Dal 1° Novembre erano tre giri di Rosario, 150 Ave Marie, 50 Pater e 50 Requiem. Partiva così il più triste mese dell’anno.
Tutte le sere, in casa ia, la mamma sparecchiava e la nonna intonava. Mi sembra di ricordare anche il Salve Regina alle litanie, ma non ho la memoria e soprattutto la penna della Grazia Nardi. Poi Lei è di famiglia comunista e se ne fregava del Rosario. Sognava il Paradiso Sovietico, nonostante Budapest e Praga.
Ma torniamo a Novembre, la nebbia agli irti colli, il freddo, l’olio novello che sapeva un po’ di rancido, così durava di più, in casa non mancava certo il pane, sono nato nel forno, e i frati, le suore, i preti hanno riempito la nostra piccola storia. Ma babbo, diceva che in Paradiso avevamo il posto prenotato. Spiremma…La fede é una grande consolatrice. Certamente abbiamo perso la dimensione sacra della morte e la ritualità del funerale, dimenticando che nel Camposanto ci sono le radici della nostra comunità.
Quando vado in Paese per me è una tappa obbligata, ma mai il 2 Novembre, dove, come dice Guccini, si festeggiano i Morti. In dialetto, che è la mia lingua preferita, chiedo aiuto al mio allievo Davide Pioggia, che di gran lunga ha superato il Maestro, il cimitero è il “Campsent” il Campo Santo, e noi rurali i campi li conosciamo bene…
Rurali sempre,
Enrico Santini