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"Le frazioni a nord che prima erano considerabili salve dal degrado si stanno velocemente uniformando a tutto il resto della città costiera"


Benaglia: “In Romagna è stata messa la cravatta al maiale”


11 Giugno 2024 / Redazione

Caro Diario, qua alla frontiera di quella che fu la capitale del turismo le notizie non sono per nulla incoraggianti.

 

Preciso: gli investimenti per il restyling sono stati tantissimi e la città ha cambiato profondamente la sua faccia, ma come si dice in Romagna è stata messa la cravatta al maiale.  Le strutture ricettive sono rimaste praticamente le stesse, sul fronte spiaggia si cambierà tutto per lasciare tutto come sempre, mentre per il commercio non esiste un’idea strutturata per affrontare questa ecatombe di attività.

 

Si chiede agli imprenditori di investire nell’ammodernamento delle attività mentre tutto attorno crolla. Le frazioni a nord che prima erano considerabili salve dal degrado si stanno velocemente uniformando a tutto il resto della città costiera, con un evidente shopping a prezzi di saldo da parte della malavita che sguazza in queste situazioni.

Questa crisi, che è stata sempre mascherata o minimizzata durante gli anni, oggi presenta saldo devastante per la filiera del turismo.

La stagione ormai è relegata dal 20 giugno al 20 di agosto, due mesi che devono prima di tutto salvare i conti e poi garantire i quasi impossibili investimenti per il futuro.

 

A questa situazione si aggiunge la parte di destinazione turistica che nel nostro territorio è affidata ai comitati turistici, i quali si occupano sia dell’intrattenimento quotidiano che di parte di promo commercializzazione, con grande coraggio e determinazioni operando spesso oltre il loro ruolo e la loro reale funzione.

Queste realtà sono l’ultimo baluardo di turismo rimasta, mossi da uno spirito di amore verso il proprio territorio che purtroppo si scontra con il resto del mondo, dove ormai è richiesta professionalità e visione a lungo termine, tutte cose difficilmente con il modello volontaristico.

 

I comitati per le loro iniziative ricevono 120.000 euro da dividere tra loro in base alle feste, tramite un calcolo che comprende una quota fissa e una in proporzione agli eventi fatti. L’ironia vuole che più eventi vengono fatti, meno i comitati prendono come quota individuale. I contributi servono a coprire circa il 10% dei costi delle iniziative realizzate e il più delle volte non basta nemmeno a coprire il costo SIAE.

Per essere chiari non è una richiesta di più fondi, che comunque non guasterebbero, ma sarebbe ora di istituire un bilancio partecipato lineare e democratico che venga gestito su indicazione dei territori. Magari discusso nei quartieri. Perché ormai i comitati non sono più solo degli organizzatori di feste, ma un presidio territoriale che con la sua funzione a volte genera virtuosismi ma anche storture nel sistema.

La politica dovrebbe avere il coraggio di affrontare una riforma dei comitati turistici in ottica professionalizzante, creando delle vere istituzioni rappresentative e realmente dedicate ai territori. La disponibilità per questo dialogo è totale, ma temo che sarà difficile uscire dal solito clientelismo spiccio, utile solo al consenso a brevissimo termine.

 

Caro Diario, la strada è lunga e non ne vedo la fine…

 

Stefano Benaglia