Home___primopianoA Napoli pizzeria chiusa da Asl per «percezione olfattiva molesta»

Il provvedimento su richiesta dei cittadini, a quando la rivolta contro l'odore di piada e cassoni?


A Napoli pizzeria chiusa da Asl per «percezione olfattiva molesta»


12 Gennaio 2025 / Lia Celi

Nella mia personale classifica delle fragranze più irresistibili, quella della pizza calda occupa il gradino più alto del podio, superando l’aroma delle brioches appena sfornate e il profumo dei tigli in fiore, percepibile solo per una manciata di giorni, tra la fine di maggio e i primi di giugno. A conquistare all’odore di pizza la medaglia d’oro, una proprietà particolare, unica e potenzialmente pericolosa per la salute e la linea: ti fa venire all’istante voglia di pizza, anche se ti sei appena alzato da un pantagruelico banchetto di nozze e credi di non poter mandare giù neanche una briciola per almeno una settimana.

Si crea, per così dire, una dissonanza fra stomaco e cervello: il primo sta per scoppiare, il secondo dice che c’è laggiù ancora posto per una bella margherita. Se poi lo stomaco non è tanto piano, il cervello trasforma il moderato appetito in una smodata brama di quattro stagioni extra-large con doppia mozzarella. Insomma, che esca da una pizzeria o da un forno casalingo, che ti investa al mattino, al pomeriggio o alla sera, la combinazione tra gli effluvi della pasta lievitata, della pommarola e della mozzarella fusa, impreziosita dall’origano, è una specie di lazo invisibile che ti acchiappa per le narici, e devi fare appello a tutta la tua forza di volontà per non cedere, o non eccedere.

Per questo, alla notizia che a Portici una pizzeria ha dovuto chiudere temporaneamente i battenti per ordine dell’Asl a causa delle proteste dei vicini per la «puzza di pizza», insieme alla solidarietà per i proprietari della pizzeria, ho provato un filo di comprensione anche per i vicini. Un poderoso e persistente odore di pizza, se a distanza ravvicinata, tutti i giorni per molte ore al giorno, può effettivamente diventare una «percezione olfattiva molesta», come si legge nel provvedimento emanato dall’Asl: ogni cosa, commestibile o no, finisce per sapere di pizza, perfino il dentifricio.

Di solito il fastidio insorge con emanazioni più esotiche e speziate, estranee alla nostra cucina: un classico sono le lamentele contro i vicini indiani o cinesi, accusati di infliggere a tutti i condomini fumigazioni al curry o allo zenzero, o le proteste contro l’odore di fritto H24 proveniente da certi fast food. Ma Portici è in provincia di Napoli, ed è questo a rendere sorprendente e paradossale il caso della «puzza di pizza»: a sollevarlo non è sono stato un comitato di oriundi scandinavi o giapponesi, ma dei napoletani, che del loro piatto più famoso e simbolico vanno giustamente orgogliosi.

Si è stupito anche il sindaco della cittadina, che ha preso le difese dei pizzaioli e cercherà di trovare una soluzione. Magari uno scambio cultural-gastronomico con Rimini: noi ci accolliamo i pizzaioli (in città non ci bastano mai), e in cambio inviamo a Portici un paio di sfogline esperte in piade e cassoni, che deliziano il gusto senza strapazzare l’olfatto.

Lia Celi


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