Il Comune di Rimini acquisti gli alberghi chiusi
2 Settembre 2024 / Maurizio Melucci
Questa la seconda parte di proposte (alcune) per la riqualificazione alberghiera e non solo. La scorsa settimana avevo impostato il problema partendo dalla consistenza numerica delle nostre strutture ricettive e dal numero di alberghi chiusi o fuori mercato. E’ possibile che vi siano numeri diversi tra il Comune e le stime di altri studi. Dal mio punto di vista cambia poco. E’ necessaria, non più rinviabile, un’altra grande opera di riqualificazione della nostra industria turistica. Questa volta non solo intervento pubblico ma un grande impegno da parte del privato.
Vi sono alcuni scogli da superare, in primo luogo un vincolo urbanistico che non permette varianti ma solo accordi di programma in mancanza del nuovo strumento urbanistico (PUG) che arriverà non prima di 5-8 anni. Sono troppi, un’attesa impossibile.
Il Comune di Rimini ha annunciato una manifestazione d’interesse per la riqualificazione alberghiera. La leggerò con molta attenzione. Già nel passato sono state fatte iniziative simili: senza nessun risultato. Vedremo. Rimango dell’idea di un coinvolgimento in prima persona della Regione.
Già nella prima parte avevo indicato alcune iniziative in corso del Comune di Rimini. Utilizzo di hotel chiusi in studentati o alberghi per gli staff. Lo “sportello albergo” per aiutare gli imprenditori alberghieri che vogliono rinnovare ad ottenere i permessi. Ma non basta.
Sono necessarie altre misure.
Strategico dal mio punto di vista sono i servizi collettivi da realizzare negli alberghi chiusi o marginali. Come già detto. Con le attuali norme urbanistiche non si possono fare.
Ma andiamo avanti con altre proposte.
- Albergo diffuso. Normalmente è una struttura ricettiva turistica, caratterizzata dalla dislocazione di stanze o appartamenti in più edifici distribuiti in un territorio delimitato, di solito di un piccolo centro urbano. In questo caso due o più strutture ricettive piccole che si organizzano per aumentare la capacità ricettiva senza snaturare il nostro sistema turistico soprattutto in alcune parti della zona turistica. Sarebbe la prima volta in un comune turistico importante come Rimini.
- Poi arriva il difficile. Cosa fare per gli hotel che non rientrano nei casi sopra indicati. Non sono quanti ne rimarranno ma penso un numero importante. Ritorna una vecchia idea di 15 anni fa valutata anche dall’Associazione albergatori. Permutare il lotto con la struttura ricettiva chiusa o marginale con un altro lotto in zona non turistica dove fare realizzare del residenziale. Una permuta di lotto tra una zona urbansitica compromessa, come quella tuiristica e un lotto in un’area sostenibile. Operazione complessa.
- Occorre stabilire criteri di valutazione per dare un valore al lotto con l’attività alberghiera chiusa o marginale. Una valutazione oggettiva fatta anche da enti terzi.
- Dotare il patrimonio pubblico di aree da permutare con il lotto alberghiero. Anche in questo caso è necessario un intervento con il privato per individuare aree, non agricole, da usare a questa destinazione
- Il tutto dovrebbe avvenire nella massima trasparenza con lo strumento della manifestazione d’interesse.
Conosco l’obiezione: si costruiscono case. L’alternativa è che il comune di Rimini investa ogni anno una parte del bilancio per acquistare lotti di alberghi chiusi o marginali. Questa proposta va valutata attentamente e sarebbe preferibile, dal mio punto di vista alla prima opzione. Più semplice nella realizzazione, richiede meno tempo ed è più duttile. Anche in questo caso ci vuole una cornice di riferimento unitaria, altrimenti sono solo interventi spot.
Oltre a questo, c’è sola la demagogia che si acquista a chili di questi tempi.
Riqualificazione delle strutture ricettive che rimangono sul mercato.
