HomeCultura“Cus Dis?” L’Emilia Romagna valorizza i dialetti della Valconca e Valmarecchia

La Regione ha finanziato 4 progetti: a Santarcangelo, Verucchio, Riccione e Montegridolfo


“Cus Dis?” L’Emilia Romagna valorizza i dialetti della Valconca e Valmarecchia


19 Agosto 2024 / Redazione

Il dialetto non è solo quello “letterario” di Raffaello Baldini o Tonino Guerra, ma anche quello del linguaggio quotidiano, popolare e vivo che ancora oggi definisce e tramanda i valori delle nostre comunità, contribuendo ad aprirle al contemporaneo.

Non solo un patrimonio del passato da custodire, ma una risorsa del contemporaneo da condividere e diffondere anche attraverso i diversi mezzi di comunicazione, dalla radio ai podcast, dai libri alla musica.

I piccoli borghi della provincia di Rimini ne sono un territorio privilegiato e la Regione Emilia-Romagna ha scelto di sostenerli attraverso il finanziamento di quattro progetti all’interno del bando per la salvaguardia e la valorizzazione delle lingue locali. Si tratta della provincia maggiormente sostenuta, subito dopo Bologna.

I progetti si chiamano “Cus Dis?” / Associazione “Ali di Farfalle” – Montegridolfo (Rimini); ‘Radiodrammi di Romagna’ presenta ‘Radiodrammi in tour’” / Associazione “Città Teatro” – Riccione (Rimini); Gli intermezzi semidialettali verucchiesi del Settecento. Volume 4” / Comune di Verucchio (Rimini); “Sta drètt che la belèzza l’a n pàisa – Stai dritto che la bellezza non pesa” / Società “Museo Tonino Guerra” – Santarcangelo di Romagna (Rimini).

“I dialetti sono in continuo movimento, e li vogliamo salvaguardare con progetti – spiega Emma Petitti, presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna – che coinvolgano anche i giovani, che nello scambio con gli anziani possono assorbire, oltre a una parlata antica, anche la memoria di una identità profonda. Le comunità delle valli del Conca e del Marecchia sono un tesoro pienamente riconosciuto dalla nostra Regione, attraverso un sostegno multiforme; Si va dalle raccolte di testimonianze sonore dei parlanti più anziani in dialogo con i più giovani ai corsi di dialetto nelle scuole e nelle biblioteche, dalla promozione della tradizione canora dialettale alla trasposizione della musica folk americana in lingua locale, fino alla pubblicazione di video, podcast, volumi su carta e contenuti su web” – conclude Petitti.