HomeCronacaIndagati per violenza su turista a Cattolica e scarcerati, sulla donna il loro dna

Due lavoratori stagionali avevano sostenuto di aver solo soccorso una 30enne in stato confusionale


Indagati per violenza su turista a Cattolica e scarcerati, sulla donna il loro dna


19 Dicembre 2024 / Redazione

A cinque mesi dalla presunta violenza sessuale ai danni di una turista svizzera di 30 anni in vacanza a Cattolica, emergono nuovi dettagli. Secondo quanto rivelato dalle analisi, il Dna dei due indagati è stato rinvenuto sui tamponi vaginali prelevati all’epoca dalla vittima.

La vicenda, avvenuta lo scorso 15 luglio, aveva portato all’arresto di due uomini, un pizzaiolo egiziano di 59 anni e un cameriere italiano di Frosinone di 49 anni, entrambi lavoratori stagionali. Tuttavia, il gip di Rimini, Raffaella Ceccarelli, aveva disposto la scarcerazione degli indagati, rilevando una mancanza di elementi indiziari sufficientemente gravi per giustificare la detenzione preventiva.

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, la turista svizzera, che si trovava in vacanza con il fidanzato, era stata soccorsa dai due uomini mentre vagava per strada in stato confusionale, presumibilmente a causa dell’abuso di alcol e droga. Gli indagati avevano raccontato di averla condotta nella stanza d’albergo del pizzaiolo egiziano per aiutarla, mettendola sotto la doccia per farla riprendere, mentre attendevano l’arrivo dei soccorsi.

La versione fornita dagli indagati, assistiti dagli avvocati Alessandro Coppa e Maria Rivieccio, sottolineava come la donna fosse in condizioni critiche, con bava alla bocca e incapace di reggersi in piedi. Inoltre, avevano chiamato il 118 per richiedere assistenza medica.

L’accusa, tuttavia, sostiene che, approfittando dello stato di semi-incoscienza della donna, i due uomini l’avrebbero palpeggiata e costretta a subire atti sessuali. La vittima, che non ricorda nulla di quanto accaduto, aveva denunciato la presunta violenza una volta ripresasi.

Il gip aveva ritenuto poco plausibile che i due uomini, incensurati e fino a quel momento estranei l’uno all’altro, avessero avuto il tempo materiale per compiere abusi sessuali in soli cinque minuti, come indicato dall’accusa.

Tuttavia, le indagini coordinate dalla sostituta procuratrice Annadomenica Gallucci sono proseguite, portando ora al ritrovamento del Dna degli indagati sui tamponi prelevati dalla vittima. Nuovi elementi probatori che ora rendono altamente probabile la richiesta di rinvio a giudizio per i due uomini.