Sarebbe alquanto strano che un progetto di questa portata non si occupasse degli alberghi che rimangono sul mercato e che vogliono investire. Tre aspetti sono fondamentali:
- Meno burocrazia (va risolto il problema della prima fascia turistica se non è già stato risolto) per i permessi di ampliamento e riqualificazione. Meno burocrazia e più sostanza anche nei controlli
- Banca dei metri quadrati delle superfici acquisite dal Comune derivanti dalla dismissione degli hotel chiusi o marginali da utilizzare negli hotel che vogliono ampliarsi (lotti e superfici da utilizzare)
- Strumento finanziario, da concordare con Regione e possibilmente governo per accompagnare questi investimenti. Inutile dire che senza aiuti economici non si rinnova la filiera alberghiera In questo momento vi sono imprenditori che ci stanno provando ad innovare, in modo serio contando solo con il sistema bancario attuale, garanzie di impresa.
Recepimento delle norme regionali per i condhotel
L’accordo di programma potrebbe essere l’occasione per inserire nelle norme urbanistiche del Comune di Rimini la possibilità di realizzare i condhotel come previsto dalla legge Regionale del 23 aprile 2019, n. 3 (DISCIPLINA PER L’AVVIO E L’ESERCIZIO DEI CONDHOTEL E PER IL RECUPERO DELLE COLONIE.). Non ho mai compreso perché la giunta Gnassi non ha mai recepito questa norma. Certo non risolve i problemi fin qui descritti ma può dare una mano ad incentivare il riuso delle colonie marine.
Colonie Marine
Sulla costa romagnola si contano oltre 200 colonie, quasi tutte inutilizzate o, peggio ancora, messe male nell’impianto edilizio. Il PTPR della Regione Emilia Romagna suddivide le colonie in:
- Di interesse storico-testimoniale di complessivo pregio architettonico (19 strutture sulla costa romagnola)
- Gli edifici delle colonie marine di interesse storico-testimoniale di limitato pregio architettonico (10 dopo l’esclusione della colonia Enel)
Mi fermerei alla salvaguardia di queste strutture in un confronto con la Soprintendenza e un progetto di recupero che possa coinvolgere la stessa comunità Europea. Fantascienza? Possibile. Per le altre colonie può essere valorizzata l’area dal punto di vista ambientale eliminando l’edificio. Un po’ più di verde non fa mai male.
Per governare un processo di questa portata ci vuole un confronto con tutti gli interessi in campo. Imprese, associazioni di categorie ed economiche, mondo del lavoro, associazioni ambientaliste. Un grande patto per un turismo che guarda al futuro.
Potrei fermarmi qui. Qualcuno potrebbe obiettare che il mio ego si è già ampiamente manifestato. Ma rimangono due aspetti che ritengo ugualmente importanti.
Aste commerciali zona mare
In questo accordo di programma vorrei inserire, urbanisticamente, la riqualificazione delle aste commerciali nella zona turistica. La situazione è sotto gli occhi di tutti noi. Alcune proposte sono state fatte nel passato. Si potrebbero riprendere.
La proposta:
- Nelle aste commerciali previste nell’accordo di programma si inseriscono standard di qualità superiori a quelli attuali. Esempio mai più negozi inferiori a 50mq. Mai più pubblici esercizi inferiori ai 70mq. Questi standard potrebbero scattare nel momento in cui vi è un cambio di licenza per un’attività commerciale o pubblico esercizio. Proposta da valutare tecnicamente confrontandosi anche con le categorie economiche.
- Incentivare l’acquisto dei negozi sotto gli hotel da parte degli albergatori per ripristinare le hall degli hotel con affaccio sulla passeggiata con una evidente riqualificazione dell’hotel e della stessa passeggiata
Da ultimo ma non per importanza la riqualificazione dell’arenile. Di questo ne riparleremo prossimamente dopo la proposta di legge del Governo.
Maurizio Melucci