Home___primopianoVuoi una mastoplastica additiva? Per fortuna in Italia non ti serve la mutua

Ecco perchè è impossibile demonizzare Michelle Comi per la sua colletta destinata alla chirurgia estetica


Vuoi una mastoplastica additiva? Per fortuna in Italia non ti serve la mutua


13 Ottobre 2024 / Lia Celi

La docuserie su Wanna Marchi proposta da Netflix ha scolpito nella memoria degli spettatori una massima indimenticabile, che ha la perentorietà e l’efficacia delle grandi verità: «I coglioni devono essere inculati». Lo dice la protagonista, in tono seccato, quando si tenta di estorcerle qualche senso di colpa rispetto alle migliaia di turlupinati dal sale magico e dai numeri del lotto del mago do Nascimiento. Al netto dell’umana pietà per gli sprovveduti che hanno consegnato fiduciosi a Wanna i propri risparmi, come si fa a darle completamente torto? E se non si riesce a non riconoscere qualche (cinica) ragione alla Signora dello Scioglipancia, ancora meno si può demonizzare Michelle Comi, l’influencer e starlet di OnlyFans su cui nei giorni scorsi si sono concentrati i livori del web.

Questa bellissima ragazza torinese, ex impiegata passata alla ben più redditizia professione di content creator sul famoso social per guardoni, ha lanciato sulla piattaforma GoFundMe una colletta di auto-beneficienza per finanziarsi un intervento di mastoplastica additiva, ovvero per aumentarsi il seno. Obiettivo dichiarato fin dall’inizio e raggiunto nel giro di ventiquattro ore, grazie al buon cuore dei suoi «sudditi» (così li chiama lei, che si propone come la loro «principessa»), che per lo più non sono nonnetti creduloni come quelli truffati da Wanna Marchi, ma uomini più o meno facoltosi, come l’imprenditore nel campo dell’odontoiatria che le ha elargito tremila euro (un quinto della somma necessaria).

Ma a quanto pare, se Michelle vuole rifarsi il seno dovrà attingere al suo già lauto patrimonio, perché GoFundMe ha annullato la raccolta fondi dopo la tempesta di polemiche scatenata dalla sua iniziativa, in linea peraltro con analoghe uscite acchiappa-follower: affemazioni tipo «se sei bella non hai bisogno di lavorare, trovi sempre un ricco chi ti mantiene» o «meglio una borsa nuova che un figlio, non voglio sformarmi la pancia».

Comprensibile la rabbia di chi non ha nemmeno i soldi per eseguire privatamente esami urgenti senza dover aspettare mesi o anni, o deve veder soffrire una persona cara perché non può permettersi un’operazione troppo costosa. Ma viviamo in un Paese libero, e ognuno con i propri quattrini, pochi o tanti che siano, ha il diritto di fare ciò che gli pare, compreso aiutare una gnocca a diventare ancora più gnocca.

E tutto sommato l’esempio viene dall’alto. Il nostro Stato, che da un lato ha lasciato allungare a dismisura nella sanità pubblica le liste d’attesa per visite specialistiche ed esami clinici, dall’altro con il Superbonus ha pagato a migliaia e migliaia di benestanti le migliorie dei loro immobili, scavando un’allucinante voragine nelle casse statali. Non avendo dovuto scucire un soldo per riqualificare i propri tetti, alcuni benestanti hanno deciso di contribuire alla riqualificazione delle tette di Michelle Comi. Se ci sono dei coglioni che sono rimasti inculati, di certo non sono loro.

Lia Celi