E con Ermanno Vichi a Rimini facemmo l’Ulivo prima di Prodi
9 Luglio 2024 / Giuseppe Chicchi
La città e le sue istituzioni hanno in questi giorni di lutto ricordato Ermano Vichi, uno bravo. Posso testimoniare di averlo conosciuto bene. Prima ai tempi dell’Università a Bologna, poi su banchi opposti in Consiglio Comunale nel ’75 a Rimini e in quello Regionale dall’80 al 90. Poi in Parlamento nella breve vicenda del secondo Governo Prodi, questa volta eravamo insieme nel gruppo dell’Ulivo.
Stranamente, forse a causa di certe nostalgie neo-centriste che agitano la politica nonostante l’esito delle Europee, ora rinfocolate dall’esito dei ballottaggi in Francia, nel ricordare Ermanno, nessuno in questi giorni ha citato la vicenda del ’91-’92. Presumo che questo compito tocchi a me, per la semplice ragione che vi presi parte. Lo faccio non solo per completare il profilo dell’uomo, ma anche per proporre quel passaggio come uno dei più significativi del suo percorso politico.
Ermanno ha fatto molte cose, dovunque fosse cercava di dare il meglio, con un approccio sempre propositivo. In Consiglio Comunale negli anni settanta mi capitò di definirlo “assessore abusivo” per segnalare la dedizione con cui seguiva, da oppositore, gli atti di governo dell’Amministrazione. In Regione interveniva prevalentemente su questioni di Bilancio ed era uno dei pochi che ci capiva qualcosa; in Provincia, come Presidente, applicò la naturale attitudine parsimoniosa ad una gestione finanziaria che favoriva gli investimenti.
Ma nel passaggio del decennio 80-90, Ermanno capì alcune cose che in seguito altri capirono o finsero di capire. La “torsione” del sistema politico produceva nuovi equilibri, il mondo cambiava: muro di Berlino, crollo dell’URSS, svolta moderata del PSI di Craxi, rottura dello storico rapporto fra PCI e PSI, nascita del PDS. Tutta roba grossa!
Dentro questo quadro in movimento, Ermanno capì che lo scontro ideologico del Novecento era ormai un inutile arnese. Credo che temesse la svolta neo-capitalistica del PSI e che essa avrebbe modificato nella DC il difficile “storico” equilibrio fra profilo popolar-riformatore e profilo conservatore. Temeva, in sostanza, che il CAF (Craxi, Andreotti, Forlani) avrebbe portato a destra il suo partito. Poi, nel febbraio ’92, arrivò l’arresto di Mario Chiesa. Anche da noi un ciclo storico era finito ed anche l’appena nato pentapartito di Rimini (1989, poi confermato nelle elezioni del ’90 con Sindaco Marco Moretti), a forte impronta andreottiana, appariva già vecchio e nelle stesse forze che lo componevano si manifestava disagio.
Di questo passaggio cominciammo a parlare con Ermanno e Fabio Zavatta. Ero allora Segretario provinciale del PDS ed avevo il dovere di esplorare quel disagio. Lo feci sia verso la DC che verso i partiti laici. Occorreva uno strappo che riattivasse il percorso di una città incapace di decisioni forti. Così almeno pensavamo noi, pur in presenza di malumori nei nostri rispettivi campi. La Direzione del PDS faticosamente approvò il percorso a condizione di una “discontinuità di uomini e programmi”. Ciò creò difficoltà in casa DC e aprì all’interno una frattura non recuperabile.
L’occasione fu lo scontro fra il forte peso di CL in Giunta Comunale e l’insofferenza laica di due consiglieri del PSI (Cappellini e Ciuffolini): la fragile maggioranza della Giunta Moretti cominciava a vacillare. In questo contesto Fabio Zavatta fu in grado di proporre al gruppo DC un cambio di maggioranza e fu seguito nella proposta da 8 consiglieri, la metà del Gruppo DC, a conferma di un sentimento ben radicato. Pesò molto, nel dibattito interno alla DC, la condizione posta dalla Direzione del PDS .
Nacque una maggioranza PDS, DC, PSDI forte di 32 consiglieri su cinquanta. Fui nominato Sindaco dal Consiglio Comunale nel giugno del ‘92 e Fabio Zavatta fu vice-Sindaco. Ne uscì una maggioranza forte che operò per implementare le infrastrutture cittadine, un “capitale” pubblico necessario per la Provincia che stava arrivando e per la destagionalizzazione dell’economia riminese.
Io, Fabio ed Ermanno ci abbiamo scherzato sopra per anni: abbiamo fatto l’Ulivo prima di Prodi!
Giuseppe Chicchi
(nell’immagine in apertura: 1996, 10 nov. Rimini. 50° della scomparsa di Alberto Marvelli: il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro con la sindaca di Coriano Yvonne Crescentini, Giuseppe Chicchi, Ermanno Vichi)