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Partendo dall’amore per gli animali non avremmo avuto nemmeno la Santa Inquisizione


Se l’Italia fosse stata come l’India


9 Giugno 2024 / Giuliano Bonizzato

Come tra gli uomini, dove si passa dal cretino integrale a Einstein e dal mostro di Londra a San Francesco, anche nel mondo animale esiste ovviamente una scala di valori.

E senza che nessuno si offenda, mi pare che tra un moscerino del vino e la mia cagnolina Lea, dotata non solo della capacità di amare e soffrire ma anche di un finissimo senso dell’umorismo, corra una differenza di gran lunga superiore a quella che passa tra un gorilla e un hooligan del Regno Unito. Purtroppo gli animali vengono considerati dai cristiani più integralisti privi di anima e pertanto né più né meno che “cose” di cui l’uomo può fare ciò che crede. O per dirla come scriveva molti anni fa anni fa un giovane giornalista ravennate che spero, crescendo, abbia cambiato idea ‘come un ben organizzato cumulo di ossa nervi e frattaglie’ dall’effimera esistenza, senza diritti e al servizio esclusivo del Re dell’Universo come recita l’Antico Testamento.

E pensare che in India, dove gli indù e i brahmani considerano sacra anche la vita di una formica (in quanto partecipe, come noi, dell’eterna essenza che permea l’universo) non esistono né società per la protezione degli animali, né leggi a tutela degli stessi. Ci pensa la religione a proteggerli. Tanto che, dopo aver letto che quel giornalista, non pago della citata, sanguinolenta definizione, avrebbe voluto pure, a fini educativi, portare le scolaresche a vedere come da noi si sgozzano i maiali, pensai per un momento a quanto sarebbe stata bella una Italia buddista. Pensate! Partendo dall’amore per gli animali non avremmo avuto nemmeno la Santa Inquisizione. Quella per cui l’eretico (avendo perduto l’anima) poteva essere trattato anche lui come ‘come un ben organizzato cumulo di ossa nervi e frattaglie’.

Questi pensieri mi sono frullati in testa, per associazione d’idee, dopo essermi reso conto, grazie a una recente conferenza svoltasi presso un club-service cittadino, della potenza terapeutica che un piccolo cane riesce a sviluppare a beneficio della giovane padrona affetta da ‘disturbo border-line della personalità’. Non una malattia vera e propria ma una situazione mentale che comporta l’orribile sensazione di sentirsi rifiutati dal mondo. L’empatia che si stabilisce tra la ragazza e l’animale rappresenta infatti il primo indispensabile passo verso la riconquista delle capacità comunicative nei confronti dei propri simili.

E sempre per associazione di idee mi è tornata alla mente l’immagine televisiva di quel bambino ucraino che, nella metropolitana di Kiev, mentre sopra di lui piovono le bombe, dorme abbracciato al suo cagnolino…

Giuliano Bonizzato

(immagine in apertura da Fondazione San Giuseppe Rimini)