HomePoliticaValmarecchia: “Vallate deserte, riportiamo i servizi, ma il termine ospedale è tabù”

Il Comitato giù le mani dall’Ospedale di Novafeltria: “Non deve essere trasformato in una casa di comunità”


Valmarecchia: “Vallate deserte, riportiamo i servizi, ma il termine ospedale è tabù”


2 Settembre 2024 / Redazione

La politica locale si sta interrogando su come ripopolare la Valmarecchia introducendo nuovi servizi ma il Comitato Giù le mani dall’Ospedale di Novafeltria vorrebbe far capire al presidente della provincia Sadegholvaad e alla consigliera provinciale Alice Parma, che un servizio in questo territorio ci sarebbe già: l’Ospedale di Novafeltria.

“Vallate sempre più deserte riportiamo lì i servizi. In questa tornata elettorale ce lo sentiremo ripetere spesso . E’ il canto delle sirene che i candidati intonano per raccogliere voti – si legge nel comunicato -. L’importante è non usare il termine Ospedale in Valmarecchia, meglio parlare di servizi sanitari, sociosanitari ecc.

Vogliamo cogliere questa ennesima occasione, per ribadire un concetto facile facile, ma che non viene ascoltato. L’ospedale di Novafeltria non deve essere trasformato in una casa di comunità.

Per chi non ha dimestichezza sui termini, cerchiamo di fare chiarezza, prendendo in prestito, dalle pagine della AUSL della Romagna, le seguenti declaratorie partendo dalla premessa che l’AUSL della Romagna dispone di 7 presidi ospedalieri principali per un totale di 13 stabilimenti ospedalieri e 128 case della Comunità:

L‘ospedale principale è una struttura specialistica a cui si ricorre quando vi è la necessità di effettuare cure complesse e intensive nello stato acuto della malattia. E’ un centro ad alto contenuto professionale e tecnologico, organizzato in dipartimenti settoriali, a seconda delle varie branche specialistiche. Lo stabilimento ospedaliero è tutto o parte dell’Ospedale principale.

La Casa della Comunità, è il modello organizzativo per l’assistenza di prossimità per la popolazione di riferimento, luogo fisico e di facile individuazione, gestito dai medici condotti ( MMG) .

Sempre in quelle pagine l’ospedale di Novafeltria apparterrebbe alla categoria degli Stabilimenti ospedalieri (stabilimento ospedaliero del Presidio Ospedaliero di Rimini ) e non come Presidio Ospedaliero in area disagiata (come previsto in atti ). Nel 2021 inizia il progressivo smantellamento con l’eliminazione della struttura semplice di chirurgia.

La conferma è arrivata nel luglio dello scorso anno, l’11 per essere precisi , con la quale il Direttore Generale della AUSL della Romagna dottor Carradori , comunicava che l’Ospedale di Novafeltria era “passato” sotto il governo del direttore del Distretto RN nord .

Sia il sindaco di Rimini che l’ex Sindaca di Santarcangelo parlano di riportare i servizi sanitari (l’uno) e socio sanitari ( l’altra) ma si guardano bene dal sottolineare la necessità di restituire all’Ospedale di Novafeltria lo status previsto al punto 9.2.2 dell’Allegato A) del DM 70 del 2015 , la cui configurazione è l’unica garanzia del mantenimento del servizio e dei livelli occupazionali .

Per essere estremamente chiari, la Valmarecchia che conta 55.000 abitanti su un territorio esteso 371 km in gran parte montano, necessita, oltre che della Casa e all’Ospedale di Comunità, di un Presidio Ospedaliero di base, configurato con una Unità Operativa Semplice di Medicina, una di Chirurgia ed un Pronto Soccorso  – viene sottolineato nel comunicato -. Una struttura che sia in grado di trattare le patologie minori (che come ha ricordato Michele Pascale, rappresentano il 90% dei casi bisognevoli di cure).

Un Ospedale che si aggiunga, in modalità sinergica, a quello di Rimini e Riccione. Questo avremmo voluto sentirci dire, tutto il resto sono chiacchere. Questo è quanto chiederemo ai candidati, supportati anche dall’ennesima raccolta firme che stiamo approntando, durante i 4 lunedì di settembre nella tradizionale Fiera di Pugliano.

I cittadini del comune di Montecopiolo, si sono dichiarati particolarmente interessati ad avere un ospedale vicino e non uno ad oltre 40 km di distanza” – conclude il Comitato.