Il candidato presidente e i lager per anziani in Emilia-Romagna
19 Settembre 2024 / Nando Piccari
L’amico Walter Moretti, che cura a Rimini l’archivio dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea, qualche volta mi ha preso in giro per come il fondo a mio nome sovrabbondi di foto accumulate in decenni di vita pubblica.
E pensare che quando da bambino venivo fotografato, era immancabile l’esortazione di mia mamma: «Ma cos’è quella ciurma? Fa’ un bel sorriso!»; mentre il Signor Armando (l’unico ad avere la macchina fotografica alla Grotta Rossa) mi indicava più garbatamente come farlo: “Dài, prova a dire 33”.
Il medesimo invito cominciò a rivolgermelo anche il conosciutissimo fotografo Soci, quando ancora adolescente mi recavo nel suo laboratorio di Via Cairoli per la foto-tessera che consentiva ai figli dei ferrovieri di viaggiare in treno gratis.
All’epoca l’esortazione a dire 33 proveniva dunque non solo del medico durante la visita, ma era pure quella che il fotografo – professionale od occasionale che fosse – ti rivolgeva prima dello scatto, quand’eri già in posa.
Anche se poi, con l’andar del tempo, a molti è cominciato a sembrare più figo sostituire il vetusto 33 con il più chiacchierino “cheese”, soprattutto a chi sta per essere immortalato in un godurioso selfie. Ma c’è chi ancora oggi gli preferisce il 33.
Anch’io sono fra questi, per cui può accadere che mentre leggo un giornale mi sorga la surreale curiosità di sapere se ci sia stato “il 33” o “il cheese” all’origine del bel sorriso che sto vedendo. Confesso che mi è successo più di una volta, in particolare al cospetto di uno dei tanti sorrisi regalatici da Renata Tosi quando era Sindaca di Riccione (pardon, Sindaco: lei ci teneva al rafforzativo mascolino).
In quegli anni aveva saputo diventare l’indiscussa primatista della nostrana “destra subridens”, suscitando l’impari competizione della ieri Sindaco e oggi Senatore Domenica Spinelli (pure lei al maschile), sulla quale però, visti gli scarni risultati, gravava il dubbio che nel farsi fotografare si limitasse a dire 30 anziché 33, oppure italianizzasse il “cheese” accorciandolo in “cis”.
Ma da qualche settimana non c’è più partita, poiché la stampa locale ci fa dono di una novità fino a ieri inimmaginabile: la foto di una Signora, neo-salita in politica, che al momento di sorridere davanti alla fotocamera riesce a dire sia “cheese” che 33. Ma non in sia pur breve successione, bensì simultaneamente.
Si tratta di Elena Ugolini, l’ex riminese candidata (o forse pure lei vuol chiamarsi candidato?) dalla destra a Presidente della Regione.
Il suo programma elettorale, a dire il vero, sembra più l’assemblaggio di qualche stralcio del Libro Cuore, con il titolo implicito di “Gente allegra il ciel l’aiuta”, in quanto è oramai risaputo che lei non solo sa essere mega-sorridente a tempo pieno, ma il sorriso si sforza di suscitarlo anche in chi la senta concionare di argomenti politico-amministrativi, o legga il resoconto giornalistico di qualche suo intervento.
Però domenica scorsa la sua arringa di un’ora e mezzo (l’ha detto lei) al cameratesco raduno meloniano di Ferrara non è riuscita a far sorridere tutti. Anzi, le hanno addirittura mostrato la faccia scura quei non pochi “Fratelli post(?)-neofascisti” che stanno quasi a mezzadria con Casa Pound e sono costantemente tenuti a bada dalla “Meloni sorella”, per evitare che compromettano la già faticosa “finzione democratica” della sua cara “Gioggia”, esibendosi in troppi saluti romani o intonando “Faccetta Nera” quando incrociano uomini o donne dalla pelle scura.
Non solo Elena Ugolini non è riuscita a farli sorridere, ma senza l’intervento di “Meloni 2”, che li ha fulminati con uno sguardo feroce rivolto alla platea, si sarebbe addirittura ritrovata a fronteggiare una loro sonora contestazione.
Questo perché ad un certo punto se n’era uscita a dire che in Emilia-Romagna «le RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) sono spesso dei lager per gli anziani».
Le cronache riferiscono che quasi tutti hanno applaudito, compresi quelli che l’hanno fatto solo per finta mentre si chiedevano l’un l’altro a mezza bocca: “Ma perché mai avrà voluto fare un così bel complimento a Bonaccini?”
Post Scriptum
Infame, ripugnante, odiosa, repellente. Sono i primi aggettivi che vengono in mente ripensando alla spregevole pagliacciata che si è permesso andasse in scena nel corso della manifestazione dedicata, a Coriano come in tanti altri Comuni, a rievocare lo sfondamento della Linea Gotica, preludio alla cacciata degli invasori nazisti dall’Italia, poi liberatasi di lì a poco di Mussolini e dell’infame dittatura fascista.
In occasione di quel festoso ottantesimo compleanno della democrazia italiana, si è incredibilmente consentita l’insultante presenza di due figuri con indosso la divisa da criminali repubblichini di Salò.
Sarebbe come se il 5 giugno, all’annuale Festa dei Carabinieri, facessero bella mostra di sé due rapinatori usciti di prigione.
Un sindaco “come si deve” li avrebbe immediatamente allontanati, ma Gianluca Ugolini se ne è ben guardato. Chissà, temeva forse che facendolo avrebbe messo in imbarazzo la sua vicesindaca, nelle cui frequentazioni romane non manca certo chi avrebbe fatto volentieri a meno di quello sfondamento della Linea Gotica?
(in aperura: Elena Ugolini col il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana)