Home___aperturaIl turismo di Rimini ha bisogno un’altra grande opera: riqualificare le strutture ricettive. Ecco le proposte

Sono 500 gli alberghi chiusi o marginali che debbono essere riconvertiti in altre opportunità


Il turismo di Rimini ha bisogno un’altra grande opera: riqualificare le strutture ricettive. Ecco le proposte


25 Agosto 2024 / Maurizio Melucci

Complice una stagione turistica diciamo complicata, si è aperta la discussione sul futuro del turismo balneare a Rimini come in generale sulla costa romagnola.

Le “Pillole” di questa settimana le dedico ad alcune proposte utili, necessarie dal mio punto di vista per ridare slancio al turismo balneare.

Le proposte non si concluderanno in questa puntata domenicale.

Già ho scritto che le mucillaggini del 1989 portarono ad una conferenza regionale sul turismo alla fine di quell’anno che lanciò la destagionalizzazione, non solo turismo estivo ma durante tutto l’anno. Proposte che vide la costa Romagnola e Rimini in particolare di dotarsi di strutture fieristiche sportive e congressuali.

Oggi siamo chiamati ad uno sforzo di analoga portata. Non si tratta di aggiungere nuove funzioni, ma di rigenerare un tessuto economico ed urbano che presenta grandi difficoltà.

L’attuale contesto

La stagione 2024 si chiuderà con un dato in negativo. Di quanto sarà il segno meno lo si vedrà a fine stagione. Non sto parlando solo degli aspetti quantitativi che potrebbero essere anche positivi (dati Istat) ma soprattutto dei fatturati, degli utili, della qualità della nostra offerta turistica. Basta guardare i listini prezzi sui portali di prenotazione per comprendere i motivi di preoccupazione

Sarebbe indispensabile cercare di fare un’analisi oggettiva della situazione. Minimizzare il problema, oppure fare ricadere le difficoltà riscontrate su aspetti congiunturali ( caro prezzi, famiglie in difficoltà ecc..) non credo ci servano per il futuro. Inutile negarlo, la riviera sta perdendo in competitività sui mercati. Per questo occorre pensare ad un progetto di media durata che cambi la nostra offerta turistica.

Lo stato di fatto

L’ufficio statistico del Comune di Rimini registra 1.043 strutture ricettive aperte nel 2023 a cui vanno aggiunte 484 strutture extralberghiere. Le camere sono 34.789 e 1.278 nell’extralberghiero con 68mila posti letti e 3.900 nell’extralberghiero. 274 alberghi sono aperti tutto l’anno sui 427 che conta la provincia. 361 le strutture annuali nell’extra alberghiero.

Interessante la classificazione alberghiera:

  • 68 alberghi con una stella
  • 205 con due stelle
  • 587 con tre stelle
  • 74 con quattro stelle
  • 2 cinque stelle
  • 107 residenze turistiche alberghiere

Gli alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale sono 432.

Gli arrivi e le presenze 2023 sono rispettivamente 1.833.977 e 6.749.523, di cui 525.667 arrivi e 2.299.392 presenze estere pari al 34% dei pernottamenti (anno 2023).

La permanenza media annuale nella città di Riminiè di 3,6 giorni, dove la permanenza media nei mesi di luglio e agosto (2023) è stata di 4,7 giorni.

Questa la fotografia della nostra industria turistica.

Da quanto dichiarato da Roberta Frisoni assessora all’urbanistica del Comune di Rimini  (luglio 2023), vi sarebbero oltre 320 strutture ricettive chiuse. Penso che non siano conteggiate nelle 1.043 strutture attive per il 2023.

Qui si pone un primo aspetto: quante sono le strutture che risultano attive nel 2023 che nei fatti hanno gestioni difficili e potrebbero chiudere nei prossimi mesi?

Non penso che siamo molto lontani da una ipotesi di minima di 500 strutture ricettive già chiuse o comunque fuori mercato. Un numero elevato che richiede un intervento all’altezza degli obiettivi che si vogliono raggiungere.

Nel solo quadrato di 400 metri per lato tra viale Tripoli e viale Cormons si possono contare una quindicina di strutture, tra pensioni e residenze estive, in stato di abbandono.

Albergo chiuso da anni in via Regina Elena tra Pascoli e Lagomaggio

Gli obiettivi

La riqualificazione alberghiera diventa per i prossimi anni un obiettivo strategico. Nelle zone ad alta densità turistica (Rimini sud) non è pensabile continuare a tenere chiuse strutture a fianco di altre funzionanti. È il segno di un degrado evidente. Inoltre, proprio nelle zone ad alta densità turistica sono necessari servizi collettivi che attualmente non vi sono e soprattutto liberare spazi per dare “respiro urbano” a realtà fortemente congestionate.

È fondamentale dare risposte agli alberghi chiusi ma contemporaneamente occorre incentivare la riqualificazione degli alberghi aperti annuali e stagionali. Un punto deve essere chiaro. Nella zona turistica (a mare della ferrovia) i cambi di destinazione da alberghiero a residenziale possono essere solo una eccezione motivata da un contesto urbano coerente con il cambio di destinazione.

Il quadro urbanistico

Le norme regionali impediscono varianti urbanistiche sino all’approvazione del Pug (Piano Urbanistico Generale). I tempi di adozione ed approvazione di questo nuovo strumento urbanistico sono troppo lunghi (sicuramente prossima legislatura) rispetto alle nuove sfide che il mercato turistico ci pone. Solo lo studio dei servizi tecnici di architettura e ingegneria finalizzati alla formulazione degli elaborati necessari alla definizione del Regolamento Edilizio e della disciplina del nuovo PUG, in supporto all’ufficio di piano del Comune ha tempi di quattro anni a partire dal 2024. Non abbiamo questo tempo a disposizione.

Per questo motivo occorre anticipare i tempi con un accordo di programma. Si tratta di uno strumento tra enti territoriali (regione, provincia e comune) ed altre amministrazioni pubbliche mediante la quale le parti coordinano le loro attività per la realizzazione di opere, interventi o programmi di intervento.

Per questo obiettivo ci vuole la piena collaborazione della Regione, sia politicamente che dagli uffici della pianificazione territoriale. E un coinvolgimento della provincia e di altri enti terzi interessati alla zona turistica.

Le prossime elezioni regionali debbono avere al centro del programma per la Romagna e Rimini proprio la riqualificazione turistica-alberghiera.

Ex hotel Melrose in Via Briolini

Gli interventi per la riqualificazione alberghiera

  • Il primo intervento è già stato  approvato. Conversione di strutture ricettive chiuse in studentati e strutture per lavoratori. Evidente che questa può essere una soluzione per un limitato numero di strutture ricettive. Ad oggi non risultano molte domande. Pesa la durata del cambio di destinazione. Infatti il gestore si deve impegnare a ripristinare l’uso originario allo scadere del periodo concesso, che potrà avere una durata massima di cinque anni con possibilità di proroga di altre cinque. Un periodo troppo basso per ammortizzare interventi che in molti casi sono importanti e costosi.

Interventi da inserire nell’accordo di programma

  • Cambio di destinazione a residenza per tutte le strutture ricettive a monte della ferrovia. In questo caso non serve neanche la mappatura se non per sapere quante sono le strutture chiuse che hanno queste caratteristiche. Per ottenere questo obiettivo è necessaria una modifica alla zona turistica prevista dal PTCP della provincia. Ovviamente vanno valutati i parametri urbanistici per permettere questo cambio di destinazione. Indice, parcheggi, verde ecc..
  • Prendere in considerazione le strutture ricettive che possono cambiare destinazione in residenza sotto la ferrovia, sia a nord che a sud perché non impattano sulla qualità urbana ed anzi possono riqualificarla. Fermo restando il principio generale di non permettere cambi di destinazione nella zona a mare della ferrovia.
  • Trasformazione di strutture ricettive in servizi collettivi: Ristorazione, centri benessere, parcheggi. Mi si potrebbe obiettare che sono anni che ne parliamo. Vero. Ma ora non possiamo più rinviare. Il numero degli hotel che hanno deciso di chiudere la cucina è in aumento costante e sta portando ad una perdita di competitività sul mercato turistico. Il solo pernottamento e prima colazione non funziona con una famiglia che vuole passare le vacanze in riviera. I costi della ristorazione sarebbero troppo alti. Per questa ragione strutture di ristorazione collettiva che aumentino la qualità dell’offerta e mantengano la formula della pensione completa o dell’all-inclusive. Per questa innovazione è fondamentale il coinvolgimento delle categorie economiche alberghiere e della ristorazione.
  • Poi ci sono gli hotel che si vogliono accorpare. La norma c’è ma non la usa nessuno.

Ex hotel Lidia angolo via Pascoli\via Praga

Maurizio Melucci

(1. Continua)