HomeCronacaPromuovevano criptovalute senza autorizzazione, tre condanne a Rimini

L'indagine è scaturita da una segnalazione alla Consob, in tanti a subire perdite anche gravi


Promuovevano criptovalute senza autorizzazione, tre condanne a Rimini


30 Marzo 2024 / Redazione

Operazione fraudolenta a Rimini portata alla luce dalla Procura di Rimini, secondo la quale un gruppo avrebbe promosso e collocato prodotti finanziari legati alle criptovalute, senza avere le necessarie abilitazioni.

L’indagine ha rivelato che alcuni avrebbero operato per conto di una società finanziaria registrata a Panama ma con sede operativa a Cattolica. In particolare, un 40enne riminese, insieme a un 54enne di Misano Adriatico e una 55enne residente nel Riminese, avrebbero agito come rappresentanti in Italia per conto della società estera.

Le accuse hanno portato due dei tre imputati, il 54enne e la 55enne, a patteggiare una pena di 8 mesi di reclusione con sospensione condizionale, mentre il riminese è stato condannato a una pena simile dal gip del tribunale di Rimini. La condanna è stata accompagnata dal pagamento di una multa di 3 mila euro per abusivismo finanziario.

Secondo quanto emerso dalle indagini, la società panamense avrebbe organizzato diverse convention a Rimini e Cattolica dal 2019, durante le quali venivano promosse le potenzialità del mercato delle criptovalute. Inoltre, venivano proposti pacchetti di moneta virtuale, con la promessa di potenziali guadagni nel breve e lungo termine per i depositari.

Tuttavia, molti investitori hanno scoperto che i presunti guadagni non erano sempre reali, e alcuni hanno perso ingenti somme di denaro. L’indagine è scaturita da una segnalazione alla Consob, che ha successivamente disposto accertamenti sulla società estera e sospeso l’attività per 90 giorni. Le indagini della Guardia di Finanza di Rimini hanno quindi identificato i presunti rappresentanti italiani della società panamense.

Tra le vittime di questa truffa finanziaria figurano anche cittadini di Rimini, Cattolica e Misano Adriatico. Anche se non si sono costituiti parte civile nell’indagine, hanno subito gravi danni finanziari a causa di questa frode.