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Inquinamento doppio del consentito ma niente multe. Repubblica cita Andrea Gnassi. Renata Tosi può decadere dal consiglio comunale?


Tra mal d’aria, conflitti d’interessi e liti pendenti


4 Febbraio 2024 / Maurizio Melucci

Quale conflitto d’interesse di Andrea Gnassi

“Quote di aziende e ruoli in Consigli di amministrazione. E al tempo stesso posizioni in Parlamento. Lobbisti di se stessi. Sono tantissimi i conflitti di interesse che riguardano ben cento deputati e senatori, alcuni anche ministri e sottosegretari. In alcuni casi siedono contemporaneamente in Parlamento e in due o tre cda di aziende che con lo Stato hanno a che fare per appalti milionari. Tanto in Italia non esiste una sola legge sul conflitto di interessi”. Inizia così una inchiesta pubblicata lunedì 29 gennaio sul quotidiano La Repubblica.

Su alcuni dei cento parlamentari citati Repubblica fornisce i dettagli del conflitto di interessi. Su altri, la stragrande maggioranza, vi è solo il nome e cognome dell’onorevole in conflitto di interessi. In questo elenco si legge anche il nome di Andrea Gnassi. Deputato eletto il 25 settembre 2022 nel collegio plurinominale della Romagna di cui era il capolista del Pd. Era stato battuto nel collegio uninominale da Jacopo Morrone della Lega.

Per quale ragione il deputato riminese del Pd sarebbe secondo Repubblica in conflitto di interessi? L’ipotesi più accreditata riguarda la sua partecipazione con il 16% alla “La Cremma Srl”. Si tratta di una società che gestisce il bar Vecchi del Borgo San Giuliano a Rimini. Sinceramente, anche mettendoci tanta fantasia, non vedo un particolare conflitto d’interesse con l’attività di parlamentare di Andrea Gnassi. Questa è l’unica partecipazione societaria denunciata. Pensare che basti la partecipazione ad una società per essere in conflitto d’interesse mi pare, a dir poco, abbastanza superficiale da parte di chi ha fatto l’inchiesta.

Poi Andrea Gnassi, come attività lavorativa si dichiara di essere libero professionista con tanto di partita Iva. Nel curriculum vitae depositato presso la Camera dei Deputati si legge: “Dal 2021 a tuttora Libero professionista Manager d’impresa, consulente turistico, imprenditore”. Significa che continua la sua attività di libero professionista, mentre svolge le funzioni da deputato, che coinvolgono aziende del territorio e non solo. Non vi è nessuno illecito amministrativo oppure omissione di atti rispetto alle leggi vigenti. Tutto in regola. Rimane solo un problema di opportunità politica (categoria del tutto soggettiva) se durante il mandato da parlamentare si possa svolgere anche l’attività di libero professionista. Ma in questo caso credo che l’elenco sarebbe molto più lungo di quello di Repubblica.

Sono tanti gli onorevoli che fanno consulenze legate anche all’attività lavorativa. Il nostro Paese è quasi l’unico in Europa insieme all’Ungheria di Viktor Orban, a non avere una legge che regolamenti i rapporti tra attività private e ruoli di parlamentare prima, durante e dopo il mandato elettorale. L’Italia – dice il presidente dell’Anticorruzione – rischia di essere vista come una anomalia in Europa e l’assenza di leggi finisce per creare una zona grigia tra politica, lobby e portatori di interesse che danneggia le istituzioni”.

La Tosi, la lite pendente e i complotti politici

87.135 euro e 13 centesimi. L’amministrazione comunale di Riccione li chiede all’ex sindaco Renata Tosi. Sono le spese legali sostenute nei tre procedimenti penali del 2014 e 2015 quando la Tosi stava cercando di bloccare il TRC, quello che oggi è Metromare. In due cause l’ex sindaco è stata assolta da quasi tutte le accuse, mentre un terzo è ancora in corso. Si tratta di un atto dovuto da parte del Comune di Riccione. Infatti l’assicurazione non ha pagato, perché i processi o si sono conclusi senza la piena assoluzione, oppure sono ancora in corso.

