Non sparate sugli Airbnb
C’è una emergenza casa, drammatica nel nostro Paese. In particolare, nelle grandi città compresa Rimini. Sono sempre di più i cittadini, giovani, anziani, famiglie monoreddito, lavoratori, studenti, esclusi dal mercato privato. 650 mila richieste nelle graduatorie comunali per l’accesso alla casa in Italia. 3.300 in provincia di Rimini
Come succede di fronte a delle emergenze si cerca un responsabile di questa situazione e conseguente iniziativa per risolvere il problema apparentemente in modo semplice. È successo con la mancanza del personale stagionale nel turismo. In quel caso il colpevole era stato individuato nel reddito di cittadinanza. Detto e fatto. Eliminato dal governo di centrodestra. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Sono aumentati i poveri e il personale nel turismo non si trova come prima.
In questo caso il responsabile di questa situazione viene imputata, da molti, ad Airbnb, agli affitti brevi. Dico subito che è la parte più evidente di un fenomeno ben più complesso. Il fattore Airbnb cambia in modo anche eclatante la struttura commerciale delle città. Ma eliminando gli affitti brevi dalle città non si risolve il problema della casa.
Il problema più rilevante sono gli alloggi a disposizione dei proprietari che non finiscono nel mercato della locazione né a breve né a lungo termine.
La crociata contro gli affitti brevi non tiene conto che impedire un utilizzo non ne alimenta necessariamente un altro: ridurre la locazione breve potrebbe volere dire anche aumentare gli appartamenti sfitti.
Per queste ragioni per affrontare il problema della casa è necessario intervenire su molti aspetti e non solo sugli airbnb:
- I proprietari di case sono preoccupati dalla morosità. Per questo è importante istituire un fondo di garanzia (come ha fatto il Comune di Rimini) che può portare nel mercato un numero maggiore di alloggi.
- Non basta la rigenerazione urbana per creare nuovi alloggi. L’aspettativa del valore dei proprietari è molto più alta delle possibilità che offre il mercato.
- Lo strumento dell’IMU in mano ai Comuni non è sufficiente per convincere i proprietari ad affittare gli appartamenti.
- Realizzare nuove abitazioni per affitti sociali o a canone concordato. Sono anni che non si costruiscono abitazioni finanziate dal pubblico. E questo è un problema.
- Manca un piano casa nazionale.
- Ripristinare con almeno un miliardo il fondo sostegno affitti e quello sulla morosità incolpevole. Il governo di centrodestra in questi anni ha tagliato 250milioni al comparto degli enti locali.
In questo contesto è utile anche limitare gli affitti brevi (Airbnb) nelle aree urbane dove la richiesta di abitazioni è più importante sia per le famiglie che per gli studenti. Un’iniziativa comprensibile in un territorio costiero che ha un’offerta turistica unica a livello nazionale.
Diversamente una limitazione indiscriminata su tutto il territorio comunale o provinciale riminese provocherebbe un danno all’economia del turismo senza intaccare minimante i problemi dalla casa in affitto per le famiglie e studenti. Ricordo che l’incremento di turismo che si registra nell’entroterra è dovuto in buona parte dagli affitti brevi, in molti casi di seconde case quasi sempre chiuse in quelle località. Con gli Airbnb si crea turismo con l’indotto conseguente, una forma nuova di fare turismo che non può essere cancellata. Va regolamentata.
Metromare, non ci siamo
Di questa importante infrastruttura per la mobilità avevo già scritto nel passato. Purtroppo, oltre ai disservizi che si sono registrati nel passato ora siamo di fronte ad alcuni problemi strutturali.
Start Romagna ha fornito i dati del Metromare. Nel 2023 ha percorso 533.768 chilometri, circa 5.000 in più rispetto al 2022, ma ha trasportato 656.248 passeggeri, 40.000 in meno rispetto all’anno precedente, quando furono 696.785. In questo caso si sta parlando di passeggeri paganti. Sono sempre più numerose le segnalazioni di tanti che usano il Metromare senza pagare il biglietto. In questo caso è facile immaginare chi ci sia un aumento dei non paganti. Comunque, è un calo sorprendente, considerando che è stato il primo anno a pieno regime. Un dato preoccupante che dimostra che il Metromare non sta sviluppando tutte le sue potenzialità previste, compresi i sistemi di controllo. In primo luogo, appare sempre più come una linea aggiuntiva del trasporto pubblico (Rimini-Riccione) e non invece una soluzione innovativa e strategica per la mobilità pubblica.
Da quando è entrato in funzione il Metromare non si è:
- Riorganizzata la linea 11 del filobus. Di fatto l’11 è un doppione del TRC ed opera in una situazione di grande difficoltà per il traffico che si è generato sulla via delle Regine dopo l’eliminazione dei lungomari.
- Non si sono riorganizzate le linee del trasporto pubblico in funzione della nuova struttura realizzata tra Rimini e Riccione
- Con la realizzazione del nuovo tratto, Stazione di Rimini – Fiera impensabile non rivedere tutta la rete del trasporto pubblico
Le indicazioni del PUMS (Piano Urbano della mobilità Sostenibile) del Comune di Rimini d’altra parte sono chiare: “riorganizzare la locale rete di TPL, la quale dovrà essere razionalizzata, valorizzata e coordinata con il servizio TRC per consentire il raggiungimento di più elevati livelli di efficacia e di efficienza di esercizio.”
Penso che i responsabili della mobilità nel nostro territorio siano consapevoli che a fronte di un investimento nel trasporto pubblico tra primo e secondo tratto di circa 160milioni di euro non può rimanere tutto come prima ed è fondamentale attuare le previsioni dei documenti di programmazione approvati. Si parla sempre di trasporto pubblico. Di incentivare la mobilità collettiva rispetto all’uso dell’auto. Purtroppo non si sta facendo nulla o molto poco per rimodulare le linee attuali con il Metromare.
I bagnini scioperano ad agosto
“Quando chiuderà il Parlamento per la pausa estiva, se non sarà stato varato un provvedimento legislativo chiarificatore della questione concessoria, chiuderemo gli ombrelloni di tutta Italia” – ha dichiarato Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a FIPE/Confcommercio a seguito dell’Assemblea nazionale straordinaria.
Capisco la frustrazione dell’associazione, tuttavia i responsabili di questa situazione sono proprio le associazioni dei balneari che per anni hanno bloccato qualsiasi ipotesi di riforma del settore diversa dalle loro proposte impraticabili ed in contrasto con le norme Europee ed italiane. La soluzione si poteva trovare già 10 anni fa con il ministro Fitto del governo Berlusconi. Purtroppo noto che ancora non si vuole capire la reale situazione.
Avevo già indicato in un precedente intervento una possibile soluzione.
Vedo che qualcuno insiste sugli indennizzi bocciati recentemente dalla corte di Giustizia Europea. Non si possono dare.
Consiglio agli attuali concessionari di pensare a come organizzarsi per partecipare ai bandi. Se i nostri attuali bagnini sono come amano descriversi: esperti, competenti, accoglienti, innovativi, pilastro insostituibile del turismo balneare non avranno difficoltà a vincere i bandi. Consiglio anche di organizzarsi in consorzi o simili per realizzare innovazione come prevedono i piani dell’arenile dei comuni costieri aumentando anche la dotazione di spiagge libere.
Maurizio Melucci