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Bravo il sindaco sull'ex questura. Rufo Spina si preoccupa del look di Bonaccini


Colonie marine, a Rimini abbiamo vincolato il degrado


26 Maggio 2024 / Maurizio Melucci

Colonie, abbiamo vincolato il degrado

Qualche giorno fa mi è capitato tra le mani il giornale “Il Terzo, Miramare news” di settembre-ottobre 1992. Era un’iniziativa editoriale dell’associazione culturale il “Terzo” di Miramare del compianto Vinicio Vergoni, anima della sinistra, per decenni, in quel territorio.

In quel numero vi era una intervista dell’allora assessore all’urbanistica del Comune di Rimini Sergio Gambini. Il 1992 è un anno importate per la politica. Ritorna al governo della città il centrosinistra con sindaco Giuseppe Chicchi dopo il pentapartito dei sindaci Conti e Moretti. Il 1992 è l’anno della costituzione della nuova provincia di Rimini.

Ritorniamo all’intervista di Gambini che parla delle colonie dell’area del Marano (Bolognese, Novarese oltre alle colonie nel comune di Riccione). Scrive Gambini “credo che l’area del Marano sia una specie di monumento alla lentocrazia”. Nel pezzo Gambini si lamentava dei ritardi nella programmazione urbanistica per mettere mano alle colonie. Auspicava il passaggio di proprietà della Novarese dalla Regione Emilia-Romagna al Comune di Rimini. Si pensava, allora di realizzare nella colonia Novarese un centro cinematografico con annesse sale di proiezione.

Una parte di quelle richieste si sono realizzate come ad esempio il passaggio della Novarese nella proprietà del Comune di Rimini oppure il progetto ”città delle colonie” che coinvolge in una progettazione urbanistica unitaria i comuni di Rimini e Riccione. Tutto il resto però è rimasto fermo.

Da allora, sono passati 32 anni e per un cittadino che transita in quella zona tutto è come prima. Certo vi sono stati tentativi di riqualificazione, la Novarese non è diventata un centro benessere e un albergo di qualità per il fallimento della Coop7. La Bolognese, dopo alcuni passaggi di proprietà ora è in mano a privati che hanno intenzione di realizzare un albergo. Anche nella zona di Riccione vi sono stati tentativi di fare partire le colonie, tutti falliti. A Rimini la colonia Murri doveva diventare un centro di intrattenimento innovativo che non ha visto la luce per il fallimento della Valdadige.

Sta di fatto che in prima linea turistica, vicino al mare, abbiamo con le colonie solo degrado. L’unica colonia “recuperata” è la Comasca che è diventata una scuola, come scuole legate al turismo sono le altre due colonie in attività a Marebello.

Nella sola provincia di Rimini vi sono 20 colonie vincolate dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Ravenna e dalla regione Emilia-Romagna. Alcune sono state recuperate come le Navi di Cattolica ma molte altre sono in stato di abbandono.

Il Comune di Rimini ha chiesto che venga tolto dal vincolo regionale la colonie Enel (non ha vincolo della Soprintendenza perché costruita nel 1950). Verrà demolita per lasciare spazio al “parco del Mare”. Bene. anzi benissimo. Ma le altre colonie sono vincolate dalla Soprintendenza e dal Piano territoriale paesaggistico regionale.

Io credo che a distanza di tanti anni la Regione insieme alla Soprintendenza e ai comuni costieri debba fare una ricognizione seria della situazione delle colonie riducendo quelle vincolate e trovando soluzioni per quelle da recuperare, perché testimonianza importante di un periodo turistico della nostra costa. In questo caso sono necessari anche finanziamenti pubblici a sostegno degli investimenti privati. Altrimenti continuerà il vincolo ma del degrado e non certo del recupero, della testimonianza e della bellezza.

Ex Questura, bravo il sindaco Jamil Sadegholvaad

Questa settimana vi è stato da parte del sindaco una importante comunicazione ai gruppi di maggioranza sulle trattive in corso sull’ex questura di via Ugo Bassi. Lo scoglio principale da sempre è la dimensione dell’area commerciale prevista nell’ex questura. Asi (attuale proprietaria dell’area)  ha proposto 1.500 mq di vendita, più 4.500 mq tra magazzini, e logistica. Il Comune ha sempre bocciato la proposta, ritenendola un ’cavallo di troia’ per creare una sorta di Amazon mascherato. La proprietà ha sempre negato di voler realizzare un hub logistico.

