Home___primopianoScuola, Petitti: “In 10 anni quintuplicate le segnalazioni per DSA a Rimini”

La candidata PD: “Inclusione diritto essenziale, ma per applicarlo serve confronto tra Governo, Regioni ed enti locali”


Scuola, Petitti: “In 10 anni quintuplicate le segnalazioni per DSA a Rimini”


2 Ottobre 2024 / Redazione

Non c’è dubbio sul fatto che quelli messi nero su bianco dallo studio pubblicato dall’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia Romagna relativi alle segnalazioni di Disturbo Specifico di Apprendimento (più comunemente noto con la sigla DSA) nelle province dell’Emilia-Romagna, sono numeri impressionanti. Lo studio prende in considerazione la decade 2012/2013 – 2022/2023, evidenziano un aumento netto e progressivo in tutta l’Emilia-Romagna, ma con un incremento quasi doppio di Rimini rispetto la media, già elevata, regionale.

Come evidente dalle tabelle sottostanti, le segnalazioni per DSA in provincia di Rimini sono sostanzialmente quintuplicate nell’arco di un decennio (+459%), con un andamento quasi doppio rispetto la media regionale:

Rimini – provincia Emilia-Romagna
2012/2013 696 9.830
2022/2023 3.199 34.931
+ 459% +255%

 

Andamento numero segnalazioni di Disturbo Specifico di Apprendimento e relativo incremento percentuale nelle istituzioni scolastiche emiliano-romagnole

 dall’a.s. 2012/2013 all’a.s. 2022/2023 – Fonte USR Emilia-Romagna

Rimini – provincia Emilia-Romagna
Primarie + 175% +150%
Secondarie I grado +320% +271%
Secondarie II grado +1.222% +655%

Incremento percentuale segnalazioni di Disturbo Specifico di Apprendimento per ordine e grado nelle istituzioni scolastiche emiliano-romagnole dall’a.s. 2012/2013 all’a.s. 2022/2023 – Fonte USR Emilia-Romagna

Si tratta – sottolinea Petitti – di un trend in costante aumento che nella provincia riminese, pur in assenza ancora di dati ufficiali, si stima solo per quest’anno intorno al +9/10%. Se gli aumenti delle segnalazioni accomunano le varie province della regione, diverso è l’impatto  all’interno dei territori, con difficoltà maggiori per i centri più piccoli”.

L’inclusione è un diritto essenziale – continua Petitti – ma per essere tale va sostenuto da adeguati interventi finanziari, che ad oggi mancano o sono strutturati con scarsa efficacia. All’aumento esponenziale delle certificazioni non è seguito un corrispettivo trasferimento economico ai Comuni e alle istituzioni territoriali. Per questo serve da subito un confronto con Regioni ed Enti Locali per eliminare le diseguaglianze territoriali e sostenere gli investimenti economici dei Comuni, in particolare i più piccoli. Il “peso” economico dei servizi di inclusione ricade infatti quasi totalmente sui Comuni, ed è chiara la discriminazione tra il potere di intervento di un Comune capoluogo, o comunque medio/grande, e uno piccolo, ancora di più se di vallata. Tradotto, le possibilità di avere lo stesso servizio rischiano di essere molto diverse tra le famiglie che abitano sulla costa e chi nelle valli del Conca o del Marecchia, questo non è accettabile. Il Governo allora, invece di riempirsi di un federalismo di facciata buono solo per piantare bandierine, incontri subito le Regioni e gli Enti Locali per programmare servizi e dare risposte ai bisogni reali delle persone – conclude la candidata a consigliera regionale -.Starà a noi poi coinvolgere l’altro grande assente da queste partite, l’associazionismo dei famigliari che svolge un lavoro quotidiano fondamentale ma che viene colpevolmente ignorato quando si tratta di programmazione ed organizzazione dei servizi”