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L'appuntamento in programma venerdì 16 febbraio


Rimini, Ugo Dighero in scena al “Galli” con “L’Avaro” di Moliere


15 Febbraio 2024 / Redazione

Doppi sensi e giochi degli equivoci, la contrapposizione tra bene e male, gli intrecci scenici della commedia in un super classico del teatro che mostra tutta la sua contemporaneità. Il talento comico di Ugo Dighero al servizio de L’Avaro di Molière, nella traduzione e adattamento di Letizia Russo con la regia di Luigi Saravo, in scena al Teatro Galli venerdì 16 febbraio alle ore 21 nel nuovo appuntamento del turno D della stagione di prosa.

In questo allestimento Dighero, già protagonista di opere di Stefano Benni e Dario Fo, si confronta per la prima volta con un capolavoro della drammaturgia classica vestendo i panni di Arpagone, l’avaro protagonista, disposto a sacrificare la felicità dei figli, pur di non dovere fornire loro una dote e anzi acquisire nuove ricchezze attraverso i loro matrimoni. Un epico scontro tra sentimenti e  soldi.

 

La regia di Saravo estremizza l’estrema modernità di questo testo del seconda metà del Seicento e tra i più amati del repertorio teatrale francese, proiettandolo in una dimensione che rimanda al quotidiano, giostrando riferimenti temporali diversi, dagli smartphone agli abiti anni ‘70 agli spot che tormentano Arpagone (la pubblicità è il diavolo che potrebbe indurlo nella tentazione di spendere il suo amato denaro). Anche le musiche originali di Paolo Silvestri si muovono su piani diversi, mentre la nuova traduzione di Letizia Russo, fresca e diretta, contribuisce a dare al tutto un ritmo contemporaneo.

 

“L’Avaro di Molière ruota attorno a un tema centrale, cui tutti gli altri si riconnettono: il danaro” afferma il regista. “Il conflitto tra Arpagone e il suo entourage è il conflitto tra due visioni economiche: una consumistica e una conservativa. Nella nostra contemporaneità, in cui vige l’imperativo di far circolare il danaro inseguendo una crescita economica infinita, il gesto immobilista di Arpagone, ossessionato dall’idea di non intaccare il proprio patrimonio, suona quasi sovversivo, in opposizione alla tirannia del consumo”.

 

A Ugo Dighero, volto noto al grande pubblico sia teatrale sia televisivo, spetta dunque il compito non semplice di rappresentare Arpagone nella sua completezza, dove oltre agli aspetti più ostili e cupi del suo personaggio come la rabbia, l’ostinatezza, emergono l’ironia e una sorta di amara malinconia.

 

“Non vogliamo dire che Arpagone sia un eroe positivo – aggiunge il regista – che sia mosso da una spinta ideologica, ma, senz’altro, che con la sua attitudine si ponga chiaramente in opposizione all’economia capitalistica novecentesca e più in linea con la visione conservativa”.

 

A fianco a Dighero sul palco, Mariangeles Torres impegnata in un doppio ruolo: Freccia, il servitore che sottrae la cassetta di denaro di Arpagone, e la domestica / mezzana Frosina, i due personaggi che muovono l’azione, scatenando l’irresistibile gioco degli equivoci, sino al ribaltamento di tutte le carte in tavola.