Le mirabolanti avventure dell’architetto bolognese fra Oriente e Occidente nella Mosca del ‘400
16 Settembre 2024 / Paolo Zaghini
Nina Candi:”L’ultimo viaggio. Aristotele Fioravanti alla corte dello Zar (da Bologna a Mosca 1475-1485)”
La Piazza
Nina Candi (pseudonimo di Nina Kandinashvili), russa, è nata a Mosca, laureata in ingegneria informatica si è poi dedicata agli studi storici e artistici, ha lavorato prima presso una grande galleria d’arte e poi nel settore turistico. Da trent’anni ritiene l’Italia, in particolare la Romagna, la sua patria adottiva. Questo suo romanzo è stato edito in Russia nel 2015. La storia raccontata, incentrata sulla figura dell’architetto bolognese Aristotele Fioravanti, consente all’autrice di narrare, attraverso le peripezie e i viaggi dei diversi personaggi del libro, delle città di Romagna, di Bologna, di alcuni personaggi a noi riminesi molto cari come il cardinale Bessarione, il filosofo greco Gemisto Pletone (sepolto in una delle arche esterne del Tempio Malatestiano), Sigismondo Pandolfo Malatesta, Zoe (Sofia) Paleologa nipote dell’ultimo imperatore bizantino Costantino XI Paleologo nonché seconda moglie di Ivan III di Russia.
E’ un romanzo storico incentrato sull’avventuroso viaggio da Bologna a Mosca intrapreso nel 1475 dal famoso architetto bolognese Aristotele Fioravanti, chiamato dallo Zar Ivan III per ricostruire la cattedrale della Dormizione (Assunzione della Vergine), distrutta da un terremoto. Sotto la sua direzione i lavori di costruzione della nuova chiesa, sulla piazza del Cremlino, saranno completati in quattro anni. Mosca ha assunto da poco l’eredità culturale e spirituale di Bisanzio, dopo la conquista da parte dei Turchi, e lo Zar intende trasformarla in città degna del suo ruolo messianico di “Terza Roma”.
Aristotele “osservando Mosca dalla collina Poklonnaja, si stupì quanto fosse poco appariscente: a quel tempo infatti non poteva essere di certo chiamata una città. Dei campi tristi ancora quasi completamente coperti da una neve primaverile porosa e sporca e punteggiati da piccoli villaggi di decrepite casupole di legno tutte uguali. E più in là, ovunque gettasse lo sguardo, boschi dappertutto”.
Furono molti gli architetti italiani che andarono a lavorare in Russia a partire dal XVI secolo. Il bolognese Fioravanti, una delle menti più ingegnose del XV secolo ma pressoché sconosciuto al grande pubblico, fece da apripista. Questi maestri, oltre a cambiare il volto architettonico della città, contribuirono a intrecciare quei legami storico-culturali che si faranno ancora più stretti con il passare dei secoli.
“Nel 1475 A.F. aveva ormai sessantacinque anni: la vita aveva fatto il suo corso e lui non poteva di certo lamentarsi. L’incarico di ingegnere ufficiale della natia Bologna era più che di riguardo”. Allora “perché mettersi in viaggio ‘oltreconfine’ verso un ‘mondo nuovo’ e spaventoso”?
Dopo molte esitazioni Aristotele accetta, motivato soprattutto dalla promessa fatta al cardinale Bessarione, suo protettore, di ritrovare un manoscritto del filosofo Gemisto Pletone finito in uno dei monasteri ortodossi della Moscovia. A fargli da assistente e interprete in questo rocambolesco percorso è il giovane ragazzo Pëtr Krizopolov, che Aristotele ha preso sotto la sua protezione.
Completata la cattedrale, lo zar impedisce tuttavia il ritorno in patria dell’architetto bolognese. Egli intende servirsi delle sue geniali conoscenze in campo ingegneristico-militare per altre finalità di potere. Di Aristotele, tra accuse infamanti, imprese incredibili e viaggi straordinari nel profondo Nord russo, non si avranno più notizie dopo il 1485.
Il racconto è costruito sulle Cronache dell’epoca e si muove agilmente tra vari registri linguistici – dallo slavo antico degli Annali e del diario di Pëtr allo slavo ecclesiastico dei testi religiosi a un russo più moderno.
Alla storia personale di Fioravanti nella narrazione s’intreccia quella di Pëtr Krizopolov, figura che si basa su quella dell’aiutante che accompagnò Aristotele in Russia insieme al figlio Andrea. Pëtr è un orfano che lavora come scrivano in un monastero nei pressi di Mosca: avido di conoscenza, la sua anima è un terreno fertile in cui il giovane cercherà, con grande difficoltà, di far convivere tradizione orientale e innovazione occidentale. A lui l’autrice, fa raccontare le vicende della Russia dei principati e dell’Italia comunale, e del dualismo, tuttora irrisolto, tra Occidente cristiano e Oriente ortodosso.
Nel frattempo Pëtr ha ritrovato dopo lunghe peripezie il manoscritto di Pletone, che poi riuscirà a trasferire in Italia. Cosa farne? Il figlio di Aristotele Andrea e Pëtr “ebbero un’illuminazione. Si ricordarono che Aristotele aveva più volte menzionato che la collezione dei manoscritti di Bessarione era ora custodita a Venezia (…). E’ là, nella Biblioteca di S. Marco che si trova la maggior parte dei manoscritti di Pletone. Manca solo questo, l’ultimo. Vuol dire che il suo posto è laggiù?”.
Alla fine Pëtr restò in Italia, a Bononia, e qui “rimase per sempre”. Impiantò una stamperia divenendo il fondatore della dinastia Crisopulli.
Paolo Zaghini