Home___primopianoValmarecchia, a Uffogliano nasce il comitato per fermare la riapertura della cava

Dopo un incontro con il Comune di Novafeltria raccolte 370 firme contro la ripresa delle escavazioni


Valmarecchia, a Uffogliano nasce il comitato per fermare la riapertura della cava


12 Settembre 2024 / Redazione

Uffogliano è sulla ripida rupe di Monte Ceti – o Lecceti – che incombe sul Marecchia presso Ponte S. Maria Maddalena. Un luogo strategico fin dalla notte dei tempi, tanto che sul monte furono trovati reperti villanovani. Nel medio evo vi sorgeva un castello, che il cardinale Anglico nella sua Descrizione della Romagna nel 1371 descriveva così: “Castrum Uffogliani est super quodam monte et saxo fortissimo, habet Roccham et Turrim fortem, ad cujius custodiam moratur unus castellanus pro Comitibus Paulo et Spinetta de Urbino“, ovvero apparteneva al ramo “perdente” dei Montefeltro, ridotti in miseria nonostante la loro fedeltà alla Chiesa. Fu poi dei Malatesta di Sogliano e di quelli di Rimini.

Ma è un’altra storia. Quella dei nostri giorni ha visto la rupe rocciosa di Uffogliano seguire la sorte di altre consimili in val Marecchia e non solo. Come Pietracuta, Monte San Marco o Ripa Calbana nella valle dell’Uso, Monte Ceti fu letteralmente fatto a fette da una cava per ricavare materiale da costruzione. Attività particolarmente intensa negli anni ’60 del secolo scorso, per poi arrestarsi quasi ovunque.

Resti della rocca di Uffogliano

Ma a Uffogliano, dove fino al 2001 fa operò la cava Costantini, le escavazioni stanno per ricominciare. La natura si era ripresa la ripida rupe, è nato un percorso MTB e la zona è meta di escursioni lungo sentieri di trekking, mentre i pascoli nutrono allevamenti d’eccellenza. Sono in tanti coloro che non vorrebbero vedere il monte di Uffogliano di nuovo sbriciolato pezzo dopo pezzo. E’ nato così il “Comitato stop alla cava” che ha inviato il seguente comunicato.

Il giorno 3 settembre 2024 l’Amministrazione Comunale di Novafeltria ha convocato una riunione pubblica a Ponte Santa Maria Maddalena, per presentare il nuovo progetto di escavazione sul Monte Ceti a Uffogliano nell’area Costantini, da parte della società Ecodemolizioni di Rimini.

L’incontro è stato molto partecipato dalla popolazione, vista l’importanza e la delicatezza dell’argomento cave che ha caratterizzato il territorio negli ultimi 50 anni; nell’occasione la società proponente, accompagnata dall’Amministrazione Comunale nelle persone del Sindaco Stefano Zanchini e degli assessori Fabio Pandolfi e Monia Amadei, ha presentato a grandi linee il progetto attualmente in fase di Valutazione di Impatto Ambientale, e gli Amministratori hanno ricordato le tempistiche previste per formulare eventuali osservazioni entro il 12 settembre, quindi con tempi molto ristretti per studiare il progetto ed elaborare rilievi.

Durante la serata è emersa la forte preoccupazione da parte di tutti i presenti, anche con toni a tratti esasperati, per il rischio di ricadere in situazioni passate di disagi e pericoli per la cittadinanza dovuti alle attività di cava ed al passaggio dei camion nella frazione.

Infatti la zona di cava Costantini non è attiva da oltre 20 anni, e nonostante la mancanza di ripristini ambientali previsti dal progetto si è autonomamente rinverdita e rinaturalizzata; le attività di cava con vibrazioni continue da mine, polveri, rumori e continuo passaggio di camion lungo la strada comunale che attraversa il paese e le case, a raso carreggiata, sono un lontano ricordo che la cittadinanza avrebbe fatto volentieri a meno di riscoprire.

Il panorama sulla valle del Marecchia dalla vetta di Monte Ceti

 

Negli interventi è quindi stato chiesto conto di alcune tematiche, fornendo altresì suggerimenti al Comune di Novafeltria sulla gestione del progetto in sede autorizzativa:

• Per quanto riguarda la viabilità, l’utilizzo della strada comunale Via Uffogliano è assolutamente improponibile; è una strada stretta ed inadeguata, che attraversa l’intero abitato di Ponte Santa Maria Maddalena con le abitazioni a filo della carreggiata stradale. E’ stata utilizzata con i camion per il trasporto dalla cava per decenni fino al 2001, mentre negli ultimi 20 anni è utilizzata esclusivamente per il traffico residenziale, per cui sarebbe una catastrofe il suo riutilizzo per il passaggio dei camion della cava. Occorre individuare una viabilità alternativa, che tra l’altro esiste già, costituita dalla strada di collegamento dell’altro polo estrattivo confinante sempre sul Monte Lecceti; con una semplice bretella di 100 metri si potrebbe far confluire il traffico dei camion in partenza dalla cava verso la SS258 nella stessa strada comunale già utilizzata da tempo dall’altra società, eliminando tutti i disagi ed i pericoli.

