Rimini, 500 hotel chiusi: “c’è un problema di degrado”
18 Ottobre 2024 / Redazione
“È piacevole ascoltare qualcuno della politica che si discosta dal coro e parla del problema degli alberghi chiusi o marginali. Attualmente, ci sono circa 500 alberghi in questa situazione, ma il numero potrebbe aumentare se non si interviene in modo urgente e drastico.” Lo afferma il responsabile provinciale di Conflavoro, Corrado Della Vista, che si riferisce all’intervento di ieri
della presidente dell’assemblea regionale e candidata Pd Emma Petitti.
“Certo, queste 500 strutture non hanno chiuso oggi, ma è da circa 20 anni che questo fenomeno è in atto. Mi sorprende che solo ora ci si accorga di questo problema, e che nessuno, nemmeno chi avrebbe dovuto difendere la categoria, abbia avanzato proposte per evitare che la situazione degenerasse.
C’era bisogno di una terapia, ma non è stata proposta una cura adeguata, bensì solo soluzioni tampone. È vero che i fondi pubblici della Regione possono essere un aiuto, ma non sono sufficienti, nemmeno se quintuplicati rispetto agli anni precedenti.
Abbiamo lo stesso numero di alberghi di Roma, ma è impensabile che, di fronte a una domanda bassa, soprattutto nel settore balneare, possiamo ancora presentarci al mercato con certe strutture.
Stranamente, mancano le strutture adeguate al turismo invernale, come fiere ed eventi, dove il cliente ha un potere di spesa elevato e le aziende partecipanti alle fiere hanno bisogno di inviare i propri clienti in alberghi adeguati.
Purtroppo, per alcune strutture alberghiere oltre le 500 chiuse, non c’è possibilità di un ritorno sul mercato. Oggi sono antieconomiche e nessun privato si sognerebbe di investire se non si crea uno strumento urbanistico che consenta uno stravolgimento della caratteristica ormai obsoleta riminese. Le strutture con 20/30/40 camere sono antieconomiche se non a conduzione familiare, ormai mosche bianche. I costi fissi di un piccolo albergo sono gli stessi di un albergo con 200 camere, cambia poco.
Se nessun marchio approda in Riviera ci sarà un motivo e per attrarre investitori bisogna fargli capire che qualcosa sta cambiando.
Ad esempio, vedrei nelle colonie degli Student Hotel o sedi Universitarie, ma quello che blocca qualsiasi investitore è sapere che per fare ciò bisogna chiedere 10 permessi tra cui sovrintendenza e belle arti.
Per gli hotel proporre più soluzioni, accorpamenti, condhotel, applicare un principio di perequazione per liberare spazi e trasferire cubature in zone edificabili sopra alla ferrovia.
Lasciare spazi al comune per poterci creare dei parcheggi diffusi su tutto il territorio, creare piscine e centri spa in comune con altri hotel adiacenti, piccole aree giochi e palestre tra gli hotel, servizi ristorativi ecc.
Diciamoci la verità la caratteristica delle strutture in Riviera è che sono incastrati e incastonati uno attaccato all’altra in strade chiuse che si farebbe fatica anche solo arrivarci in auto è impensabile una ristrutturazione e la soluzione sarebbe acquisire o incentivare la proprietà a rilasciare il lotto dando loro la possibilità di costruire altro con minor cubatura in altre zone non turistiche.
Per destagionalizzare oltre a fiere ed eventi è importante investire e destinare anche risorse pubbliche per nuove rotte, sicuramente più presenze vuol dire più tassa di soggiorno più gente che spende più attività che lavorano come anche valorizzare il polo Termale unico in Italia per le caratteristiche dell’acqua e dei fanghi ma soprattutto strategico posizionato sulla spiaggia e a 5 minuti dall’aeroporto e dai caselli autostradali.”