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Maria Giovanna Belcastro è Professore ordinario di Antropologia presso UniBo


Cattolica: sabato al Salone Snaporaz “Storie profonde di comportamenti funerari”


13 Marzo 2024 / Redazione

Sabato 16 marzo, alle 17, al Salone Snaporaz, conferenza di Maria Giovanna Belcastro, dell’Università di Bologna, dal titolo “All’origine dell’umano. Storie profonde di comportamenti funerari”.

I comportamenti funerari possono essere indagati in una prospettiva evolutiva e non possono prescindere dallo studio dei resti fossili umani che registrano e conservano la biologia e, più indirettamente, i comportamenti dei nostri lontani antenati, spesso rappresentando l’unica (o quasi) testimonianza per ricostruire la nicchia ecologica delle popolazioni vissute in un tempo molto profondo.
Segnali sfocati dell’attenzione rivolta al destino dei morti si registrano intorno a 400 000 anni fa. Si tratta di pratiche funerarie, sporadiche, non sistematiche. Prove tangibili di veri e propri riti funerari si osservano nelle fasi finali del Pleistocene (intorno a 100000 anni fa) con la comparsa delle prime sepolture in grotta – forse le più antiche attribuibili ai Neandertaliani, popolazione estinta circa 40000 anni fa. Nella transizione tra Pleistocene e Olocene (la fase in cui viviamo), circa 12000 anni fa, rilevanti cambiamenti climatici ed ecologici segnano profondamente la nostra storia evolutiva, la demografia, l’economia e le società: Homo sapiens cacciatore-raccoglitore nomade diventa agricoltore e allevatore stanziale. Le sepolture diventano sistematiche e sorgono veri e propri cimiteri come luoghi di aggregazione e di rafforzamento dei rapporti sociali, e in cui costruire un’identità di gruppo, riconoscendo comuni antenati. Lo studio antropologico di resti sepolti in alcuni cimiteri dell’area mediterranea potrà testimoniare questi aspetti.

Ingreso libero fino ad esaurimento posti.


Maria Giovanna Belcastro è Professore ordinario di Antropologia presso UniBo. Svolge ricerca, didattica e attività comunicative nell’ambito dell’evoluzione biologico-culturale delle antiche popolazioni, con particolare attenzione alle pratiche e ai rituali funerari. Dal 2005 responsabile scientifico delle collezioni antropologiche museali di UniBo, si occupa della disseminazione del loro valore in ambito storico e scientifico e della loro gestione in chiave etica. Nel 2022 ha curato per il Mulino (con G. Marzi e J. Moggi Cecchi) Quel che resta. Scheletri ed altri resti umani come beni culturali. Coordina il Dottorato di Ricerca di Scienze della Terra, della Vita e dell’Ambiente di UniBo. Dal 2008 al 2020 ha diretto il Master in “Antropologia scheletrica, forense e paleopatologia”. Accademica benedettina dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. Membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Antropologica Italiana.

 

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