HomeCronacaRimini: frustate al figlio malato che non impara il Corano, chiesti 5 anni per il padre

Un senegalese 46enne sotto processo per maltrattamenti nei confronti di un ragazzo di 15 annni, la denuncia partita dai medici


Rimini: frustate al figlio malato che non impara il Corano, chiesti 5 anni per il padre


17 Febbraio 2024 / Redazione

Per un cittadino senegalese di 46 anni il pubblico ministero Annadomenica Gallucci ha chiesto una condanna a cinque anni di carcere per maltrattamenti nei confronti del figlio, un ragazzo di meno di 15 anni affetto da una patologia congenita.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i maltrattamenti avrebbero avuto inizio nel 2012 e si sarebbero protratti per quasi otto anni. La Procura ha affidato l’indagine ai carabinieri, che sono intervenuti non in seguito a una denuncia della madre o dell’ex compagna, ma dopo alle segnalazioni dei medici dell’ospedale che avevano in cura il bambino.

Il ragazzo, durante una visita medica, aveva manifestato segnali di profondo malessere, rivelando che suo padre lo insultava e picchiava regolarmente, arrivando anche a frustarlo. Le testimonianze raccolte hanno evidenziato che il genitore senegalese offendeva il figlio, chiamandolo “stupido” e “imbecille”, soprattutto quando il ragazzo si rifiutava di studiare il Corano e impararlo in lingua araba.

Il padre, fervente religioso, riteneva inammissibile che il figlio non apprendesse il Corano e usava metodi educativi considerati veri e propri maltrattamenti. Gli abusi consistevano in insulti, percosse e frustate, utilizzando addirittura cavi dei caricabatterie del telefono e altri oggetti.

Durante l’udienza, il ragazzo, rappresentato dall’avvocato Martina Montanari, ha confermato sostanzialmente il quadro accusatorio emerso dalle indagini dei carabinieri. Il legale del genitore senegalese, difeso dall’avvocato Viviana Pellegrini, aveva cercato di ridurre l’accusa, sostenendo che si trattava di abuso dei metodi di correzione. Tuttavia, la richiesta del pubblico ministero ha prevalso, e l’udienza è stata rinviata al 9 maggio per la sentenza definitiva.