorda la presa di posizione del Sindaco Ravaioli (anch’egli Margherita come Sadegholvaad) con Don Benzi contro la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza e l’entrata dei cosiddetti “pro-life” nel servizio pubblico, il consultorio e l’ospedale per dissuadere le donne dall’aborto. Sempre di rispetto di libertà individuali, di tutti e per tutti si tratta. La presa di posizione del Sindaco di Rimini, non un esponente di partito ma amministratore di noi tutti cittadini, è inopportuna. Seppure sollecitato dalla componente femminile del Pd per la manifestazione di novembre contro la violenza di genere, non si è mai pronunciato per sostenere le lotte nonviolente in nome di Mahsa Amini e le donne dell’Iran (significativo poiché il padre originario di quel paese), ha difeso i poveri alpini “discriminati” da giovani donne nostre concittadine, etc., però in qualità di Sindaco si schiera a favore della libertà di coscienza della consigliera regionale veneta, in dissenso col segretario Pd di Verona. Il confine tra le libertà di ruolo e di coscienza è labile, evidentemente.

Manuela Fabbri