Strano che l’amministrazione abbia anticipato parte delle parcelle degli avvocati. Nella mia esperienza di amministratore il Comune ha pagato la parcella degli avvocati soltanto dopo sentenza di assoluzione definitiva e con fattura quietanzata (dimostra che l’avvocato è stato pagato). Così è successo per un procedimento di fronte alla Corte dei Conti e per un procedimento per abuso d’ufficio a mio carico, conclusi con assoluzione piena.

A Riccione invece sono stati dati degli anticipi a Renata Tosi, peraltro quando sindaca era lei stessa. Alla richiesta del Comune, l’ex sindaca si oppone, producendo un contenzioso in tribunale. A questo punto si è aperta una discussione tutta politica. La Tosi accusa il centrosinistra e l’attuale sindaca Daniela Angelini di volerla “cacciare” dal consiglio comunale per lite pendente tra lei e il Comune. Ovviamente questo tentativo di buttarla in politica non ha nessun fondamento. Se non procedono con la richiesta di restituire gli 87mila euro, gli attuali amministratori ad iniziare dalla sindaca Angelini rischiano la denuncia per danno erariale. Direi che pagare al posto di Renata Tosi sia un po’ troppo. Inoltre io non penso (ma non sono un avvocato) che scatti la lite pendente e di conseguenza la decadenza dal consiglio comunale della Tosi. Infatti la legge n. 267, testo unico sull’ordinamento degli enti locali, stabilisce all’articolo 63 comma 1 punto 4:” colui che ha lite pendente, in quanto parte di un procedimento civile od amministrativo, rispettivamente, con il comune o la provincia decade dalla carica”. Tuttavia il successivo comma 4, sempre dell’articolo 63 chiarisce che “l’ipotesi di cui al numero 4) del comma 1 non si applica agli amministratori per fatto connesso con l’esercizio del mandato. Se i procedimenti penali che ha Renata Tosi sono avvenuti durante il mandato da sindaca o da consigliera comunale non scatta la decadenza. Ma ovviamente mi potrei sbagliare.

Mal d’aria

La qualità dell’aria in città e in regione è pessima, i giorni dal 21 gennaio ad oggi hanno prodotto quella che gli esperti dell’Arpae definiscono una «situazione critica, con valori di inquinamento che non si vedevano da anni». Il limite di 50 microgrammi al metro cubo di Pm10 non solo è stato superato, ma doppiato: il 26 gennaio si sono raggiunti 108 microgrammi a Rimini, 102 a Savignano sul Rubicone, 85 a San Lazzaro e 81 alla stazione di Porta San Felice a Bologna. E le previsioni dei prossimi giorni non sono buone. «Le prossime giornate sono a rischio superamento e le misure anti-smog attualmente in vigore in tutte le province dell’Emilia-Romagna vengano prolungate fino a lunedì – spiega Vanes Poluzzi di Arpae – perché non si vede la fine dell’anticiclone».

Le misure prevedono dalle 8.30 alle 18.30: divieto di circolazione per i veicoli benzina Euro 0 (pre euro), Euro 1 e Euro 2, veicoli diesel Euro 0 (pre euro), Euro 1, Euro 2, Euro 3, Euro 4 e ampliata a tutti i veicoli diesel Euro 5, veicoli GPL/benzina o metano/benzina Euro 0 (pre euro) e Euro 1, ciclomotori e motocicli Euro 0 (pre euro) e Euro 1. Vi dovrebbe essere una riduzione drastica dei veicoli in circolazione. Ma non è così. Tutti i veicoli girano come sempre, compresi quelli che dovrebbero rimanere fermi. Il motivo è semplice. Nessuno fa i controlli.

Voglio essere chiaro, mai nessuno ha fatto i controlli su queste limitazioni. Succedeva anche quando facevo l’amministratore in Comune. Era ed è più forte la preoccupazione di come fare muovere i cittadini per ragioni di lavoro, scuola o altre attività rispetto alla salvaguardia della salute. Ora è giunto il momento di un salto di qualità vero. Il livello di inquinamento è troppo alto. Il blocco dei veicoli è una soluzione, assieme alla riduzione della temperatura del riscaldamento nelle case (in questo caso i controlli sono praticamente impossibili). E’ necessario un salto culturale da parte di tutti noi.

Maurizio Melucci