Quattro secoli a lavorare sotto terra nel cuore della Valmarecchia
21 Ottobre 2024 / Paolo Zaghini
Marco Battistelli: “Storia della miniera di Perticara. Quattrocento anni di estrazione dello zolfo all’ombra del Monte Aquilone e in alta Valmarecchia (1564-1964)” A cura di Federica Giovannini – Il Ponte
Purtroppo non so chi sia Marco Battistelli. E questo libro non me lo dice. Danno per scontato, sia il Sindaco di Sant’Agata Feltria Goffredo Polidori che il Presidente del Parco Museo Minerario Carlo Evangelisti, nei loro interventi iniziali che tutti lo conoscano. Polidori dice “uno dei maggiori studiosi del Montefeltro e della sua storia mineraria”. Possiamo da ciò dedurre che è morto (quando?), che cosa faceva (insegnante, docente universitario?) di cosa (geologia, storia?). Insomma ci avviciniamo a questo testo con molte domande in testa, ma risposte poche. Ed in rete non troviamo notizia su di lui, tranne un piccolo articolo su Il Resto del Carlino del 10 febbraio 2023 da cui apprendiamo che “all’età di 65 anni una grave malattia lo strappò agli amati studi”. E che a seguito di ciò la moglie Silvana Rastelli “ha consegnato le casse contenenti libri, annotazioni, ricerche e carte, oltre a minerali e fossili di cui possedeva un’ingente collezione” al Comune di Sant’Agata Feltria. Il tutto è stato depositato a Palazzo Fregoso e nella biblioteca comunale.
Par di capire che il libro sia un omaggio alla memoria di Battistelli da parte del Comune di Sant’Agata Feltria, grato per la donazione fatta.
Aggiunge però, nel suo intervento, Evangelisti, parlando della donazione fatta che “un’azione di recupero catalogazione e valorizzazione fosse opportuna nonché necessaria. Questa iniziativa ben si sposava con il progetto che il Parco con l’Istituto Centrale per gli Archivi (Ministero della Cultura) e con le regioni Marche ed Emilia-Romagna vuole realizzare per costituire una unica banca dati informatizzata e multimediale in cui far convergere i 16 fondi archivistici, ad oggi individuati, attinenti le miniere di zolfo del giacimento solfifero-gessoso marchigiano-romagnolo”.
E così la pubblicazione del volume prende respiro, inserito all’interno di un progetto importante che il Parco Museo Minerario persegue da anni. Del resto stiamo parlando del secondo polo minerario italiano, dopo quello siciliano, di produzione di zolfo. Le cui vicende storiche ormai sono ampiamente ricostruite in tanti volumi usciti negli ultimi decenni. Fra tutti questi vorrei ricordare il volume di Antonio Bartolini “Perticara nel Montefeltro : un monte, una miniera, un paese” (Gattei, 1974) e quello di Ido Rinaldi “Perticara, la miniera di zolfo, la sua gente” (Pazzini, 1988) a cui andrebbero aggiunti quelli editi nell’ultimo decennio dalla Società di Studi Storici per il Montefeltro in collaborazione con il Parco Museo Minerario.
Il volume contiene una serie di articoli di Battistelli, in parte inediti ed in parte pubblicati (il terzo capitolo “Le miniere di zolfo nel santagatese” uscì sul n. 3 del 1975 di “Studi Montefeltrani”, la rivista della Società di Studi Storici per il Montefeltro).
I primi due capitoli sono dedicati, il primo, a “L’attività estrattiva a Perticara”, articolo inedito scritto all’inizio degli anni Novanta, dedicato alle vicende della miniera di Perticara dalle sue origini nel Cinquecento fino alla chiusura nel 1964, con una ricca appendice di documenti; il secondo, “L’incendio e il processo”, raccoglie la trascrizione, realizzata da Evangelisti, del processo penale relativo al terribile incendio del 1854 che portò alla morte di 13 minatori.
In quattro secoli di storia le vicende minerarie dell’area di Perticara possono essere paragonate ad un’altalena: a periodi di crescente richiesta di zolfo, per i motivi più vari (nel periodo napoleonico per la forte richiesta di polvere da sparo, in diversi decenni del Novecento per la crescita delle industrie chimiche), si alternavano periodi di crisi per la mancanza di richiesta o per la concorrenza spietata dei produttori siciliani o esteri.
Bella la descrizione dei traffici del minerale solforoso a metà Settecento: “Negli anni di mezzo del Settecento il prodotto romagnolo e montefeltrano è acquistato da incettatori romagnoli e da questi esitato con notevole profitto. Una quota considerevole parte per il Levante, l’Olanda e l’Inghilterra dal porto di Ancona (raggiunto con trasporti su tartane), non poco è spedito in Lombardia ed a Trieste ad uso degli arsenali imperiali, mercanti inglesi ne prelevano discrete quantità a Cesenatico con legni che gettano le ancore al largo di quel porto. Solo una piccola parte si vende invece all’interno dello Stato ecclesiastico ed ancor meno prende la via della Toscana con trasporti che si effettuano ancora a dorso di mulo”.
Fra le appendici di questo primo capitolo i racconti raccolti da Battistelli nel luglio 1992 fra i minatori e le loro famiglie. Racconti spesso drammatici come questo: “Mi sono ferito per il crollo ed ho vissuto tutto il tormento di aspettarmi nuovi crolli che mi avrebbero ucciso. Poi sono arrivati i soccorsi e mi sono salvato”.
Il secondo capitolo è la trascrizione, a cura di Carlo Evangelisti, del processo penale dell’incendio avvenuto nei sotterranei della miniera zolfifera di Perticara nella notte del 4 agosto 1854, con la morte di 13 operai ed il salvataggio di altri 17 “estratti dal pozzo colla macchina a vapore”. La documentazione è stata rinvenuta presso l’Archivio di Stato di Pesaro, sezione di Urbino. Negli atti l’agente della miniera zolfurea di Perticara sig. Pietro Pirazzoli scarica ogni responsabilità sugli operai: “Poco prima della mezza notte, forse per inavvertenza di qualche operaio che avrà dimenticato o perduto un lume, si è sviluppato un incendio sulla strada sotterranea che conduce nelle cave di Perticara …”. Non ci viene detto l’esito del processo, anche se lo possiamo immaginare.
Paolo Zaghini