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13 febbraio – Santa Fosca e Santa Maura, le africane di Ravenna


13 Febbraio 2024 / ALMANACCO QUOTIDIANO

Il 13 febbraio la Chiesa cattolica commemora le sante martiri Maura e Fosca. Difficile aggiungere qualcosa di certo, dal momento che su questi due nomi esistono tradizioni completamente differenti.

Secondo una prima versione, la quindicenne Fosca e la sua nutrice Maura sarebbero vissute e morte da martiri nel III secolo a Sabrata, città della Libia oggi poco distante dal confine con la Tunisia. Le reliquie sarebbero giunte a Torcello, nella laguna veneziana, all’epoca della conquista araba del nord Africa, nel VII secolo.

Le imponenti rovine romane di Sabrata, in Libia

Il Martirologio Romano, però, pur raccontando la stessa storia, la colloca da tutt’altra parte: “Santa Fosca vergine e Santa Maura la sua nutrice martiri a Ravenna durante la persecuzione di Decio”, tra il 249 e il 251. E solo passando da Ravenna le reliquie delle due martiri sarebbero infine giunte a Torcello, secondo “Santi e Beati”: “In questa chiesa si conservano le reliquie di Santa Fosca e di Santa Maura, martiri del III secolo, non di Torcello, che ancora non esisteva, ma di Ravenna, allora municipio romano”. 

La chiesa di Santa Fosca a Torcello

Le due martiri finirono comunque per essere adottate da Venezia. E la Serenissima chiamò Santa Maura l’isola greca di Lefkada, o Leucade, una delle perle dello Ionio. La tenne con le unghie con i denti fino alla fine della Repubblica (per la posizione strategica piuttosto che per devozione); ancora vi sono visibili le imponenti fortificazioni veneziane.

I bastioni veneziani di Santa Maura

D’altra parte, i nomi Fosca (“scura di pelle”) e Maura (dalla provincia romana della Mauretania, oggi le coste mediterranee di Algeria e Marocco) alludono chiaramente a origini africane.

Chi ha ragione? A Rimini, dove per Senta Fosca e Senta Mevra  venivano dedicate preghiere ufficiali, ovviamente, ovviamente si seguiva la tradizione ravennate.

Annota Giuseppe Vaccarini (in “L’antico santorale riminese”, Guaraldi 2016): “S. Fosca e S. Maura a Rimini sono presenti solo nei manoscritti (nelle preghiere canoniche della diocesi e non con luoghi di culto, ndr) in particolare nel Passionario della Cattedrale, ma la loro poca notorietà fa pensare, come per S. Giustina, che basti questa menzione per testimoniare un culto proveniente dalla vicina Ravenna, altrimenti non spiegabile”.

Sante poco note e distrattamente rappresentate nell’iconografia. Come del resto la maggior parte dei Santi africani (una sessantina quelli di epoca romana, S. Agostino di Ippona, S. Caterina di Alessandria, S. Antonio abate i più noti), da noi le raffigurazioni devozionali si attengono a modelli che africani lo sono ben poco. E anche Fosca e Maura nonostante i loro nomi inequivocabili nei ritratti sono bianchissime, la prima addirittura bionda.

Nell’immagine in apertura, Giovanni Barbiani: “Santa Monica e le Sante Vergini e Martiri Regina, Vittoria, Maura e Fosca” (1607 – Ravenna, Basilica di Santa Maria in Porto)

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