“Ai funerali vorrebbe essere il morto, ai matrimoni, lo sposo”.
Il mio amico, The Doctor, ha ragione, sono così. Mi sono dovuto conquistare lo spazio perché nessuno ti regala niente, nulla è scontato. Ma il mio amico lungimirante dal pelo bianco si è superato. Fuori dalla pazza folla, fuori dalla scontata e violentata Valle, fuori dai luoghi comuni e banali, là dove osano le aquile e con Piero, l’unica certezza ai fornelli, dove si trova la felicità?
Nei posti belli, nei vini buoni (No Santini, no party), nelle persone gentili. Ai fortunati e non pochi commensali, il pranzo, ed è riduttivo, è stato fotonico. Poca roba, ma tanta sostanza. Poca roba significa che non siamo usciti con la fame, come è d’abitudine nelle cucine stellate, ma il livello, la qualità, il gusto restano nella memoria, come le poesie che ho liberamente interpretato. Insomma uno spettacolo. I lumachini con il finocchietto (si può ancora dire finocchietto?) erano sublimi, come la seppia con i piselli, il cefalo dorato e gli spaghetti con le poveracce di dimenticata memoria. Il resto è il piacere della Valle, senza cellulari, bambini che rompono i coglioni, un cane bastardo più umano degli umani. Grazie, Doctor, alla prossima.
Rurali sempre,
Enrico Santini