Il 7 dicembre scorso Asi ha proposto (con una mossa a sorpresa) al Comune di voler rinunciare a 17.600 dei 23.773 metri quadri acquistati all’asta per 14,5 milioni di euro nell’estate 2021, per realizzarne soltanto 6.000 (quelli controversi) e di cedere gratuitamente oltre tre ettari di aree al Comune.

Ora la trattiva riguarda proprio questa dimensione. Invece di 6mila mq si potrebbe arrivare a poco più di 5mila mq, 1500 mq di superficie di vendita (il supermercato) e poco più di 3.500 di magazzini e logistica.

Se si chiudesse in questo modo sarebbe un successo per il sindaco e per la città che ha fatto prevalere l’interesse pubblico. Ricordo che in questo modo Asi rinuncia al piano inizialmente presentato che prevedeva:

  • 7.950 mq di residenza privata e pubblica convenzionata
  • 1000 mq di un asilo (da costruire a carico del Comune)
  • 4.500 mq di uno studentato (realizzato e gestito dal privato)
  • 1.000 mq di una biblioteca (a carico dell’università di Bologna)
  • 6.000 mq di polo universitario (che doveva realizzare l’università)
  • 1.500 mq di supermercato
  • 4.500 mq di magazzini e logistica

Ora se togliamo le cosiddette funzioni pubbliche (cessioni di aree per asilo e case popolari) uno studentato che non serve in quella zona (abbiamo strutture ricettive che possono essere riconvertite) e tanto meno un polo universitario, il cuore dell’intervento riguardava due numeri:

  • 7.950 mq di edilizia residenziale (tra convenzionata e privata)
  • 6.000 mq di supermercato e logistica

Se la trattiva come scrivono i quotidiani, riguarda solo la parte supermercato e logistica, eliminando la parte residenziale, mi pare un’ottima soluzione per una riqualificazione dell’area con chiaro interesse pubblico.

Bonaccini con la camicia sbottonata è uno scandalo per Carlo Rufo Spina di Fratelli d’Italia

Non c’è limite al ridicolo. Con un post sulla sua pagina Fb, il consigliere comunale della destra riminese se la prende con il look del presidente della Regione Stefano Bonaccini e capolista alle elezioni europee nella circoscrizione nord-est. Scrive Rufo Spina: “Questo soggetto che si presenta in televisione su Rai1 senza cravatta, con ben 2 bottoni della camicia sbottonati così da mostrare il petto nudo nel peggior atteggiamento cafonesco e che interloquisce con “oh” e altri versi è -sarebbe- un presidente di regione (oltre ad essere presidente del Pd). Questa è -sarebbe- la classe dirigente della sinistra. Provo fastidio e imbarazzo per la dignità delle istituzioni.

Sì. condividiamo che in questo momento si prova spesso imbarazzo e fastidio per la dignità delle istituzioni. Ma non per il look di Bonaccini, che sinceramente mi pare del tutto consono ad una trasmissione televisiva. Ma personalmente provo fastidio per le dignità delle istituzioni quando:

  • Un ministro (Daniela Santanchè) che con una richiesta di rinvio a giudizio per truffa aggravata ai danni dell’Inps rimane al suo posto.
  • Il presidente della Regione Liguria Toti agli arresti domiciliari che non si dimette.
  • Carlo Fidanza candidato alle europee per Fratelli d’Italia che ha patteggiato un anno e 4 mesi per corruzione. A proposito di aspettare il terzo grado di giudizio (in questo caso vi è stato, ma è stato ricandidato ugualmente)
  • Un incontro tra la Presidente del Consiglio ed un ergastolano condannato per omicidio in via definitiva negli Stati Uniti.

Potrei continuare. Rufo Spina lascia stare il look di Bonaccini ed occupati di situazioni imbarazzante e fastidiose per le istituzioni in casa tua. Hai molto lavoro!

Maurizio Melucci

La foto dello scandalo per Rufo Spina (dalla sua pagina Fb)