• Non risulta chiara dal progetto l’entità del ripristino ambientale da effettuarsi sull’area dismessa: manca lo stato di fatto e di progetto finale, manca la quantificazione degli “adeguati volumi di terreno” per la ricomposizione finale dei luoghi.
E’ previsto l’utilizzo di mc 67.000 di terreno per la ricomposizione ambientale, di cui ben mc 55.000 è stabilito vengano portati dall’esterno con camion che arrivano da altri cantieri. Desta una forte preoccupazione il fatto che il progetto preveda l’ingresso di circa 5000 camion di “terra e rocce da scavo” dall’esterno, e si chiede pertanto di stabilire che per la ricomposizione dei luoghi ed il rimodellamento dei terreni sia utilizzato esclusivamente il materiale in loco.

• Il quantitativo di escavazione previsto di pietra di mc 95.000 è molto ridotto e pone dei dubbi, per la sua limitatezza, sulla opportunità dell’apertura ex-novo di una nuova attività di cava, per i costi economici ed ambientali che comporta; soprattutto se si tiene conto del fatto che a fronte di un quantitativo così basso di materiale escavato, sono previsti per il recupero ambientale ben mc 67.000 di terra, come detto in gran parte provenienti dall’esterno, per un costo relativo al recupero ambientale di circa € 1.250.000,00.

• Nel progetto viene indicata “la rimozione di vecchi manufatti (gru, fondazioni e manufatti del vecchio impianto) a servizio della vecchia attività estrattiva; queste attività sono solo genericamente ricordate e non individuate nel dettaglio, mancando inoltre la valutazione dell’impatto in termini di quantità di rifiuti, polveri e rumori generati per la movimentazione degli stessi.

• Vallo paramassi: non è specificata la quantità del materiale per la sua realizzazione e quanto incida relativamente al numero di mezzi in entrata e uscita dalla cava.

• Sul traffico pesante dei camion previsto, i dati del progetto sono imprecisi, sottostimando il numero dei passaggi a carico e dimenticando del tutto il numero dei passaggi a vuoto, per cui la valutazione di incidenza dei mezzi pesanti sul traffico locale deve essere rivista, per il numero maggiore di oltre il doppio rispetto a quanto prefigurato.

• Non è previsto un progetto di dettaglio sulla messa in sicurezza della parete sottostante la guglia sommitale del monte, che comprenda il dettaglio della metodologia di intervento ed il monitoraggio della guglia stessa sul lato sud-ovest (che insiste sull’abitato di Ponte Santa Maria Maddalena), prima di qualsiasi intervento da realizzare e soprattutto del brillamento delle mine previste.

• Non è prevista alcuna attività di verifica della grossa frana, che parte a valle della vecchia area di cava e subito a monte dell’abitato di Fontetto, frana che ha uno sviluppo di centinaia di metri e termina nel fiume Marecchia; con il riporto di enormi quantitativi a monte (i mc. 55.000 di terra previsti per il ripristino) si temono peggioramenti con forte rischio per le abitazioni a valle.

• Non è previsto un piano di tutela e salvaguardia delle acque sotterranee di falda, in area di protezione, con il rischio di intaccare nella area di coltivazione le falde acquifere stesse, con la loro dispersione.

• Per quello che riguarda la parte dei benefici alla collettività che questa attività di coltivazione di pietra deve generare, non sussiste una quantificazione o perimetrazione dell’area che sarà ceduta, recuperata a fine lavori di ricomposizione ambientale, in proprietà pubblica al Comune; non è altresì prevista quella che sarà la sua destinazione d’uso a favore della collettività, elemento essenziale per poter valutare costi-benefici. L’Amministrazione Comunale, al di la di una generica rassicurazione verbale sugli interventi di manutenzione della strada comunale o del centro civico comunale, non ha saputo fornire indicazioni sulla reale utilità pubblica per la cittadinanza del progetto di escavazione.

Su tutti questi temi che sono stati avanzati durante la serata, i tecnici della Ditta e l’Amministrazione Comunale non hanno saputo dare risposte precise ed esaurienti, facendo aumentare la preoccupazione, vista anche l’imminente scadenza del 12 settembre per poter proporre osservazioni al progetto; nei giorni seguenti con un tam-tam tra i residenti è partita la sottoscrizione di firme, che ha superato il numero di 370 ed è ancora in crescita, per un costituendo Comitato “Stop alla Cava” che ha deciso di depositare in Comune le osservazioni al progetto, nei termini sopra ricordati, con la speranza che il Comune di Novafeltria tenga in maniera decisa conto dei dubbi sollevati.

Uffogliano da Ponte Santa Maria Maddalena