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Un cane che ha sempre avuto un destino avverso e lasciato all'illegalità


Ma il Pitt Bull è una vittima


14 Maggio 2024 / Giovanna Foschi

Non è passato molto tempo dalla notizia dei due Pit Bull di Eboli che hanno ucciso un bambino di poco più di un anno.
Nel frattempo, si sono aggiunti altri casi.

Appresa la notizia mi sono sentita anch’io, come mezza Italia, in dovere di scrivere qualcosa, ma non volevo scrivere un articolo che dice quello che in genere hanno detto tutti: errore di gestione, la razza non deve essere demonizzata ecc ..
Volevo scrivere qualcosa di diverso.

Quanto ai professionisti che si sono espressi, nessuno ha scritto frasi che vengono dal cuore.
Come volontaria con un’esperienza pluriennale presso il canile di Rimini, che ospita molti Pit Bull, ho deciso di farlo io.

I Pit Bull o Bull di tipo Terrier sono una razza, ricordo che non è riconosciuta dagli organi competenti, a parte qualche accezione, di cani dolcissimi che amano intensamente il loro riferimento umano, per sono lui disposti a fare qualsiasi cosa, a patto di saperli educare bene e diventare per loro un punto di riferimento equilibrato. Insegnare loro nel modo giusto le cose giuste.

Un cane che purtroppo ha sempre avuto un destino avverso. Nato in Inghilterra per i combattimenti, una volta ci si divertiva così, poi, quando questi sono diventati illegali, la sua sorte è stata segnata in modo negativo, cosa che purtroppo non è ancora cambiata a causa, in parte, della sua illegalità.

Una razza che è vittima sotto ogni forma: non solo soggetta a maltrattamenti: tutti ci ricordiamo di Aron bruciato vivo dal suo padrone, ma anche di una gestione superficiale che lo rende sempre comunque colpevole, quando invece è innocente. Perché un comportamento può essere anche indotto da un’errata gestione.
Come si può uscire da questa situazione?

Intanto portarla fuori dall’illegalità, cosa non impossibile visto che negli Stati Uniti questa razza ha già un nome stabilito e uno standard e delle federazioni che si occupano della sua tutela: UKC e ADBA, ad esempio tramite un’associazione (o altro) come sta accadendo per il Lupino del Gigante.

E poi, il concetto delle adozioni consapevoli deve diventare più consistente con una presa di coscienza più capillare, di modo che tutti i cani, non solo i Pit, vadano nelle mani giuste.

Per il momento c’è un’associazione il cui scopo è diffondere consapevolezza sulla gestione di questa razza: Pit is not crime.

https://www.pitbullisnotacrime.it/

Giovanna Foschi
Autrice – giornalista – Educatrice
Cinofila